Simone Giofré: “La mia Brindisi come la Cimberio: bellissime ma senza trofei”

L'ex dirigente di Varese nell'anno degli Indimenticabili è ora il ds della Happy Casa, prossima avversaria dell'Openjobmetis. «Con Vitucci stima e rispetto. Sento ancora Dunston e soci»

simone giofrè basket - foto Michele Longo - Supporters Magazine

Dopo sei partite di campionato, alle spalle dell’imbattuta Milano (in testa anche all’Eurolega) c’è una sola inseguitrice: la Happy Casa Brindisi, prossima avversaria della Openjobmetis domenica 7 novembre alla Enerxenia Arena. Una presenza fissa da anni nei piani alti della Serie A, quella dei pugliesi, nonostante un budget non paragonabile a quello delle corazzate (Olimpia, Virtus, Venezia ma anche altre) che è merito anche di due persone che proprio a Varese si incontrarono professionalmente una prima volta, andando già allora vicini al miracolo.

In panchina c’è Frank Vitucci, coach veneziano di 58 anni, ormai un veterano tra gli allenatori di LBA; dietro la scrivania invece prende posto Simone Giofré che di anni ne ha 43 e che in bacheca ha già messo due “titoli” di miglior dirigente del campionato (2019 e 2021). Giofré, che ha iniziato la carriera a Cantù, ha trascorso quattro stagioni a Varese e fu l’architetto della famosa squadra degli “Indimenticabili” del 2013 allenata proprio da Vitucci. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente al ritorno della trasferta di coppa in Turchia, ultimo match dei salentini prima della partita di Varese. (le foto sono di Michele Longo/Supporter’s Magazine)

Simone, la Happy Casa ha cambiato parecchio ma, a giudicare dai risultati,  in campionato corre già molto forte.

«Siamo molto felici della classifica, senza dubbio, ma anche convinti di dover fare ancora molta strada per assemblare al meglio la squadra. Mi spiego: rispetto all’anno scorso abbiamo mantenuto il nucleo italiano e confermato un solo straniero. I giocatori chiave sono tutti nuovi, giovani, praticamente esordienti ad alto livello e quindi devono ancora cercare la loro identità. Si è creata una chimica già buona e i ragazzi hanno capito le richieste tecniche e societarie, però appunto dobbiamo ancora fare tanti passi avanti».

simone giofrè basket - foto Michele Longo - Supporters Magazine
Giofré con Frank Vitucci

Tra lei e Vitucci ormai c’è un rapporto di simbiosi. Riuscite ancora a trovare qualcosa di nuovo nel vostro modo di lavorare e di relazionarvi?

«Io e Frank ci conosciamo perfettamente visto che siamo al quinto campionato insieme: ci sono fiducia e stima reciproche tant’è vero che nessuno dei due mette mai in discussione il lavoro dell’altro. Però sappiamo anche rinnovarci: secondo me le quattro squadre costruite a Brindisi sono state l’una diversa dall’altra e il fatto che lui non sia rigido sulla scelta dei giocatori è una grande virtù. Prendete quest’anno: arriviamo da una stagione pazzesca e non potevamo riproporre le stesse caratteristiche all’interno di uno stesso ruolo, avremmo messo troppa pressione sui singoli giocatori. Il paragone tra vecchi e nuovi sarebbe stato a sfavore di questi ultimi e allora abbiamo scelto gente che, ruolo per ruolo, è molto differente da chi li ha preceduti. Fino a ora una mossa che ha pagato».

Per una Brindisi ai piani alti c’è una Varese in grande difficoltà. Secondo lei qual è la strada per iniziare la risalita?

«Per me è difficile rispondere, non me la sento di mettermi nei panni di altri e sarebbe anche poco rispettoso. Per un giudizio dovrei conoscere la motivazione di una serie di scelte. Certo, la classifica è deficitaria ma posso anche dire che mi sembra che il potenziale della squadra sia superiore ai risultati raccolti fino a ora».

Lei passò quattro anni a Varese anche se l’epilogo non fu dei migliori visto che fece causa alla società.

«Una causa (Giofré venne licenziato nonostante un contratto che aveva ancora un anno di durata ndr) ancora aperta che è in mano alla giustizia ordinaria. Ma ormai la considero solo pura burocrazia, una cosa che prima o poi si concluderà e che non rovina quello che per me ha rappresentato l’esperienza di Varese. Ho trascorso anni importanti, entusiasmanti, mi sono trovato benissimo in città, con quella stagione memorabile fermata solo a un passo dal successo». 

simone giofrè basket - foto Michele Longo - Supporters Magazine
Il dirigente premiato a Brindisi

Sente ancora i componenti della squadra degli “Indimenticabili”?

«Sì, abbastanza, anche perché oggi con i social e i sistemi di messaggistica è più semplice rimanere in contatto. Con Banks e Rush ho lavorato a Brindisi, ma anche con i vari Green, Dunston, Sakota e pure Ebi Ere mantengo un rapporto aperto».

Resta il rammarico, per lei e Vitucci, di non essere riusciti a vincere un trofeo, né a Varese né a Brindisi.

«C’è purtroppo una somiglianza notevole con quello che accadde con la Cimberio e ciò che è successo con la Happy Casa. Nel 2013 l’infortunio a Dunston ci privò della finale e forse dello scudetto, al netto della situazione di Siena; noi lo scorso anno ci fermammo in semifinale dopo che il covid aveva devastato la squadra. E sono convinto che in finale avremmo detto la nostra. Anche in Coppa Italia il destino è stato simile: una finale persa con Varese, due con Brindisi. Peccato davvero, squadre bellissime, esperienze e città che avrebbero meritato una soddisfazione, ma noi continuiamo a lavorare sodo. Prima o poi, magari, spezzeremo il sortilegio».

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Damiano Franzetti
damiano.franzetti@varesenews.it

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Pubblicato il 05 Novembre 2021
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