La “foto di famiglia” nell’ultimo giorno della fonderia San Mauro
Nata nel 1969, ha operato per oltre mezzo secolo, in un cortile appena ai margini della parte vecchia del paese. Lo scatto dell'ultimo giorno insieme racconta una storia di duro lavoro, orgoglio e legami
Partiamo dall’ultimo giorno, l’ultimo giorno di fuoco e alluminio da colare, l’ultimo dopo 52 anni di storia. Titolari e operai della fonderia San Mauro si sono ritrovati in cortile, per un ultimo atto insieme: uno scatto che sembra una foto di famiglia. Con molta emozione, per tutti.
La fonderia sta ai margini del centro di Lonate Pozzolo, un cortile rettangolare, di fianco ha le ultime cascine tradizionali con gli archi in mattoni, di fronte un grande condominio sorto in anni ben più recenti.
Quando inizia questa storia era – come si dice – tutta campagna, anche se poco distante dal massiccio campanile della parrocchiale. «Nostro nonno Antonio aveva già iniziato con altri soci, poi dal 1969 è diventata un’azienda tutta familiare, sono entrati i nostri papà Franco e Ambrogio» raccontano i titolari, fratelli e cugini Arbini che hanno portato avanti la San Mauro per 52 anni.
In quel cortile per cinque decenni hanno fatto fusioni in alluminio, «tutto manuale». Lavoro duro, carico di esperienza, una garanzia anche per i clienti. E anche adesso, mentre si smontano le macchine, dopo che i forni sono stati spenti, titolari e operai mostrano insieme con orgoglio le scaffalature delle conchiglie e degli stampi, le tazze per colare il materiale, i crogioli ormai vuoti e freddi ma fino a pochi giorni fa attivi.
Mercoledì, alla vigilia dello spegnimento dei forni, si sono ritrovati tutti per l’ultima volta, hanno scattato quella foto che ci ha incuriositi e ci ha portato a raccontare questa storia. C’erano i titolari cresciuti di fianco alla fabbrica («Ho vissuto qui dal primo giorno in cui mi hanno portato a casa dall’ospedale»), c’è il fonditore che ha lavorato qui decenni iniziando da ragazzino, la segretaria che ci lavora da 23 anni, gli operai senegalesi che sono entrati qui negli anni Novanta, «quando non si trovava già più manodopera, perché c’era già il richiamo di Malpensa, un lavoro meno faticoso».
I più hanno già un lavoro nuovo ad attenderli, qualcun altro va in pensione subito, qualcun altro ancora sarà “traghettato” dalla mobilità verso il meritato riposo.
L’ultimo giorno è stato un momento cordiale, sorridente, nonostante la fine: anche questo è un motivo d’orgoglio, quello di un posto di lavoro vissuto insieme, indipendentemente dalla posizione – titolari e operai – e dalle diverse provenienze. Uniti dalla fatica e anche dall’orgoglio di far bene le cose.
La fonderia San Mauro chiude perché ha fatto il suo tempo, il suo «ciclo naturale». «Siamo ormai circondati dalle case, per passare ai robot avremmo dovuto investire su un nuovo capannone, qui non si poteva andare avanti. E avrebbe cambiato molto anche la natura del lavoro, meno umano».
Se la convivenza tra la fabbrica storica e le case non è stata facile (qui come altrove), tra i vicini qualcuno ha salutato operai e titolari con un po’ di magone, al pensiero di non sentire più – affacciandosi alla finestra in questi giorni di primavera – il suono della radio in officina, il clangore degli attrezzi, le voci di chi lavorava. «Ringraziamo tutti i vicini, per la grande pazienza con cui hanno sopportato anche il rumore negli anni».
È una storia, questa, tra tante storie.
A inizio anni Novanta c’erano tredici fonderie, a Lonate Pozzolo, pochi anni fa erano dimezzate, la globalizzazione galoppante le ha ridotte ormai solo a quattro (in alluminio).
Alla San Mauro si chiude un’altra una storia, si chiude con una foto di famiglia. A colori, ma da aggiungere a quelle in bianco e nero che campeggiano qua e là nel piccolo ufficio, ricordo delle generazioni passate nel cortile, tra crogioli, tazze ed alluminio liquefatto.
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… gran bella storia industriale
… omaggi alla capacità di intraprendere, relazionarsi con il territorio, evolvere e, infine, comprendere che tutto è ciclico, anche un’impresa così interessante