Sempre più fauna nelle aree urbane: i perchè, i rischi e le regole per un buon rapporto di vicinato
Il fenomeno della fauna urbanizzata richiede, da parte dei cittadini, maggior consapevolezza nel vivere il rapporto con gli animali
Scoiattoli, volpi, gabbiani e rospi e anche cinghiali, la lista della fauna urbana, cioè degli animali che hanno spostato la loro residenza in città, è lunga e variegata.
Un fenomeno in aumento nell’ultimo decennio, diventato oggetto di post virali nei periodi di lockdown, quando le città, apparentemente svuotate dall’ingombrante presenza umana, lasciavano campo libero alle allegre comitive di animali selvatici in esplorazione.
A parte queste apparizioni occasionali, legate ad un momento storico del tutto eccezionale, la questione dell’urbanizzazione della fauna trova le sue ragioni in una lunga serie di fattori. Qualunque sia la ragione, la vicinanza con animali selvatici comporta la necessità di adottare adeguati codici di comportamento, affinché la convivenza non degeneri in situazioni pericolose o dannose per animali e uomini.
Sempre più animali selvatici in città, perché?
Le ragioni di questo “richiamo della città”, sono principalmente legate alle temperature più alte delle aree urbane (in particolare nel periodo invernale), alladisponibilità di rifugi, alla luminosità notturna, che influenza le attività soprattutto di insetti e uccelli, alla mancanza di predatori e, per alcune specie all’assenza della caccia. Ma è soprattutto la facile reperibilità di cibo, che gioca un ruolo chiave, spesso rappresentati dai rifiuti urbani, la prima causa di avvicinamento alle aree urbane per molti animali, come nel caso dei cinghiali che ormai abitano stabilmente in alcune zone di Genova e di Roma. A questo elenco si aggiunge la liberazione, volontaria o accidentale, di animali selvatici detenuti come pet, appartenenti spesso a specie non native, con conseguenza a volte altamente nocive per gli animali autoctoni, per la vegetazione e anche per le infrastrutture cittadine.
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Tra le cause dell’affluenza della fauna verso i centri abitati merita una considerazione anche il cambiamento in senso “green” che sta caratterizzando molte città, non solo italiane ma anche europee. Di questa trasformazione ha parlato Arianna Azzelino, del Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale del Politecnico di Milano, in un incontro online tenutosi l’8 Marzo dal titolo “Le donne e l’ambiente: Atmosfere, Conversazioni, Scenari”, organizzato dal Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università di Milano. Attualmente più della metà della popolazione mondiale vive in centri urbani, con una previsione di crescita della percentuale fino al 70% nei prossimi 30 anni. “Molte grandi metropoli, dice Azzelino, come anche centri urbani più piccoli, rispondono a questo incremento di popolazione investendo in infrastrutture ecologiche, creando polmoni verdi, inserendo elementi di vegetazione, ricostruendo l’alveo dei fiumi, modificazioni rese necessarie anche per far fronte ai cambiamenti climatici. Le città si trasformano in un mosaico di unità, costituite dalle abitazioni, dalle infrastrutture e dalle aree verdi, evolvendo in ecosistemi resilienti e in grado di fornire veri e propri servizi ecosistemici della città”.
In questi nuovi ecosistemi cittadini la fauna generalista, facilmente adattabile, si ricava nuove nicchie e, inevitabilmente, interagisce con la popolazione umana.
Vita in città, pregi e difetti
Cibo comodo e disponibile, anche se di qualità scadente, rifugi e temperature più alte. Vivere in città comporta per gli animali una serie di vantaggi ma anche di svantaggi. Le popolazioni tendono a essere isolate, con diminuzione del rimescolamento genetico che è fondamentale per la sopravvivenza delle specie, i tassi di mortalità salgono per cause antropiche, quali l’uso di rodenticidi, investimenti, avvelenamenti. Il normale ritmo circadiano che disciplina il sonno viene profondamente alterato dalla luminosità cittadina, che influenza i livelli ematici di melatonina, l’ormone regolatore dell’orologio biologico. I rumori cittadini sono fonte di stress, mascherano i rumori naturali, possono interrompere gli animali mentre si alimentano o si prendono cura della prole.
Foto di Sergio Luoni
Anche gli insetti soffrono le conseguenze della vita in città. È stato dimostrato da uno studio dell’Anglia Ruskin University che il rumore generato dalle città riduce il successo riproduttivo nei grilli di campo, perché le femmine non riconoscono il canto dei maschi. Il canto è lo strumento attraverso il quale le femmine scelgono i maschi più idonei alla riproduzione, perché attraverso il canto valutano le dimensioni e lo stato di salute del maschio. Le femmine potrebbero quindi scegliere maschi meno idonei di altri, a discapito della sopravvivenza della prole. Lo sfregamento delle ali, che serve ai maschi per produrre il classico frinire che tanto ci allieta nelle serate estive, comporta un alto dispendio energetico, e il tentativo da parte del maschio di emettere canti ancora più efficaci potrebbe mettere a rischio la sopravvivenza dell’individuo.
La presenza umana determina anche cambiamenti nelle abitudini, alcuni animali generalmente diurni possono sviluppare comportamenti notturni per evitare la compresenza con gli uomini, altri, all’opposto, diventano più confidenti. In entrambi i casi si verifica un cambiamento dei pattern naturali di comportamento, che possono determinare alterazione della fitness, delle dinamiche di popolazione, delle interazioni tra individui fino a intaccare i meccanismi evolutivi delle specie.
L’interazione con le persone
Quando gli animali diventano più confidenti l’uomo non resiste, la tentazione di avvicinarli e di toccarli è fortissima. La vicinanza di un selvatico, nell’era digitale, scatena la corsa al selfie o al video acchiappalike.
Anche se “vicini di casa”, per gli animali selvatici l’interazione con l’uomo rimane un elemento stressante. Il modo migliore per proteggerli e rispettarli è osservarli da lontano. La produzione di adrenalina, l’ormone dello stress, che, tra le altre, ha la funzione di regolare le risposte a segnali di pericolo e ai predatori, risulta essere fisiologicamente più elevata negli animali selvatici rispetto ai domestici.
Gli animali vengono attirati in tutti i modi ma il cibo diventa la risorsa più facile ed efficace da utilizzare. Alimentare gli animali selvatici però, anche quelli urbanizzati, è una pratica assolutamente da evitare. Gli animali si abituano in fretta al cibo facile e smettono di procacciarselo da soli, inoltre spesso le persone offrono agli animali cibo non adatto, causando loro gravi problemi di salute.
La perdita della naturale diffidenza verso l’uomo, causata dai continui avvicinamenti, può facilitare il manifestarsi di atteggiamenti aggressivi, inoltre gli animali diventano più esposti a rischi di natura antropica, che possono comprometterne la sopravvivenza. Anche gli animali domestici possono diventare un pericolo per gli abitanti selvatici delle città, quando si riducono le distanze dall’uomo e dalle abitazioni.
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Foto di Sergio Luoni
Gli animali selvatici possono trasmettere patologie alle persone e agli animali domestici, e possono a loro volte contrarre malattie con esiti anche letali. Offrire cibo agli animali potrebbe anche causare la stretta vicinanza di animali di specie diverse, la recente pandemia ci ha insegnato che i patogeni possono anche “saltare” da una specie all’altra (spillover), diventando così estremamente pericolosi. Anche i parassiti presenti sugli animali, quali pulci e zecche o altri atropodi ematofagi come le zanzare, possono fungere da “taxi” e veicolare diverse patologie dagli animali agli uomini.
Spesso gli animali selvatici in città si avvicinano alle abitazioni, provocano danni agli alberi, rosicchiano cavi e danneggiano strutture, spargono i rifiuti e sporcano con le deiezioni. Queste situazioni creano un conflitto tra la presenza degli animali e le attività umane che può degenerare e sfociare in manifesta avversità verso la fauna.
Le regole di buon vicinato
Foto di Luca D’Intino
Per mantenere una corretta convivenza occorre quindi adottare dei comportamenti che devono essere mirati al rispetto degli animali senza favorire la perdita della naturale diffidenza e l’eccessiva diffusione sul territorio urbano, azioni semplici che hanno comunque effetti positivi sulla qualità dell’ambiente in cui viviamo:
- gestire attentamente i rifiuti, soprattutto quelli alimentari, senza abbandonarli nelle strade o nei cestini dei parchi cittadini,
- non alimentare gli animali selvatici, non ne hanno bisogno e non facciamo il loro bene,
- ridurre l’uso della luce artificiale e limitare i rumori,
- imparare ad osservare e a conoscere gli animali selvatici che abitano le nostre città, senza creare loro alcun disturbo,
- insegnare ai bambini che gli animali selvatici sono diversi da quelli domestici,
- non rilasciare mai nell’ambiente specie selvatiche detenute, quando permesso, come pet.
Sforzi piccoli ma necessari affinché la convivenza con la fauna urbanizzata rappresenti sempre di più un elemento di arricchimento della nostra vita in città.
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