
Il prezzo del rottame di ferro schizza alle stelle. Italia nel mezzo della tempesta perfetta
Ha raggiunto quota 650 dollari alla tonnellata. Il costo della materia prima unito a quello dell'energia, ormai insostenibile ha indotto i produttori di acciaio a rallentare la produzione

Se il minerale di ferro ha reagito subito all’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina con un salto di prezzo nei limiti che tutti si attendevano, il rottame di ferro, con i suoi 650 dollari alla tonnellata, stabilisce a marzo un nuovo record. «Questo salto mette una pressione importante a tutta la filiera siderurgica – spiega Emanuele Norsa, analista di Kallanish, intervenuto al webinar di Siderweb “Russia-Ucraina: tempesta perfetta sull’acciaio” – soprattutto a quella italiana e dell’Europa del sud e in parte anche a quella dell’America del Nord, nonostante la relazione con i prodotti russi sia più limitata».

L’Europa e l’area del Mediterraneo sono dunque nel mezzo della tempesta perfetta scatenata dalla guerra tra Russia e Ucraina. Da una parte il costo del rottame, dall’altra quello dell’energia stanno mettendo a nudo tutta la fragilità dell’Italia che dipende da altri paesi per l’approvvigionamento sia della materia prima che dell’energia necessaria ad alimentare i forni elettrici.
LA CINA È PREOCCUPATA PER IL RITORNO DEL COVID
Sul versante cinese le ragioni che stanno alimentando questo aumento dei prezzi non hanno a che fare con questioni geopolitiche. Norsa cita un report, secondo cui, a differenza di quanto sta succedendo in occidente, in Cina a preoccupare e a mettere in difficoltà le relazioni commerciali è la nuova ondata di Covid che si è abbattuta su Shenzhen, la provincia di Jilin e in parte su Shanghai. «Se osserviamo l’andamento del prezzo del petrolio – sottolinea Norsa – osserviamo che è sceso proprio per l’incertezza del Covid in Asia, in particolare in Cina. In questa fase il differenziale tra minerale di ferro e rottame è vicino a quota 500 dollari alla tonnellata, mai così alto».
Un differenziale che, unito al costo dell’energia, preoccupa non poco i grandi produttori di acciaio.
I più esposti a questa tempesta sono quelli che utilizzano forni elettrici e non parliamo solo dell’Italia ma anche di Spagna e Germania, al punto che in molte aziende si è sentita la necessità di rallentare o addirittura fermare la produzione.
LE QUOTE RUSSE DI ACCIAIO
«Russia, Ucraina e Bielorussa hanno tante quote assegnate in termini di volumi – conclude Norsa – volumi che sono stati utilizzati fino al 9 marzo. C’è una revisione in corso ed è stato confermato il blocco all’importazione dell’acciaio russo. Le quote russe verranno probabilmente ridistribuite agli altri paesi così come probabilmente avverrà per quelle Bielorusse. Ma si dovrà tener conto anche dell’Ucraina che rimane uno dei fornitori più importanti».
Il rottame di ferro sarà la materia prima strategica dei prossimi anni
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