Analisi dei Ris e atteggiamenti “dissociativi” per l’omicida di Morazzone

A due mesi dal delitto Davide Paitoni in carcere non riesce a parlare dell'accaduto. Il difensore: “Sembra sia su un altro pianeta"

Davide Paitoni

Parlano i vetrini analizzati dai Ris. Parla la geografia criminale di quel pomeriggio, di quella notte e di un’alba svegliata dal volo radente le chiome degli alberi dell’elicottero al confine con la Svizzera, e sotto le decine di auto col tettuccio bianco dei carabinieri per la cattura di Davide Paitoni, 40 anni, oggi in carcere per l’omicidio del figlio. Ma, l’unico a non parlare, è ancora lui: reo confesso attraverso i vocali inviati al padre a poca distanza dal gesto che ha fermato il cuore a mezza Italia, in cella, a San Vittore, Paitoni fatica ancora ad esprimersi.

«È come se vivesse un atteggiamento dissociativo. Una sorta di “ghiaccio difensivo” che lo fa rintanare nel silenzio di un altro pianeta ogni volta che si cerca di affrontare i fatti di capodanno», dice il difensore Stefano Bruno pochi giorni fa alle prese con l’incidente probatorio per l’altro fatto di sangue che vide Paitoni messo ai domiciliari per il tentato omicidio del collega, a novembre 2021.

Dunque gli ultimi passi legati alle indagini del fatto più grave passano dal dissequestro della casa paterna di Morazzone e dalle ulteriori analisi sui liquidi biologici della piccola vittima – sangue e urine – per i quali si deve attendere tempi tecnici, quaranta, quarantacinque giorni per gli esiti.

Oltre a questi esami, sotto la lente del reparto investigazioni scientifiche dell’Arma, sono presenti tracce ematiche da cui estrarre il dna. Esami quasi di scuola, vista la cristallina sequenza dei fatti, e il loro triste epilogo avvenuto solo due mesi fa.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 01 Marzo 2022
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