In val Formazza si riscoprono le “bianche guglie del Lebendun”
Lesezioni Cai di Somma Lombardo e Domodossola hanno inaugurato il nuovo sentiero G37: un percorso che fa scoprire un luogo poco conosciuto della valle
Un luogo affascinante che viene riscoperto e che da oggi è più accessibile, potrà essere raggiunto da più persone: sono le “bianche guglie del Lebendun”. Le rocce bianche si trovano al culmine del sentiero G37, inaugurato sabato 21 agosto dai Cai di Somma Lombardo e dal Cai di Domodossola.
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«I sentieri, le strade hanno sempre unito gli uomini, fatto circolare merci e conoscenze» ha esordito il presidente del Cai Somma Luciano Morosi, nella cerimonia in quota (le due sezioni Cai, partite da Margaroli e Città di Somma, si sono appunto incontrate al culmine). «Questo è un piccolo sentiero tra due valli, non ha grandi pretese: speriamo di aver creato un percorso che possa far conoscere ancor più le bellezze di questi luoghi»
Un percorso che unisce «due rifiugi, due sezioni CAI, due Regioni diverse» ha aggiunto Sauro Zani del Cai di Domossola. «Si mostra qui plasticamente uno dei valori del Cai», la collaborazione per il bene della montagna. «Avete fatto un grandissimo lavoro» è stato il prezioso riconoscimento di Bruno Migliorati, presidente del Cai Piemonte.
La prima idea di una nuova traversata tra Vannino e Sabbione, tra rifugio Margaroli e rifugio Città di Somma, è stata del vicepresidente del Cai di Somma Andrea Zanardi, che ha a lungo lavorato (fisicamente) alla realizzazione, al fianco di Davide Pozzo del Cai di Domodossola, che si è occupato della parte tecnica e burocratica per l’iscrizione del nuovo percorso nel catasto sentieri.
«È un sentiero a cui da tanto tempo pensavamo: queste montagne dividono ma uniscono anche, in un ambiente fantastico da scoprire, perché fin qui ben poche persone sono venute» ha aggiunto ancora Renato Aggio, past president Cai Lombardia.
Dalle ricerche d’archivio delle sezioni Cai sono ricomparse anche foto degli anni Settanta che testimoniano di ascese fino alle rocce sotto il Lebendun, una meta poi poco esplorata in seguito. Con l’idea del nuovo sentiero si è affacciato anche il nuovo nome – le “bianche guglie del Lebendun” – che grazie a un tocco poetico e mitologico in più si è già imposto nell’uso. Nobilitando una bella ascesa da scoprire.
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