Alfio Bua, 43 anni sui campi da calcio ad allenare portieri grandi e piccoli
Il mister, ora al San Michele a Casciago, ha voluto festeggiare la conclusione della stagione sportiva insieme ai suoi allievi e alle famiglie, come fa dall'inizio della sua lunghissima carriera, cominciata nel 1979 e che non ha intenzione di interrompere
Quarantatré anni sui campi da calcio ad allenare portieri tra voli, uscite basse, prese e una passione che non si è mai affievolita. Alfio Bua ha festeggiato con la tradizionale festa riservata ai “suoi” numeri uno di tutte le categorie dal settore giovanile alla prima squadra del San Michele, la società sportiva di Casciago nata nel 2014.
Un passato tra i pali cominciato sul campo di Sant’Andrea, poi il Varese, una parentesi di sette mesi a Piacenza nelle giovanili della squadra allora in serie C e il ritorno a casa, costretto a mollare la carriera per problemi alla vista risolto con un’operazione qualche anno fa. t
«Ho cominciato ad allenare nel 1979, a Viggiù, e da allora non mi sono mai fermato – racconta Alfio Bua circondato dai ragazzini che allena e dai genitori -. Qui al San Michele ho sposato il progetto di una società giovane, in crescita, con tante idee e tanti sogni. Il settore giovanile è stato creato da zero, adesso ho dieci portieri. Con loro ci tengo a festeggiare alla fine della stagione, è un mio pallino, lo faccio da sempre per chiudere un cerchio. Quest’anno è stata una bella stagione, sono contento, anche se la migliore sarà sempre la prossima».
Se gli si chiede di guardarsi indietro e scegliere una squadra che gli è rimasta nel cuore e qualcuno dei suoi ragazzi, Bua è deciso nel dare le risposte: «Gli anni di Venegono sono stati i migliori, con la cavalcata fino all’Interregionale: stagioni ricche di soddisfazioni sia in campo che fuori. I due allievi che mi rimangono nel cuore sono sicuramente due, senza nulla togliere ai tantissimi che ho allenato negli anni: Gabriele De Leo e Andrea Arnaboldi, sono il mio terzo e il mio quarto figlio. De Leo gioca ancora al San Michele e nelle giovanili alleno suo figlio, cosa che mi era capitata già in passato con altri ragazzi. Andrea è una persona squisita, che può insegnare tanto a livello umano e di motivazioni».
Proprio ad Arnaboldi, motivatore ed ispiratore, atleta di livello nazionale nella corsa di lunga durata, Bua ha chiesto di raccontare la sua esperienza prima di cenare insieme ai suoi ragazzi, un momento che può servire molto soprattutto per i ragazzi più giovani che si avvicinano ad un ruolo complesso e difficile come quello del portiere: «Io ho sempre portato nuovi metodi, nuove idee, ho sempre puntato sulla formazione andando in giro per l’Italia a studiare e imparare – conclude Bua -. Il divertimento è sempre il primo obiettivo, ma c’è anche un gran lavoro da fare anche sulle motivazioni e sulla testa dei ragazzi. Esempi come quello di Andrea sono fondamentali».
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