Il Maga di Gallarate scommette sull’arte contemporanea: al via le mostre di Dynys e Lombardelli

Domani, sabato 26 febbraio, l'inaugurazione di "Untitled" e "Melancholia", insieme alla nuova esposizione della collezione museale di artisti italiani del secondo Novecento

L’inaugurazione delle nuove mostre al museo Maga

Dopo un’immersione nell’arte degli impressionisti, il Maga di Gallarate si proietta nell’immediata contemporaneità, proponendo due mostre degli artisti Chiara Dynys e Michele Lombardelli, insieme a una nuova esposizione della collezione del museo gallaratese.

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L’inaugurazione delle nuove mostre al museo Maga 4 di 15

Le mostre verranno inaugurate domani, sabato 26 febbraio, e si potranno visitare fino a domenica 8 maggio. Alla presentazione delle mostre, tenutasi ogive, venerdì 25 febbraio, il sindaco Andrea Cassani ha salutato così l’avvio delle nuove esposizioni: «Usciamo dalla mostra sugli impressionisti, che ha dato soddisfazioni con tanti visitatori; tante attività culturali stanno avendo come fulcro questo stupendo luogo. Queste mostre daranno lustro alla città».

Ha poi preso la parola Claudia Mazzetti, assessora alla Cultura: «Il Maga è fonte di ispirazione ed energia in ogni periodo dell’anno e con ogni mostra,,m con un certo dinamismo. Usciamo dalla mostra degli impressionisti e ci buttiamo in questo mondo diverso».

Emma Zanella e Alessandro Castiglioni, rispettivamente direttrice generale e vicedirettore del museo, hanno presentato le esposizioni che, a partire da domani, aspettano solo di essere visitate dai cittadini.

“Melancholia”, di Chiara Dynys

Melancholia è la mostra personale di Chiara Dynys, curata da Alessandri Castiglioni: l’esposizione presenta 20 opere inedite che esplorano l’immaginario filmico che ha da sempre caratterizzato la ricerca dell’artista.

«Abbiamo iniziato un dialogo fin dal primo lockdown – ha spiegato il vicedirettore del Maga – e quando Chiara Dynys ha visto i progetti dell’Hic ha voluto pensare a un’opera nuova per questo spazio. Al che abbiamo pensato a una mostra sull’importanza dell’immaginario filmico, su quanto il linguaggio del cinema è stato fondamentale nello sviluppo del linguaggio artistico di Chiara».

L’inaugurazione delle nuove mostre al museo Maga

«Alessandro ha scoperto questo mio amore per il cinema, senza sapere che mia madre fosse critica cinematografica e che sia stata la matrice del mio immaginario», ha affermato Dynys, «quando aveva cinque anni guardavo i film che mia madre doveva visionare – da quelli di Rossellini a Bergman – spesso inadatti alla mia età, ma mia madre doveva lavorare e non sapeva dove lasciarmi».

La parola Melancholia sintetizza una serie di molteplici questioni a cui la mostra fa riferimento: dal temperamento saturnino che, secondo la tradizione medievale, è sempre stato caratteristico dell’artista, ai molteplici riferimenti alla storia dell’arte e soprattutto a quella del cinema.

Nella mostra, infatti, la poetica dell’artista è disvelata attraverso le suggestioni che le giungono da alcuni registi centrali nella storia del cinema, da Roberto Rossellini a Lars Von Trier, da Jane Campion a Federico Fellini. La luce e lo spazio trasfigurano le narrazioni e le immagini in movimento e attraversano gli ambienti del percorso espositivo, appositamente pensato per il Maga. Tra le opere esposte, vi è anche il suggestivo ciclo dei Kaleidos, forme riflettenti che modificano la percezione e ingannano la vista dello spettatore, come suggestioni racchiuse in un caleidoscopio.

“Untitled”, di Michele Lombardelli

Il percorso espositivo si completa con la sezione allestita all’interno delle sale ViaMilanoLounge all’aeroporto di Milano Malpensa T1, a conferma della stretta collaborazione tra il museo e Sea. «In un momento così difficile siamo riusciti con Luciano Bolzoni che ci spinge a ripensare i progetti sull’aeroporto, che ci permettono di dialogare con visitatori di tutto il l’ondo, abbiamo così proposto all’artista di ripartire e riaccendere il legame tra di noi», ha spiegato Zanella.

«I nostri passeggeri hanno capito che l’aeroporto non è solo uno spazio di transito. Ringrazio Maga e gli artisti per la fiducia che ripongono in noi»: le parole di Luciano Bolzoni di Sea.

La mostra nasce dal rapporto che Michele Lombardelli ha da anni con il Maga; è un artista versatile che lavora dagli anni Novanta e si muove con grande scioltezza tra diversi linguaggi, riformulando anche le caratteristiche oppositive dell’arte contemporanea e astratta.

Mostre Musso maga  gallarate

Sono esposti i dipinti recenti, fondati su rigorose variazioni cromatiche e geometriche che non escludono l’imprevisto e, al contempo, riformulano l’idea di astrazione, dissolvendo qualsiasi connessione referenziale con la rappresentabilità del reale. Cuore della rassegna è la sezione dedicata alla produzione fotografica, alle serigrafie e alla manipolazione elettroacustica ed estetica del suono.

«I dipinti, le fotografie e i progetti sonori e musicali di Lombardelli – afferma Vittoria Broggini, curatrice della mostra – sono parti di una poetica che continuamente prende le distanze dall’idea di interpretabilità del segno per dare spazio, contemporaneamente, alla presenza muta e all’evidenza sonante del significante. Una sorta di raffreddamento e di sottrazione semantica accomuna le immagini fotografiche, quelle pittoriche e le sonorità elettroacustiche; un corpus di opere interdipendenti che agiscono come eventi formali e concettuali mai conchiusi e da cui emergono forze combinatorie, rispondenze, contrappunti e rimandi reciproci».

«Per me è una mostra molto cara – ha affermato l’artista – perché ho lavorato con amici, ma è anche un punto di arrivo: la prima volta che sono stato a Gallarate il Maga era ancora dall’altra parte del giardino vent’anni fa. Da quel momento ho intrattenuto rapporti importanti e formativi con la città. Un filo mai interrotto e questa mostra è l’occasione di mettere in ordine il mio lavoro e la mia vita: un punto di arrivo, da quando 25 anni fa, ho varcato per la prima volta la soglia del Maga».

La mostra delle opere del Maga

Oltre alle due mostre, ci saranno esposte anche opere della collezione museale: «Abbiamo voluto attraversare l’arte italiana partendo dalla nostra collezione», hanno spiegato Zanella e Castiglioni, «non è un’esposizione statica, ma un percorso di continuo studio e approfondimento con dinamicità del pensiero curatoriale. Ci sono anche nuove opere entrate nella nostra collezione, che dimostra di avere a che fare cin una collezione viva che va a relazionarsi ed espone dei percorsi di pensiero. Questa è la mission all’interno della città».

Mostre Musso maga  gallarate
“L’urto” di Emilio Vedova e “La Pace” di Ennio Morlotti

Il percorso espositivo si apre con una serie di dipinti che affrontano in modo diretto o indiretto il tema della seconda guerra mondiale e della ricostruzione postbellica a cavallo tra gli anni quaranta e cinquanta del secolo scorso. Ne è esempio emblematico L’Urto di Emilio Vedova in cui le vorticose forme geometriche sono un riferimento al dramma e alla violenza della guerra. A queste opere risponde il grande dipinto La Pace di Ennio Morlotti, in cui il linguaggio cubista ricorda in modo diretto il Picasso di Guernica, dove un’arte impegnata, moralmente e politicamente, racconta la storia nelle sue drammatiche vicende di trasformazione.

Una seconda linea di ricerca propone due idee di spazio che caratterizzano gli anni Sessanta e Settanta: la dimensione spaziale “più scientifica” (ovvero quella delle scoperte cosmiche e del raggiungimento della Luna) e lo spazio politico del movimento, della lotta e della contestazione che porta a forme più elaborate di arte concettuale e architettura radicale. Sono esposti lavori di Lucio Fontana, Ugo La Pietra, Nanda Vigo, Mirella Bentivoglio ela riapertura dell’ambiente Spazio Elastico di Gianni Colombo, dopo un lavoro di analisi conservativa sviluppato insieme all’Archivio Colombo.

Il terzo campo d’indagine si rivolge alle complesse ridefinizioni dello spazio contemporaneo, con al centro temi come i il rapporto tra luogo e storia, tra natura e artificio, e lavori che riflettono in modo più profondo le identità e le memorie individuali e collettive.

La rassegna si chiude con alcune importanti e recenti acquisizioni del Maga, mai esposte prima nel percorso della collezione permanente: Produttivo di Giorgio Andreotta Calò, Note on Historical Amnesia pt 2 (loop) di Alessandra Ferrini, Senza titolo di Armin Linke e quelle entrate in collezione grazie al progetto Italian Council come Lo Spettro di Malthus di Marzia Migliora, Historia di Francesco Bertocco e Zwischen nicht mehr und noch nicht (Tra non più e non ancora) di Nicola Pellegrini e Ottonella Mocellin.

 

Nicole Erbetti
nicole.erbetti@gmail.com

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Pubblicato il 25 Febbraio 2022
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