Chiara Guzzo interviene sul tema della sicurezza sul lavoro: “Christian e gli altri sacrificati per la produttività”
La candidata appoggiata da comunisti e antifascisti bustocchi riflette sulle condizioni dei lavoratori nelle fabbriche e nei cantieri, dopo la morte dell'operaio della Bandera, avvenuta in seguito ad un incidente mercoledì scorso
La candidata sindaco della lista “Sinistra Chiara per Busto” Chiara Guzzo interviene a due giorni dal tragico incidente sul lavoro in cui ha perso la vita un lavoratore della Bandera, per riaccendere un riflettore sulla questione nazionale della sicurezza sui luoghi di lavoro: «Maggio 2021 e morire sul posto di lavoro, anche a Busto Arsizio e a farne le spese è un lavoratore di 49 anni , Cristian Martinelli, padre di due bambine di 7 e 8 anni , schiacciato da una grossa fresa industriale. Nonostante le solite retoriche promesse dei diversi governi a vario titolo, date in pasto all’opinione pubblica, si continua a morire di lavoro. Qualche giorno fa a Prato un’altra operaia, Luana D’Orazio, è stata schiacciata da un telaio meccanico, aveva 22 anni ed era madre di un bambino di 5 anni, anche per questo caso non ha funzionato alcun sistema di sicurezza ed è accaduto ieri che Maurizio Gritti di 46 anni, padre e marito, è morto in un cantiere nella bergamasca».
Secondo Chiara Guzzo «le morti, come quelle di Luana e di Cristian, o dei tanti lavoratori delle ditte subappaltatrici, potevano essere evitate in quanto esistono le norme e i dispositivi di sicurezza per impedire gli incidenti sul lavoro. Se Luana o Cristian o Maurizio oppure Alì finiscono negli ingranaggi o cadono dai ponteggi, o si feriscono o vengono accecati o soffocati da esalazioni e fumi tossici… vuol dire che quelle norme e quei dispositivi non erano in funzione, per mancata manutenzione o per ritmi e organizzazione del lavoro incompatibili con la sicurezza».
Per la candidata della sinistra bustocca «non si scappa, se i macchinari e il lavoro sono sicuri: un operaio neppure volontariamente potrebbe farsi male, se invece questo accade vuol dire che la tutela della sua salute e della sua vita non è prevista o, come sempre, nessuno vuole assumersi la responsabiità di quello che dovrebbero essere fatto, non in nome del profitto , ma della salute di chi lavora e produce».
La candidata fa notare come in questa pandemia sia emersa «anche questa fragilità, senza alcun sistema di protezione nel luogo di lavoro e senza alcuna protezione contrattuale, costretti ad orari e mansioni in più per coprire il sottodimensionamento, e tutti e tutte sottoposti al ricatto occupazionale ed esposti a rischio incidenti. Nelle fabbriche, nei cantieri, nei campi, nelle strade, la strage nell’ultimo anno si è inasprita perchè ha interessato in modo tragico e cruento anche i lavoratori della sanità».
I controlli nei luoghi di lavoro non avvengono, per le norme eluse ma anche perchè il personale per le ispezioni nei luoghi di lavoro «è stato vergognosamente tagliato dai diversi governi dell’ultimo ventennio». Secondo Chiara Guzzo il rispetto delle norme salta «per non danneggiare la produzione e chi denuncia il rischio della vita, o semplicemente le criticità sui posti di lavoro, viene allontano, sospeso licenziato, come all’Ex ILVA».
Ne fa una questione che va affrontata alla base a partire dal caposaldo dell’articolo 1 della nostra Costituzione: «Al lavoro sono state tolte quelle garanzie costituzionali ancora formalmente proclamate e che servono alle persone per difendersi. L’abolizione dell’articolo 18 è stato un crimine contro la salute e la vita di chi lavora. Hai un lavoro? Sì? E vuoi anche i diritti? O mangi la minestra o salti dalla finestra. Ed è un salto nel vuoto e verso le tante morti».
Il mondo del lavoro, tutto votato alla sola impresa, sta facendo passi da gigante «ma per tornare Indietro di due secoli – aggiunge -. Al tempo della fabbrica 4.0 completamente automatizzata e robotizzata, gli uomini e le donne in carne ed ossa che lì vi lavorano non sono né macchine né “virtuali”».
Questa involuzione del “lavoro” da diritto-dovere per il singolo e come contributo al bene comune a condizione prossima «è arrivata al becero sfruttamento che si è prodotto in un tempo lungo più di 20 anni: la forza contrattuale del sindacato è ormai pari a zero o quasi. L’imperativo categorico è il Pil, e per Draghi il problema principale è la produttività del lavoro e così non un centesimo del miliardario PNRR è dedicato alla sicurezza delle fabbriche, così come una inezia destinata alla sanità, proprio in questo anno. Senza poi considerare l’attacco alla scuola sempre più “smart” e piegata alle logiche di formazione per azienda e produzione, il gioco del profitto è fatto, e la nostra democrazia pure. Fatta e finita».
Chiara Guzzo conclude con una citazione: «Se, come diceva un film “la classe operaia va in Paradiso”, ciò allevia poco il dolore delle persone vicine alle vittime né salva dalle responsabilità di un intero sistema. Che si renda giustizia alla loro morte restituendo al lavoro la centralità che la nostra Costituzione detta e la dignità che spetta ad ogni uomo e donna che per i propri cari e per la società si impegna dentro al diritto-dovere chiamato lavoro».
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