Visite guidate e memorie, Gallarate riscopre Palazzo Minoletti insieme al FAI
Cinquecento le persone che nel fine settimana hanno partecipato al tour all'interno del palazzo razionalista, chiuso da vent'anni. Un successo nel momento in cui (finalmente) si è ricominciato a parlare di un recupero
C’è chi ricorda i balli dei giovani nel salone, negli anni successivi la guerra.
E chi invece ha vissuto in quelle stanze una parte della propria carriera lavorativa.
Sono tante le memorie stratificate a “Palazzo Minoletti” a Gallarate e tanti gallaratesi sono venuti a portare un pezzo – anche minuto, personale – di storia dell’edificio che fu Casa del Fascio e poi cooperativa, poi ancora ufficio postale e ufficio delle tasse.
L’occasione di condivisione è stata l’apertura straordinaria voluta dal Fai del Seprio e di Varese, che per due giorni ha aperto l’edificio alle visite guidate. «Le prenotazioni sono andate pressoché esaurite e hanno consentito la visita a 500 persone» spiegano gli iscritti Fai che hanno curato la due giorni di sabato e domenica.
Inattesa è la visione di piazza Garibaldi dall’alto, dalle vetrate del salone, che scandiscono la facciata al primo piano. Tra gli ambienti più inaspettati ci sono i sotterranei, con il rifugio antiaereo che serviva il centro città (a fianco di altri come quello di piazza Risorgimento). Le visite guidate hanno consentito a molti di apprezzare l’architettura razionalista del palazzo progettato dall’architetto Giulio Minoletti e costruito proprio nell’anno d’inizio della guerra: un’architettura certamente audace, piuttosto insolita anche rispetto al monumentalismo fascista.
Un’architettura che ancora oggi divide in modo spesso netto i gallaratesi, tra chi apprezza e chi vorrebbe che venisse abbattuto (ipotesi impossibile, essendo l’edificio vincolato). L’itinerario del Fai portava anche alla scoperta della terrazza sul tetto, che propone un’insolita e diversa visione dei tetti e i comignoli delle case più antiche del centro storico, a ridosso della piazza Libertà.
Nella storia dell’edificio si innesta anche la storia cittadina: dalle manifestazioni del regime in anni di guerra, alle torture degli antifascisti ad opera delle Brigate Nere, fino alla “conquista” partigiana al 25 aprile. E poi – appunto – gli anni della pace, quando venne ribattezzato “Palazzo Matteotti” e ospitò una cooperativa, con tanto di balli ricordati appunto dai più anziani.
Si riapre il dibattito sul destino dell’edificio
La visita guidata proposta dal Fai s’inserisce in una fase in cui si sta nuovamente discutendo del destino dell’edificio, finalmente con proposte anche piuttosto concrete, dopo la presentazione (curata dagli assessori Rocco Longobardi e Francesca Caruso) del bando per intervento in partnership pubblico-privato: c’è anche una proposta di un istituto tecnico che vorrebbe insediarsi qui.
Forse anche queste ipotesi hanno contribuito ad aumentare la curiosità verso il palazzo e la partecipazione alle visite, che sono state curate da Francesca Colombo, Giulia Dalla Valle, Marco Clerici, Carlo Luoni, Carlo Magni, Marco Tamborini, Paola Negrin, Daria Ceriotti, Lia Sabbadini, Andrea Bocchi, Paola Girola, Marco Colnago, Aglaia Pressello, Nicoletta Ovicini, Alice Desto, Giulia Pozzi, Martina Peroni, Sara Marcolli, Giulia Provasoli, Daniela Molla, Giusy Quaranta, Ivano Camnasio, Vanna Raimondo, Graziella Della Valle, Roberta Naggi, Antonella Franchi, Peter G. Haag.
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