Come sono nati e rinascono gli asili nel bosco a Castello Cabiaglio
La comunità di Castello Cabiaglio pioniera nella proporre ai bambini scuole improntate all'educazione in natura, con il sostegno dell'Amministrazione Comunale
Immersa nel cuore del Parco del Campo dei Fiori, la comunità di Castello Cabiaglio è stata pioniera nella proporre ai bambini un asilo nel bosco, già a partire dai primi anni 2000, molto prima che la realtà di Ostia Antica di Paolo Mai scatenasse sull’argomento una presa di coscienza collettiva e formazione specifica a livello nazionale.
Educazione in natura: Castello Cabiaglio fa scuola
Epicentro di questa rivoluzione è la realtà di Casa Betlem, un tempo abitata da suore e poi da una comunità di famiglie che all’inizio del nuovo millennio si è trovata sprovvista di servizi per la primissima infanzia. «All’inizio sono state proprio le mamme e i papà dell’associazione di genitori a dare vita ad un micronido parentale sfruttando spazi comuni e giardino, un modo per aiutarsi a vicenda nella cura dei bambini – raccontano le educatrici – poi, quando diversi bambini hanno raggiunto l’età per andare alla materna bisognava iscriverli in asili di diversi comuni vicini, perché nessuno aveva spazio per tutti. Organizzare il trasporto sarebbe stato complicato e comunque la prospettiva era distante dalla realtà di Cabiaglio, un luogo dove apri la porta e sei nel bosco».
Così, da esigenze diverse è nato il primo asilo nel bosco della provincia di Varese era il 2007.
«Siamo partiti con questa proposta ancora prima che si parlasse di Asili nel bosco, per questo siamo citati nella letteratura in materia – raccontano – L’idea condivisa di genitori ed educatori era sfruttare la bellezza di un piccolo paesino di 500 abitanti circondato dai boschi. Da subito abbiamo preso l’abitudine di uscire con nonni e volontari che ci accompagnavano sul territorio, in paese e nel bosco. Frequentando il bosco ci siamo accorti si stava tutti meglio, bambini e insegnanti. Da qui la scelta di proseguire in questo senso con una formazione specifica. Ci siamo interrogati su questo stare all’aperto, a Ostia con Paolo Mai e ancora prima con Irene Salvaterra.
Da scuola dell’infanzia parentale a paritaria
Poi è arrivata solo dopo anni l’esigenza di strutturarsi come scuola paritaria: «Da un lato si era arrivati a un’esigenza di cambiamento nel direttivo dell’associazione Genitori promotrice dell’asilo, dall’altro l’esperienza maturata dagli educatori era pronta a strutturarsi», ricorda l’educatrice. Nacque così la cooperativa Il bosco verde che gestisce la scuola, mentre l’associazione omonima, promuove iniziative e animazioni in paese per bambini, ragazzi e famiglie.
Oggi il polo per la prima infanzia Il Bosco Verde, fedele all’outdoor education e alla pedagogia nel bosco, conta una cinquantina di iscritti tra asilo nido, sezione primavera e scuola dell’infanzia, residenti a Castello Cabiaglio ma anche in altri comuni.
«Avere i bambini che girano tra boschi e vicoli del paese tutti i giorni, chiacchierando o coinvolgendo nei progetti i residenti è pura vita per il paese, non solo in senso economico, per l’indotto che le scuole portano, ma anche e soprattutto dal punto di vista sociale perché per loro e con loro si attivano costantemente nuove progettualità. Il che significa guardare al futuro e costruirlo insieme come comunità», afferma il sindaco Marco Galbiati raccontando di come l’Amministrazione comunale abbia sempre sostenuto e sostiene il fiorire e il rifiorire degli asili e delle scuole nel bosco di Castello Cabiaglio. Perché proprio dalla scuola dell’infanzia de Il Bosco verde nascono nuove esperienze educative.
C’è anche La Casa nel bosco
Ad esempio La casa nel bosco, una realtà parentale gestita da un gruppo informale dei genitori «che noi come cooperativa abbiamo contribuito ad avviare e che sosteniamo perché crediamo molto nell’essere comunità educante, in un’alleanza educativa fatta di educatori, famiglie e contesto socia – spiegano gli educatori – La Casa nel bosco è un asilo nel bosco come lo si intende oggi, in cui si sta fuori tutto il giorno, con la disponibilità di un piccolo rifugio quando è proprio necessario, per vivere a pieno le stagioni e imparare dalla natura e i suoi ciclici mutamenti. Quando poi passano alla scuola primaria hanno già fatto tanta esperienza di bello e di natura che sono più resilienti».
«Speriamo molto nella contaminazione, nella possibilità di portare questa attenzione all’educazione in natura nella scuola pubblica – affermano gli educatori – Da un lato c’è un’esplosione di diagnosi di iperattività legate anche al mancato contatto della natura, dall’altra l’esigenza condivisa di riappropriarsi del contesto e del legame con la natura sia dei bambini che per le famiglie».
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