Dalla “via delle Paludi” a via Indipendenza di Crenna

Dopo la bocciatura da parte del TAR del nuovo accesso di via Indipendenza, l'assessore Rech ha ripreso in mano carte di un secolo e mezzo fa, che raccontano la zona più "alta" di Gallarate. Intanto si preparano gli espropri

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L’assessore all’urbanistica Sandro Rech sfoglia lentamente le carte dell’archivio comunale di Gallarate. Su un un faldone c’è la data del 1868:  è (anche) qui che si è cercata la prova – nero su bianco – dell’esistenza di una strada che era prevista in mappa ma che nei fatti il Comune vuole riaprire, vale a dire il breve “peduncolo” tra via Indipendenza e via Bernacchi, a Crenna.

La strada è segnata sulle carte del Comune da decenni, ma nei fatti è solo una striscia di prato tra le case. Pochi mesi fa il Tar ha fermato la Variante con cui il Comune voleva realizzare una rampa in discesa per congiungere le due vie nella zona più alta del quartiere. I giudici amministrativi hanno detto che non è sufficiente indicare l’esistenza prendendola “unicamente dalla cartografia e dalle risultanze catastali” senza “produrre altri documenti” (il catasto, infatti, non è mai considerato prova di proprietà dalle amministrazioni pubbliche)..

Ed è proprio questo che ha fatto riaprire documenti ormai antichi. Faldoni risalenti ai primi anni della città nell’Italia unita. E anzi, prima ancora che Crenna diventasse parte di Gallarate, nell’inverno 1923-24.
«Storicamente la via Bertacchi la chiamavano Via dei Paduli, alla toscana: la via che portava alle paludi» spiega Rech mentre maneggia le carte ingiallite e le fragili cartelle che le contengono. «La Boschina era in effetti zona di compluvio: non a caso lì poi si creò il pozzo del primo acquedotto della città».

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Anche in altri documenti compare la dizione “Via delle Paludi” come collegamento proprio tra la via per Besnate e la “Boschina Macchi”. In ogni caso resta assai difficile trovare, anche nel profondo dell’archivio, il documento che provi in maniera definitiva il titolo di proprietà di un uso collettivo di quella specifica porzione di terreno.

Ed è per questo che – tornando per così dire ai giorni nostri –  il percorso per riavviare la Variante per la nuova uscita da via Indipendenza sarà diversa, spiega Rech: «Abbiamo chiesto un parere pro veritate e dovremo procedere con la via dell’esproprio: questa è un’opera strategica per il Comune, è attesa dai cittadini di quella zona». L’idea è di espropriare tutto il terreno nel mappale, «mentre prima avremmo usato solo una parte».

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L’aspetto attuale della breve diramazione senza uscita di via Indipendenza, occupata da un prato e da alberi: la strada senza uscita che esiste oggi proseguirebbe dritta, al posto del passaggio coperto d’erba

Secondo Rech prima serviranno «i tempi di una Variante al Pgt, vale a dire sei mesi». «E poi si dovrà procedere effettivamente con l’esproprio». Tempi più lunghi di quelli inizialmente previsti, resi necessati dalla ridefinzione del percorso dopo il ricorso di alcuni abitanti e la successiva sentenza del Tar di cui dicevamo. In ogni caso secondo Rech «l’opera è sostenuta dalla maggior parte dei residenti della zona, che continuano a chiedere a che punto siano i lavori».

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 30 Marzo 2022
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