Cabina di nuovo a valle per l’incidente probatorio sulla funivia di Monteviasco
Lo ha deciso il giudice dell'udienza preliminare nel corso del processo per la morte del manutentore Silvano Dellea. È corsa contro il tempo prima dell'inizio dei lavori
Da un lato le esigenza processuali. Dall’altro la necessità di chiudere al più presto tutti gli accertamenti necessari proprio per consentire l’inizio dei lavori dato per imminente sulla funivia Ponte di Piero – Monteviasco che potrebbero cominciare già ad agosto: così il giudice per l’udienza preliminare Anna Giorgetti ha incaricato oggi, 5 luglio, il perito che eseguirà gli accertamenti sull’impianto dove nell’autunno del 2018 trovò la morte lo storico manutentore Silvano Dellea.
Per l’esame, che riguarderà prevalentemente lo scivolo di cui Dellea si sarebbe servito per le attività di manutenzione nelle quali perse la vita nel novembre di tre anni fa, sarà necessario trasportare la cabina dalla stazione di monte a quella di valle, vale a dire la partenza.
Per effettuare questa manovra sarà necessario verificare lo stato dell’impianto, verificare cioè la presenza di una polizza assicurativa in essere e l’individuazione della figura del direttore di esercizio: solo appurate la presenza di questi requisiti sarà possibile effettuare l’incidente probatorio che consisterà probabilmente nel preciso rilievo fotografico dello stato dei luoghi prima che questo verrà modificato dai lavori di ristrutturazione previsti a breve.
È quindi verosimile che la cristallizzazione fotografica dei luoghi – elemento che potrà venir valutato come prova nella fase dibattimentale – dovrà avvenire prima della fine di luglio.
La conferma arriva dall’avvocato Corrado Viazzo che rappresenta la famiglia della vittima nel processo che si diceva è ora ancor nella fase dell’udienza preliminare: le indagini sono chiuse e il pubblico ministero ha chiesto il rinvio a giudizio di dieci persone: sei i componenti della cooperativa che gestiva il servizio, il responsabile dell’ente proprietario della struttura (che è comunale, quindi il sindaco), due funzionari dell’Ustif e un tecnico incaricato dal Comune.
È, quello di oggi, un passo avanti non solo per ricostruire le precise responsabilità di un decesso che ha segnato la comunità dell’Alto Varesotto, ma anche per assicurare l’inizio dei lavori di adeguamento che permetteranno al borgo di essere nuovamente raggiungibile da valle senza l’ora e passa di salita a piedi sulla lunga mulattiera.
La prossima udienza è prevista per il 18 novembre 2021 e «nessuno degli indagati ha chiesto riti alternativi», conclude l’avvocato Viazzo. Nel caso si andrà al dibattimento.
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