“La Gallina di Cochi e Renato è un insulto inaccettabile”, animalisti chiedono il cambio del testo
Sul blog dell'AIDAA è stata pubblicata una nota secondo la quale cambiati i tempi e il modo di porci verso gli animali, anche la celebre canzone del duo comico dovrebbe rivedere le sue strofe
Nella giornata di giovedì 1 luglio, sul blog dell’AIDAA, l’Associazione Nazionale per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, è stata riportata una nota curiosa: gli animalisti disquisivano sull’inopportunità di mantenere invariato il testo di un celebre brano del duo meneghino Cochi e Renato, scritta di concerto con Enzo Jannacci.
Ne “La gallina” si canta infatti che il volatile “non è un animale intelligente/ lo si capisce, lo si capisce/ da come guarda la gente”. Che ora, se mai vi siete trovati faccia a faccia ( o faccia a becco) con una gallina, obiettivamente non hanno quell’intensità di sguardo alla Sean Connery o alla Alberto Angela.
Fatto sta che il brano ha fatto sorridere generazioni e generazioni coi suoi versi, tutto sommato davvero innocui rispetto al problema – quello sì obiettivo – del benessere degli animali, specialmente d’allevamento.
Ha fatto così sorridere ed è stata ripresa da molte testate la nota degli ambientalisti, che recitava:
” La canzone La Gallina cantata da Cochi e Renato e scritta insieme a Jannacci è un inaccettabile insulto agli animali, in particolare nella strofa dove si dice che “La Gallina non è un animale intelligente lo si vede da come guarda la gente” e per questo motivo andrebbe perlomeno modificata togliendo dalla stessa strofa la parola “NON” in quanto in quella parola sta l’insulto verso i polli e le galline. Ci rendiamo conto che si tratta di una canzone di altri tempi quando il rispetto per gli animali non esisteva, parliamo di un periodo dove in Italia venivano tenuti i cani alla catena, abbandonati quando non uccisi senza alcuna motivazione.”
Sarebbe in realtà da obiettare che un tempo gli animali erano essenziali per la sopravvivenza delle famiglie agricole e tutto sommato avevano una certa considerazione, per quanto utilitaristica e fermo restando il destino segnato, che le conduceva in padella. Mentre ora con gli allevamenti industriali – nati proprio negli anni immediatamente successivi al brano in questione – sì che hanno perso in dignità. In vita, oltre che in morte.
Se un tempo facevano ridere, oggi fanno piangere la maggior parte degli italiani
“Erano altri tempi, tempi in cui l’amore per gli animali ed il rispetto per loro erano cosa per pochi, cosi se allora questo linguaggio era prassi comune, oggi i tempi sono cambiati cosi come è cambiato il linguaggio e la percezione del sentire comune verso le altre creature che popolano la terra, per questo sarebbe il caso di superare definitivamente anche con delle modifiche se del caso canzoni che allora facevano sorridere, ed oggi rischiano invece di far piangere la stragrande maggioranza degli italiani”, concludeva la nota.
Ma anche no. “La gallina” continua a fare sorridere e i testi delle canzoni non si cambiano. Al massimo possono essere punti di partenza per una discussione, per un ragionamento, per un dibattito. Più che altro sul fatto se non sia meglio focalizzare il proprio impegno animalista su altri fronti, altre battaglie, altri modi di fare educazione. Impuntarsi su un punto simile rischia di essere controproducente alla causa, condividivisibile, del benessere animale.
Devono però essersene accorti anche loro, all’AIDAA, perché sul blog la nota è sparita e sui social i commenti tra il divertito e il basito sono arrivati in abbondanza: «Eh queste sì sono le lotte che aiutano a portare avanti cause serie. Rende credibile e affidabile il messaggio. Non capite che coprite di ridicolo voi stessi ma, quel che è peggio, chi cerca di fare divulgazione seria?». «Potrebbe essere anche una associazione seria, ma con questa sciocchezza si è giocata la credibilità».
Chissà cosa ne direbbe una gallina. Probabilemente avrebbe più sense of humor degli autori della nota.
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