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Incubo finito per le 5 maestre d’asilo di Busto Arsizio accusate di maltrattamenti. Il Gip archivia
Il giudice per l'udienza preliminare ha accolto la richiesta del pubblico ministero che aveva definito le maestre severe ma non maltrattanti. La vicenda era venuta a galla 2 anni fa
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Era il 5 giugno 2020 quando a Busto Arsizio emerse l’indagine (partita dall’esposto di alcuni genitori, ndr) da parte della Procura di Busto Arsizio nei confronti di 5 maestre dell’asilo nido comunale Giannina Tosi per maltrattamenti nei confronti di alcuni dei minori a loro affidati. A quasi due anni di distanza il giudice per le indagini preliminari Stefano Colombo ha deciso di archiviare l’indagine nei loro confronti: «Severe sì ma non maltrattanti». Ad una prima richiesta di archiviazione, infatti, era stata manifestata l’opposizione da parte di alcuni genitori che aveva portato ad ulteriori approfondimenti.
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Il giudice ha dunque accolto la richiesta del Pubblico Ministero e respinto l’opposizione da parte dei legali di alcuni genitori spiegando che «ferma la non condivisibilità sul piano educativo di alcune condotte delle indagate complessivamente non si ritiene che l’accusa sia efficacemente sostenibile in giudizio.Risultano, infatti, contraddittori molti degli elementi di prova agli atti, delle manifestazioni di stima ricevute da numerose famiglie a sostegno delle indagate, del contesto stesso in cui operano e della difficoltà talvolta di relazionarsi con un numero elevato di bambini contemporaneamente. A questi elementi si aggiunge l’età delle persone offese e la relativa difficoltà di ottenere dichiarazioni credibili ed attendibili circa quanto accadeva a scuola, in assenza di chiari traumi».
Le condotte delle indagate appaiono – scrive nel dispositivo il giudice – da un lato come manifestazioni di intemperanza assolutamente sporadiche ed estemporanee, nel contesto della gestione particolarmente delicata di alcuni minori caratterizzati da specifiche difficoltà comportamentali (ad esempio, nel distacco dai genitori al momento dell’ingresso al nido o nella relazione con gli bambini) e, quindi, per nulla abituali e reiterate nel tempo o tali da creare penose condizioni di vita ai piccoli ospiti dell’asilo nido. Dall’altro lato, rappresentano – con riferimento ad alcuni specifici episodi – forme di intervento educativo piuttosto severe e rigide, sicuramente necessarie ad impedire al bambino di far male agli altri compagni o di farsi del male da solo.
Il difensore delle indagate, Davide Toscani, ha prodotto, oltre alle testimonianze di numerosi genitori di altri bambini frequentanti l’asilo nido nello stesso periodo, anche le dichiarazioni scritte delle indagate stesse che hanno spiegato, contestualizzandoli e rapportandoli alle specifiche caratteristiche di ogni singolo bambino, gli specifici episodi oggetto di contestazione, dimostrando come diversi comportamenti siano frutto di scelte educative, proporzionate e finalizzate a correggere comportamento di specifici minori, quindi – in ultima istanza – ad educarli.
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