Il confine tra Italia e Svizzera “caduto” per lottare contro l’incendio del Monte Gambarogno
Per fronteggiare l'incendio del Monte Gambarogno Italia e Svizzera stanno unendo le forze con Canadair, coordinamento delle operazioni e punti di prelievo dell'acqua.
Di quella linea invisibile che separa la Repubblica Italiana dalla Confederazione Svizzera al fuoco che da giorni brucia sulle pendici del Gambarogno non importa nulla. Ma oggi quel confine è idealmente caduto, unendo i due vicini di casa nella lotta alle fiamme che dalla notte tra sabato e domenica stanno divorando boschi e prati.
Quando martedì mattina i Pompieri svizzeri hanno visto che il forte vento della notte aveva riacceso quello che con fatica durante il giorno era stato spento, hanno alzato il telefono e chiamato oltreconfine. Un giro di telefonate e alle 14 da Genova sono decollati due Canadair per bombardare con migliaia di litri d’acqua i roghi. Un intervento che così ha permesso di sferrare un doppio attacco sui due fronti in cui si è diviso l’incendio: uno molto ampio che va dal confine italiano e che sale sul versante sud-ovest del monte e un secondo asserragliato nelle gole dell’Alpe di Neggia.
Ed è proprio sul primo fronte che si sono concentrati gli aerei italiani, coordinati proprio dall’Italia. Il presidio di Vigili del Fuoco e Protezione Civile da dove per giorni non si è potuto fare altro che controllare che il fuoco non andasse oltre il confine si è infatti trasformato nel punto di osservazione e coordinamento degli sganci dei Canadair. Un lavoro che è stato svolto dal DOS Dario Bevilaqua -il Direttore delle Operazioni di Spegnimento- e dagli specialisti dell’antincendio boschivo e dei Vigili del Fuoco della Provincia di Varese.
Una collaborazione anticipata già da lunedì con l’autorizzazione data dall’ENEL ai pompieri svizzeri per pescare acqua dal bacino del Lago Delio.
Una guida transfrontaliera che ha permesso di sferrare un colpo molto forte all’incendio. Perché oltre agli aerei con il tricolore nella zona sono arrivati a volare contemporaneamente 6 elicotteri dell’antincendio svizzero, tra cui due grossi Super Puma dell’esercito che hanno una grande capacità di carico di acqua. Ma la battaglia non è ancora finita. «Il vento ci ha reso il lavoro molto difficile ma gli elicotteri sono riusciti a lavorare molto bene, specialmente nel pomeriggio -spiega Paolo Brusatori, capo intervento dei Pompieri svizzeri-. L’incendio non è ancora sotto controllo e la grande incognita è quella del vento che, se dovesse aumentare troppo, metterebbe a terra anche aerei ed elicotteri».
Un problema non da poco quello -eventuale- dei mezzi aerei a terra perchè la strategia svizzera nel contrasto agli incendi si concentra molto più sugli interventi dal cielo rispetto a quelli da terra. Oggi, ad esempio, a fronte di 8 tra aerei ed elicotteri in cielo a terra c’erano 35 pompieri. Una strategia che è molto diversa rispetto a quella italiana dove esiste un rodato sistema di protezione civile che può contare su centinaia di volontari dell’antincendio boschivo che si occupano di creare a terra linee tagliafuoco e bonificano dove è passato il fuoco (in questo reportage realizzato durante l’incendio del Campo dei Fiori è spiegata meglio la strategia italiana nella lotta agli incendi, ndr).
Ma se oggi, quando è calato il sole, tutti hanno potuto tirare un sospiro di sollievo i sospiri del vento previsti nelle prossime ore potrebbero creare nuovi problemi. E anche in questo contesto la collaborazione continua: i Vigili del Fuoco italiani veglieranno per tutta la notte al fianco dei colleghi svizzeri, mettendo a disposizione il nucleo S.A.P.R. con una flotta di droni dotati di termocamere.
Una vigilanza che si sposa con la speranza che il meteo non peggiori. Non è un caso che per le prossime ore la Protezione Civile di Regione Lombardia ha previsto un’allerta rossa -la più alta possibile- per il rischio di incendi boschivi. Perchè il vento, proprio come il fuoco, non conosce confini.
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