I profughi ucraini stanno arrivando ma ancora manca un sistema integrato di accoglienza
In Lombardia sono già 12.000 i profughi arrivati in fuga dalla guerra. Al momento, l'accoglienza viene gestita a livello locale da Prefettura, Protezione civile e Ats che lavorano in attesa di nuove indicazioni. Al centro di Gallarate visitati 300 profughi
Sono circa 44.000 i profughi ucraini arrivati dall’inizio della guerra in Italia. Dodicimila in Lombardia. I dati li ha forniti il console ucraino descrivendo il fenomeno della fuga in atto. Fino a oggi si è trattato, per lo più, di persone che sono fuggite per raggiungere amici e parenti che già risiedono nel nostro paese. Solo nella nostra regione, il consolato conta almeno 50.000 connazionali che stanno lavorando e che potrebbero aiutare nella fuga altre persone.
La macchina degli aiuti si è messa velocemente e sono tante le realtà che stanno contribuendo ad alleviare le sofferenze di chi arriva stremato ai confini di Polonia, Moldavia e Romania. Carovane quasi incessanti che partono dai confini del paese in guerra per portare in salvo donne, bambini, anziani e ammalati.
Regione Lombardia ha nominato Guido Bertolaso alla guida di una task force per il coordinamento dell’accoglienza che deve essere innanzitutto di registrazione, poi sanitaria e infine abitativa.
NON ESISTE ANCORA UN MODELLO UNICO LOMBARDO
Un modello di presa incarico centralizzato, però, non c’è: il compito è demandato alle singole prefetture che hanno coinvolto le Ats e le aziende ospedaliere oltre agli enti locali per la presa in carico.
Chi arriva deve essere innanzitutto registrato per avere traccia della sua presenza anche al fine di attribuire l’STP ( Straniero temporaneamente esente), per inserire i minori in un percorso scolastico e predisporre una permanenza la cui durata non è possibile prevedere al momento. La registrazione è affidata a chi trasporta e ospita, che manda la segnalazione al Comune e, attraverso questo, alla questura e prefettura.
Le disposizioni parlano di accesso libero ai centri tamponi ( entro 24/72 ore) e a quelli vaccinali, salvo poi attenersi agli orari ormai non più prolungati dei centri attivi in provincia: l’ospedale di Varese è aperto dalle 10.00 alle 15.00 (Lun – Sab) e dalle 08.00 alle 15.00 alla domenica, mentre il Punto Prelievi all’Ospedale di Luino è operativo della 14.30 alle 16.00 dal lunedì al venerdì; l’ex deposito dell’Aeronautica di Gallarate dal lunedì al sabato, dalle 8.30 alle 13.30.
In attesa di effettuare il tampone, però, come si ospita il rifugiato? E, una volta visto il tampone positivo, come si mette in isolamento?
Con l’esito del tampone negativo si viene smistati attraverso i canali dell’accoglienza gestiti direttamente dai Comuni con il terzo settore, mentre la parte sanitaria si completa con indagini di secondo livello per individuare altre possibili malattie o patologie da prendere in carico velocemente attraverso il sistema degli ospedali. Negli ambulatori di salute pubblica varesini hanno effettuato circa 300 visite.
Tra le tante iniziative di accoglienza anche quella dell’Università dell’Insubria che ha annunciato la sua disponibilità ad accogliere gli studenti universitari in fuga per permettere loro di continuare il percorso accademico. Anche le scuole hanno aperto le porte ai bambini per accoglierli nella loro normalità, nonostante i problemi di lingua e la paura ancora nei loro occhi.
LA PRESA IN CARICO DELL’ASST VALLE OLONA AL CENTRO DI GALLARATE
L’Asst Valle Olona ha organizzato un sistema centralizzato nell’ex deposito di Gallarate dove i profughi arrivano, vengono registrati per ottenere subito l’STP o la tessera sanitaria in caso di domicilio certo. Vengono, quindi, sottoposti a tampone e, nel caso di esito negativo, visitati dal personale sanitario dell’azienda ospedaliera che verifica lo stato vaccinale offrendo sia l’opportunità di fare subito il vaccini antiCovid sia altri tipi di vaccini ( su appuntamento).
La visita serve anche ad evidenziare altre problematiche che possono essere approfondite dagli specialisti: in questo caso viene preso direttamente un appuntamento specifico con il medico di riferimento. Stesso percorso per i bambini che accedono ai servizi pediatrici o per le donne in attesa che vengono segnalate all’ostetricia.
Attivo da settimana scorsa, il sistema di presa in carico ha permesso di registrare 300. La capacità quotidiana è di 70 persone al giorno, nel caso dovessero aumentare servirebbe aprire le agende per le prenotazioni.
Gli orari di attività sono dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12.30 e dalle 13.30 alle 16.15.
E chi arriva nel weekend?
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