L’incertezza raffredda la voglia di investire. Calano del 3% gli ordini delle macchine utensili
Lo scenario geopolitico fa sentire i suoi effetti sulla domanda interna, mentre crescono del 5,3% gli ordinativi dall'estero. Barbara Colombo (presidente Ucimu): "Per la consegna di un macchinario servono dai 9 ai 12 mesi"
È l’incertezza sullo scenario geopolitico a frenare gli investimenti. A risentirne subito sono gli ordini delle macchine utensili che secondo l’indice elaborato dal Centro Studi & Cultura di Impresa di Ucimu- Sistemi per produrre segna un calo (-3%) rispetto al periodo gennaio-marzo 2021.
È una diminuzione ancora leggera, tenuto conto che in valore assoluto l’indice si è attestato a 164 (base 100 nel 2015).
Sul risultato ha pesato la riduzione della raccolta ordini sul mercato interno, crescono invece del 5,3%, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, gli ordinativi dall’estero. Il valore assoluto dell’indice si è attestato a 163,2. L’indice degli ordini raccolti sul mercato interno ha invece registrato un calo del 15,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il valore assoluto dell’indice si è attestato a 164,4.
«L’attività sui mercati esteri è per i costruttori italiani indispensabile – ha commentato Barbara Colombo, presidente di Ucimu sistemi per produrre – per questo, nonostante le difficoltà indotte prima dalla pandemia e poi dal conflitto, occorre potenziare la nostra iniziativa oltreconfine, non soltanto per recuperare il terreno perso nell’ultimo biennio. La situazione attuale deve indurre le imprese italiane costruttrici di macchine utensili a rivedere l’ordine di priorità dei mercati: se è importante continuare ad esperire nuove aree di destinazione del made in Italy di settore, oggi è fondamentale presidiare e sviluppare l’attività nei mercati tradizionali, penso ad Europa e Stati Uniti in particolare, così da assicurarci quote di mercato nelle aree le cui economie, più facilmente, intesseranno rapporti commerciali nel prossimo futuro».
IL MERCATO INTERNO
Sul fronte interno il rallentamento registrato dai costruttori italiani sul mercato domestico è determinato da due ragioni. «Da un lato – ha spiegato Barbara Colombo – si confronta con un risultato, quello del primo trimestre 2021, decisamente positivo; dall’altro, può ragionevolmente essere frutto della decisione degli utilizzatori di anticipare le decisioni di acquisto nell’ultimo trimestre, per godere degli incentivi 4.0 le cui aliquote previste dalla legge di bilancio scorsa, cioè del 2021, erano superiori a quelle della attuale».
«D’altra parte – ha continuato la presidente di di Ucimu sistemi per produrre – sebbene si tratti di un calo decisamente contenuto e al momento la raccolta ordini viaggi ancora su livelli molto alti, come dimostrano i valori dell’indice assoluto, tra i costruttori comincia a serpeggiare una certa preoccupazione relativa ad un possibile raffreddamento della propensione ad investire, determinata dall’incertezza portata dalla guerra tra Russia e Ucraina».
SI ALLUNGANO I TEMPI DI CONSEGNA
I vertici di Ucimu spiegano che tra i danni generati dal conflitto in corso in Ucraina all’attività produttiva delle imprese italiane c’è anche l’allungamento dei tempi di consegna dei macchinari in attesa di ricevere a loro volta approvvigionamenti di componenti elettroniche e materiali, quali nichel, acciaio e ghisa. «Tutto questo – ha sottolineato Barbara Colombo – rischia di causare disagi ai nostri clienti che devono attendere per la consegna della macchina oltre il termine fissato. Ma non solo. Il tempo che trascorre tra l’ordine della macchina e la sua consegna, momento della fatturazione, è oggi fissato a 9-12 mesi contro i 6-8 mesi abituali».
In un lasso di tempo così ampio e con un contesto così incerto, le variazioni dei prezzi delle materie prime possono incidere pesantemente sul costo di produzione della macchina, erodendo i margini per le imprese costruttrici di macchine utensili. A ciò si aggiunge l’inflazione che può agire da moltiplicatore dei prezzi, a ulteriore detrimento degli utili derivanti dall’attività produttiva. «Per evitare che noi costruttori, ad un certo punto, si decida di non prendere più ordini oppure che i nostri clienti decidano di aspettare ad ordinare in attesa di una situazione più chiara – ha continuato Barbara Colombo – occorre un intervento immediato da parte delle autorità di governo a cui Ucimu sistemi per produrre insieme ad altre associazioni, Assofermet, Anima e Anfia, in rappresentanza dei settori più esposti, ha chiesto un incontro per valutare possibili azioni di mitigazione degli effetti derivanti dal conflitto in corso».
LE RICHIESTE AL GOVERNO
«In particolare, chiediamo un intervento immediato per la costituzione di un tavolo di lavoro con Ministero sviluppo economico e ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, per la definizione di nuovi canali di approvvigionamento delle materie prime in alternativa a quelli abitualmente utilizzati e ora interrotti dalla situazione contingente. Inoltre, per assicurare il corretto funzionamento delle filiere produttive che utilizzano metalli – filiere che rappresentano poi una fetta importantissima dell’industria europea – riteniamo debba essere presa in considerazione la sospensione temporanea delle misure Ue, istituite nel 2018 in risposta ai dazi Usa su import di acciaio dal Vecchio Continente, che fissano quote contingentate di ingresso di materiale siderurgico da paesi terzi e che impongono, per le quote eccedenti, dazi decisamente penalizzanti per i player del manifatturiero europeo».
ESTENDERE IL TETTO DI COSTO A TUTTE LE FONTI DI ENERGIA
«Oltre a ciò, chiediamo alle autorità di governo, impegnate già da alcune settimane nella definizione di misure che possano calmierare i costi dell’energia per cittadini privati e imprese, di estendere il provvedimento del tetto ai costi dell’energia dalle sole rinnovabili a tutte le fonti di energia che le aziende utilizzano per l’attività produttiva. Pur consapevoli della necessità di sostenere la transizione green, siamo costretti a sottolineare come, in una situazione di emergenza quale l’attuale, sia anzitutto necessario assicurare al manifatturiero, primo pilastro del sistema economico del nostro paese e dell’intera Europa, il prosieguo più agevole possibile dell’attività. Non possiamo permettere che le aziende escano dal mercato perché vessate da costi insostenibili o perché bloccate dall’impossibilità di produrre; sarebbe un danno sociale irreparabile. Per questo crediamo che tutti i provvedimenti previsti dall’Unione Europea in materia verde debbano essere rimodulati. Penso anzitutto al tema dell’elettrificazione del motore elettrico. Non chiediamo nessuno stravolgimento, intendiamoci, ma una ripianificazione delle tempistiche della transizione, da motore endotermico ad elettrico, che tenga conto della situazione attuale già particolarmente complessa».
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