“Lonate Pozzolo non perda la memoria”, Giovanni Impastato e l’esempio di Peppino
Serata molto partecipata nella sala del Consiglio Comunale con il testimone di giustizia che ha presentato il suo libro e ha parlato dell'importanza della memoria per i giovani
Lonate Pozzolo non vuole dimenticare e la memoria è stato uno dei temi principali della serata di venerdì 9 luglio con Giovanni Impastato al Monastero di San Michele. Nell’aula del consiglio comunale il testimone di giustizia ha presentato il suo nuovo libro dal titolo “Mio fratello. Tutta una vita con Peppino”, che racconta la storia sua e di Peppino, il fratello ucciso da Cosa Nostra nel 1978 quando aveva solo 30 anni.
L’occasione è stata legata al secondo anniversario della marcia “Gli onesti sono di più”, organizzata in paese nei giorni successivi agli arresti dell’operazione contro la locale di ‘ndrangheta di Lonate e Legnano, denominata “Krimisa”.
Giovanni Impastato ha dedicato tutta la sua vita a coltivare il ricordo del fratello che lottò con tutte le sue forze fisiche e intellettuali per combattere la mafia nel suo paese, Cinisi, e nella sua famiglia. Lui e Giovanni, infatti, erano i figli di un noto mafioso del paese e lo zio Cesare Manzella, era addirittura a capo di un mandamento mafioso.
Durante la serata Impastato si è sottoposto anche alle domande dei piccoli colleghi giornalisti della Redazione Gentile, un progetto del Comune di Lonate Pozzolo. Domande che hanno toccato diversi temi dalla cattiveria dell’uomo alla consapevolezza della presenza della mafia nella propria famiglia, fino alla decisione di combatterla.
La curiosità dei bambini ha permesso a Giovanni Impastato di spaziare nella loro infanzia, libera e spensierata, fino all’adolescenza con la presa di coscienza di quello che stava succedendo, per finire con tutto il lavoro fatto negli anni successivi alla morte di Peppino per conservare i luoghi della memoria (il casolare in cui fu assassinato e la casa di Gaetano Badalamenti che lo volle morto), i documenti, le immagini.
Impastato non ha lesinato parole forti, soprattutto per i più giovani, chiedendo loro di lottare contro le ingiustizie e di difendere i valori della Costituzione italiana contro ogni sopruso che sia quello di un mafioso o di un antidemocratico.
Al termine della serata il sindaco Nadia Rosa, gli assessori Melissa Derisi e Luca Perencin hanno accompagnato Impastato nell’ala del monastero che l’amministrazione ha voluto dedicare a Peppino. Una breve ma sentita cerimonia ha permesso di scoprire la targa che reca la foto e la dedica.
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