Nel cantiere di Villa Mylius a Varese, dove si lavora all’università della cucina
Un sopralluogo per comune, fondazione Marchesi e ex proprietà, tra progetti e ricordi. Parlano Roberto Babini, l’ultimo proprietario, e Enrico Dandolo della Fondazione Marchesi
Villa Mylius è ormai ufficialmente un cantiere: e per fare le prime verifiche Comune di Varese, Fondazione Marchesi ed ex proprietà si sono dati appuntamento nella mattina del 19 marzo, per un sopralluogo importante tra ricordi e obiettivi documentato sulla pagina del comune di Varese.
«Erano 15 anni che non ci mettevo più piede, certamente un momento di emozione l’ho avuto – dice con la voce leggermente incrinata dall’emozione Roberto Babini, uno degli ultimi proprietari, cresciuto nella villa che fino a qualche anno fa era una casa privata – Tra l’altro la villa è un po’ disastrata dai lavori di demolizione, e non è certo quella che ricordo io. Ma è quello che si doveva fare e ora sono soddisfatto del fatto che finalmente i lavori abbiano preso l’avvio. Speriamo di vederla finita nei tempi previsti. Quello che importa è che è rispettato lo scopo per cui avevamo fatto la donazione: un utilizzo culturale, espositivo, arrivato attraverso l’opportunità della scuola di cucina. Era quello che desideravamo».
Dopo dieci anni, tempo in cui si è messa anche in dubbio la fattibilità dell’impresa, i caschetti gialli di chi visita il cantiere dimostrano che quello di cui si parlava – e che è stato solennemente firmato dall’amministrazione precedente davanti al maestro della cucina italiana nel mondo, poi scomparso nel 2017 – era un progetto destinato a realizzarsi.
«Il progetto che aveva Gualtiero Marchesi su questa villa e che ha messo per iscritto nei dettagli piu di dieci anni fa, quando è stata costituita la Fondazione Marchesi era un progetto di alta formazione per i cuochi: dai più giovani a quelli che hanno già una certa esperienza, ma dedicato anche alla formazione internazionale sull’alta cucina italiana, destinata ai cuochi da tutto il mondo – spiega Enrico Dandolo, CEO della fondazione Marchesi – Ma quella che si sta ristrutturando non sarà solo scuola di formazione: il piano terra sarà visitabile liberamente, con una mostra su Marchesi e la cucina italiana nel mondo. Inoltre, faremo vivere la villa inoltre con eventi legati all’enogastronomia. Non mancherà neanche la presenza dell’arte e della musica, che Marchesi apprezzava particolarmente e legava strettamente alla cucina. E’ molto importante anche il protocollo che stiamo concordando con l’Università dell’Insubria: uno degli obiettivi a cui Marchesi teneva moltissimo era che potesse nascere un corso universitario di scienze culinario, noi contiamo che villa Mylius possa ospitare il primo corso del genere in italia».
I lavori sono nella fase iniziale: «Si tratta di una fase estremamente delicata, dove si vede in concreto la consistenza degli interventi da fare – Spiega l’assessore Andrea Civati – In ogni caso, i lavori saranno estremamente conservativi e attenti alla storia dell’edificio e alla grandissima qualità che questa villa storica manifesta. Anche la fondazione Marchesi è assolutamente allineata nella volontà di conservarne l’integrità, restituendo alla città un bene culturale unico come questa villa e il suo parco».
Un bene che può aprire per la città prospettive nuove, cui non aveva pensato prima: «Questa è un’importante occasione che ha Varese per aprirsi a nuove prospettive – sottolinea il sindaco Davide Galimberti – La città avrà la possibilità di accogliere per settimane persone in arrivo da tutto il mondo. Siamo felici per la bella sinergia che si è creata tra Comune, regione Lombardia, Fondazione Marchesi che ha reso possibile tutto questo».
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