Pietro Tenconi ha costruito un pezzo della città di Gallarate
Non solo un pezzo di identità, la Contrada del Brodo e la maschera di Re Risotto. Cinquant'anni fa Tenconi costruì anche le prime case in cooperativa, con le Acli: un "seme" fiorito poi anche altrove
È stato l’ideatore della “Contrada del brodo” e il creatore e interprete della maschera di Re Risotto. Ma Pietro Tenconi – scomparso a 96 anni di età – è stato anche una persona attiva nell’arte (con il Sestante e l’associazione artistica 3A) e nel sociale.
Tenconi ha anche costruito – letteralmente – un pezzo di città. Non un pezzo della identità, ma proprio un pezzo di città “fisica”: alla metà degli anni Sessanta fu infatti presidente della primissima cooperativa Acli, che realizzò due dei palazzi che diedero forma al quartiere Ronchi e che poi fecero da apripista per altri, più ampi progetti.
«In quegli anni, gli anni Sessanta, l’economia cittadina era basata sul tessile: lo stesso Tenconi proveniva da quel settore, fu poi anche commerciale dei Rossi di Albizzate» ricorda Dario Terreni, memoria storica delle Acli gallaratesi, su cui sta preparando anche un volume.
Il decennio tra 1961 e 1971 vide il maggior incremento di sempre in termini assoluti di abitanti, da 35477 a 43685 residenti in dieci anni. Alcuni arrivavano ancora dal Veneto, altri dal Sud Italia, ma c’erano anche impiegati e operai che si trasferivano da Milano, dove era già iniziata la deindustrializzazione del tessile (per poter riedificare le aree delle fabbriche, divenute troppo centrali nella metropoli).
Anche se non c’erano le forme peggiori di degrado e abbruttimento che si viveva nelle periferie di baracche a Torino o Milano, l’accoglienza dei nuovi residenti poneva problemi anche a Gallarate. E se l’intervento pubblico non era sufficiente (un maggior numero di case popolari sarebbe arrivato tra anni Sessanta e Settanta), una delle soluzioni emerse dalla società fu appunto l’edilizia cooperativa: famiglie che si mettevano insieme e curavano da soli il progetto di costruzione e il finanziamento, costituendosi in cooperativa.
«E a metà degli anni Sessanta la prima cooperativa viene promossa da lui, per via Aosta» continua Terreni. «Fu la prima in assoluto, una esperienza veramente anticipatrice, le Acli (nate alla fine della guerra, ndr) non avevano esperienza in questo campo: era un modo per consentire a operai e impiegati di accedere alla casa, che era una necessità».
I palazzi di via Aosta«Dissi che era una vergogna che non c’erano soldi in bilancio per le case per gli operai. Mi dissero: e allora falle tu! E io le ho fatte» raccontava in una intervista di qualche anno fa Tenconi.
I due palazzi di via Aosta, 44 alloggi in tutto, vennero completati nel 1969. «L’esperienza non fu facile, non sempre è facile tenere insieme le famiglie, ma Tenconi è riuscito a portare a termine l’operazione».
Insieme ai palazzi di via Sciesa 23, i condomìni delle Acli furono l’inizio vero del quartiere dei Ronchi, che si strutturò poi soprattutto su via Sciesa.
I due palazzi Acli accolsero allora «molte persone che si affacciavano alla vita sociale e anche politica della città» e anche del quartiere, che fino agli anni Ottanta ha rappresentato una realtà residenziale ma con elementi aggregativi forti.
Tenconi nella stessa fase in cui era presidente della cooperativa Acli assunse anche un altro incarico nel mondo aclista: dal 1969 al 1971 fu presidente di Zona Acli, vale a dire dell’organismo che riuniva tutti i circoli del territorio di Gallarate e dintorni (che si estende ad esempio verso Casorate, Samarate, Cairate): Tenconi seguì nel ruolo un nome importante delle Acli locali, Luigi Rimoldi, nel 1971 al suo posto subentrò Franco Martini.
Quanto alla esperienza cooperativa, via Aosta fu un “seme” fecondo: le sole cooperative Acli costruirono ben 318 appartamenti, sostanzialmente nell’arco di due decenni, i Settanta e gli Ottanta.
La zona dei “palazzi Acli” vista dall’alto, con i nove edifici molto similiUna forma di intervento che ha plasmato anche un intero pezzo di città: i “palazzi Acli” sono infatti una zona ben riconoscibile di Sciarè, nella scacchiera vicino alla stazione e alla chiesa del quartiere (sono ben 212 alloggi, realizzati tra 1970 e ’75). Seguirono poi interventi negli anni Ottanta a Cedrate e Madonna in Campagna: l’ultimo alloggio venne consegnato nel 1991.
Il centro della zona dei “palazzi Acli” a SciarèNel frattempo si sono aggiunti anche altri interventi cooperativistici di altra natura, come quelli della Nuova Urbanistica a Madonna in Campagna.
Il capitolo “cooperativo” della storia di Pietro Tenconi è anche una storia collettiva, di una Gallarate che affrontava i problemi sociali con forza e includendo.
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