Tutta Mesenzana in lacrime per l’ultimo saluto a Giada e Alessio
Fiori, palloncini e tanto dolore nei funerali dei due ragazzini morti per mano del loro papà. Per accogliere tutti allestiti anche dei gazebo e delle casse acustiche all'esterno della chiesa
Migliaia di persone dentro e fuori la chiesa parrocchiale di Mesenzana per i funerali di Giada e Alessio.
Per permettere a tutti coloro che si sono presentati per l’ultimo, durissimo saluto ai due ragazzini morti per mano del loro papà, che si è poi suicidato, sono stati anche allestiti dei gazebo e delle casse acustiche all’esterno della chiesa.
Fiori, palloncini e occhi spenti ascoltano le dolci e spezzate parole della dirigente scolastica e del sindaco, intervenuti all’inizio della cerimonia: «La fascia che porto oggi simboleggia il dolore che sta provando Luana, la famiglia e tutta la comunità, ma vuole essere anche un simbolo di solidarietà. Vogliamo dire a Luana che non è sola e che i suoi figli non saranno dimenticati. Se la famiglia è d’accordo intitoleremo la parte pubblica antistante all’Istituto Comprensivo Statale Domenico Zuretti» ha detto il sindaco di Mesenzana Alberto Rossi all’inizio della Cerimonia.
«Non ci saranno mai parole per descrivere e accettare una tragedia come questa. Come dirigente che ha scelto questa professione per passione e guidata dai valori mi rivolgo a chi resta, e soprattutto alle ragazze e ai ragazzi: dovete credere sempre nell’amore – ha aggiunto Katia Fiocchetta, la dirigente scolastica dei ragazzi, con voce spezzata dalla commozione – come vi dico sempre, quando c’è un problema esternatelo agli adulti di riferimento. Perché i problemi e le preoccupazioni se condivisi si sgretolano, se tenuti dentro invece diventano un macigno. Voglio salutare così Giada e Alessio: ricordandoli sorridenti a scuola e dediti alle loro passioni, equitazione per Giada e il rugby per Alessio, e voglio abbracciare virtualmente la mamma a nome di tutta comunità scolastica».
«Ci portiamo dentro da tanti giorni questa domanda: perché? La stessa domanda che ha fatto Gesù sulla croce. Perché mi hai abbandonato? E quella risposta non c’è. È una domanda che continua, che continuerà a risuonare. Non c’è risposta – si è domandato don Michele Ravizza nella predica – Forse allora questa domanda deve rimanere così, in sospeso. Perché abbiamo un’altra domanda che ci rimane dentro alla quale possiamo trovare una risposta.. come, come faremo ad andare avanti? A vivere la nostra vita? E come rimarremo cambiati, tutti noi, da quanto è successo. E allora, la prima parte di questo tentativo di risposta lo possiamo trovare nel libro di Giobbe: con uno sguardo sul futuro e con la prospettiva dell’attesa. Ci ritroveremo con Giada e Alessio, quando sarà il momento ci rivedremo faccia a faccia e contempleremo i loro volti illuminati dal Signore, così saranno ancora più belli. È un’attesa che ci dà una speranza, come andare avanti verso l’incontro, senza accelerare, ma con quella gioia che dice che abbiamo voglia di rivederli e abbracciarli».
«E poi c’è lo sguardo al presente dove questa sofferenza non ce la può togliere nessuno – ha aggiunto il celebrante – Ci mettiamo alla presenza del signore in quel silenzio che custodisce i loro volti, le loro parole e anche il dolore. Una ferita che forse potrà rimarginarsi ma non andrà via, un dolore di cui rimarrà una cicatrice. La presenza di tanti di noi oggi e nei giorni passati e spero nel futuro, ci indicano la presenza del signore, che si fa carne nelle persone che visitano, che ascoltano, che sanno rimanere in silenzio. Vedremo sempre la croce, ci sarà, ma come abbiamo fatto con compagni di Alessio il giorno dopo a catechismo, renderemo questa croce fiorita: perché la morte non è l’ultima parola sulla vita di un uomo, non è l’ultima parola nella vita di Giada e Alessio. È una croce che fiorisce. E allora quello sguardo faticoso, triste del presente, diventa uno sguardo fiducioso su questo futuro. Un futuro che attualmente facciamo fatica a vedere ma che siamo certi che come, come la primavera, tornerà a fiorire».
Ad accogliere i piccoli all’uscita con applausi e palloncini colorati, lasciati andare per toccare il cielo, tante persone, compagni di classe, bimbi per mano alle loro mamme e papà, famigliari e amici, spezzati dal dolore. Dopo l’ultimo e toccante momento di silenzio fuori dalla chiesa, il corteo si è poi diretto al cimitero per salutare per l’ultima volta, sulle note di “Mantieni il bacio” di Michele Bravi, “Ovunque Sarai” di Irama e di “Brividi” di Blanco e Mahmood, i due piccoli.
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