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“Se non paghi ti faccio saltare l’edicola”, donna condannata a 4 anni per estorsione
La 43enne, già condannata per associazione a delinquere qualche anno prima, aveva architettato un'estorsione ai danni dei proprietari del negozio
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È stata condannata a 4 anni di carcere per estorsione Luana Conforti, la 43enne che l’anno scorso proprio nel mese di marzo è stata arrestata dagli agenti del Comissariato di Polizia di Busto Arsizio, guidato dal dirigente Franco Novati, dopo un’indagine lampo coordinata dal sostituto procuratore bustocco Nadia Calcaterra.
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La donna, nota negli ambienti criminali della città per aver messo in piedi una vera e propria associazione a delinquere sgominata nel 2011 dalla Procura di Busto Arsizio, era tornata alla carica con un tentativo di estorsione ai danni di un edicolante della città.
I proprietari dell’edicola avevano conosciuto la donna il giorno dopo un furto avvenuto nel loro esercizio durante la notte. La donna si era presentata e aveva affermato di conoscere l’identità del ladro e di potere far loro riavere il maltolto, ma anche di poter garantire che il negozio non avrebbe più subito razzie o danneggiamenti. Per fare questo, come nella più classica delle estorsioni di stampo mafioso, ha chiesto del denaro. A questa prima richiesta gli edicolanti, ancora turbati, hanno accondisceso dando alla donna poche decine di euro.
Tuttavia il giorno dopo la stessa donna si è ripresentata per chiedere altro denaro. Questa volta i negozianti hanno avuto la forza di respingere la richiesta e minacciare, a loro volta, di chiamare la Polizia. Per tutta risposta la donna, pur allontanandosi subito dopo, è passata alle minacce annunciando che avrebbe fatto bruciare il negozio.
Passati pochi giorni la malvivente è tornata a far visita alle vittime ma i gestori l’hanno nuovamente respinta, informandola che la denuncia contro di lei era stata effettivamente sporta. La donna, convinta del proprio potere intimidatorio, ha nuovamente minacciato che, se la denuncia non fosse stata ritirata, avrebbe incendiato il negozio e tagliato loro la gola, il tutto accompagnato da allusioni al possesso di armi da fuoco e all’appartenenza a una non meglio indicata ma pericolosa famiglia.
La condanna è arrivata questa mattina al termine del processo con rito abbreviato.
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