“Il Covid ha bloccato la chirurgia oncologica. Gli effetti? Si vedranno tra 5 anni”

Sei medici hanno risposto all'invito della Lilt per la giornata di prevenzione Valbossa in rosa. Tra loro anche l'ex primario di oncologia Pinotti e la senologa Marelli

visite senologiche

Novanta donne, visitate da 6 medici che volontariamente si sono messi a disposizione per un’iniziativa di prevenzione del tumore al seno. La giornata “Valbossa in rosa” torna ad accendere un faro sul tema della prevenzione.

In un anno così complicato, dove l’attenzione alla cura di sé è spesso stata messa in secondo piano, l’iniziativa resa possibile dalla Lilt ha un significato che va ben oltre la mattinata spesa negli ambulatori. Uno sforzo che i dottori Maura Bottini , Aldo Battaini, Daniele Bernasconi, Marina Marelli, Graziella Pinotti e Fabrizio Zanni hanno fortemente voluto per mandare anche un piccolo segnale di speranza sulla via di una nuova normalità.

« Ho partecipato molto volentieri nonostante il mio impegno nella campagna vaccinale – commenta la dottoressa Marina Marelli, fino a poco tempo fa chirurgo senologo all’ospedale di Varese –  Io credo geneticamente nel valore della prevenzione. Pur consapevole dei limiti della visita senologica rispetto a un’indagine diagnostica, ritengo che incontrare le donne, confrontarsi e dare indicazioni di percorsi e di controlli abbia un valore enorme. Fortunatamente, non ho riscontrato nulla di preoccupante tra le pazienti visitate, ma è stato un importante anche perchè veniamo da un anno difficile e questo evento ha acceso una luce in fondo al tunnel. Prima del 2020, giornate della prevenzione come quella di sabato scorso erano tantissime. Poi il 2020 ha fermato tutto. Ora si vuole ripartire. Purtroppo il personale medico è ancora molto oberato di lavoro, ma essere presente sabato mattina era importante anche come messaggio alle donne che non devono mai smettere di prestare attenzione al proprio corpo, un discorso di educazione alla salute che può fare la differenza in un contesto così complesso e difficile. La pandemia ha peggiorato una situazione che, di per sé, non è mai stata semplice con le liste d’attesa lunghe che non hanno fatto che allungarsi e le sale chirurgiche a mezzo servizio. Per questo è stato imporante esserci sabato mattina: è un primo segnale con la speranza che l’ottobre rosa si svolga nel modo tradizionale».

Tra le partecipanti alla mattinata della prevenzione di Valbossa anche la dottoressa Graziella Pinotti, anche lei da un anno in pensione dopo aver ricoperto il ruolo di responsabile del Dipartimento oncologico alla Sette Laghi e ancora vice presidente del Collegio Italiano dei Primari Oncologi Medici Ospedalieri:  « Lo scorso anno, l’attività di screening ha subito uno stop forzato, in tutt’Italia. Nel 2021  è ripresa con tutti i limiti legati alle norme sul distanziamento. Si sta recuperando parzialmente anche il pregresso ma diciamo che manca circa un terzo dell’attività che si svolgeva pre Covid. Il problema principale non si trova tanto nei follow up o nelle terapie che, bene o male, sono state portate avanti, ma nelle sale chirurgiche. Una situazione che si ritrova in tutta Italia: tra il blocco totale della prima ondata e poi il coinvolgimento massiccio di anestesisti e infermieri, le sale chirurgiche erano vuote. Oggi, si vedono tumori di dimensioni che non si era più abituati a trovare, cresciuti in dimensioni in questi mesi di attesa, soprattutto a livello di intestino e di mammella. Quale sarà il bilancio finale? Lo vedremo tra cinque anni. Oggi è prematuro fare qualsiasi valutazione. Sono stata contenta di partecipare alla giornata di sabato perchè abbiamo intercettato un paio di casi sospetti ma soprattutto ci siamo confrontati con le donne. Una giornata di sensibilizzazione che è porta con sé vantaggi nella cura di sé».

Il super open day di sabato 8 maggio in 6 comuni della Valbossa ha dato quindi un’idea di rinascita perchè  non esiste solo il covid!

 Da un indagine nazionale di Europa Donna Italia , Movimento d’opinione femminile contro il tumore al seno fondato da Umberto Veronesi nel 1993, nel 2020 circa il 21% delle donne ha rinunciato allo screening per paura del contagio – 20-30% delle cure oncologiche ritardate – meno 43,5% delle mammografie di screening per la chiusura del Centri – circa 3.000 tumori non sono stati diagnosticati . Alla luce di questi dati l’evento di sabato acquista un particolare significato, sopratutto perche’ la scienza si è integrata con la solidarieta’. 

Al fianco della LILT Varese si è  celebrato, con un gesto molto concreto, la vigilia della festa della mamma.

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Pubblicato il 10 Maggio 2021
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