Dal Passo del Lucomagno ad Aquila la Francisca entra in Ticino
Prima tappa interamente in Canton Ticino dove la via parla italiano e offre scenari montani fantastici. Un percorso tutto immerso nella natura per venti chilometri tra sentieri e strade di campagna
Si torna a parlare italiano, anche se con un forte dialetto ticinese. Il Passo del Lucomagno è il punto di confine tra i cantoni dei Grigioni e del Ticino. Ieri al nostro arrivo all’hospizi dove avremmo dormito, non abbiamo potuto godere a pieno del posto perché troppo stanchi, ma soprattutto perché da lì a poco sarebbe arrivato un forte acquazzone. Ci siamo impegnati giusto il tempo delle foto di rito, che si sono ripetute stamattina presto quando siamo usciti dopo colazione.
La tappa che sale al passo è da incorniciare per chi ha la passione del cammino. È una di quelle che si ricorderanno per tante ragioni, ha un valore simbolico e poi per la prima volta abbiamo trovato finalmente il simbolo del pellegrino della Via Francisca. Adesivo che da quel punto più alto, sul passo, avremmo poi ritrovato ad ogni bivio importante fino ad Aquila e quindi c’è da credere sia stato sistemato fino a Lavena Ponte Tresa. Da lì sappiamo bene, per essere tra quelli che curano lo sviluppo della Via, che tutto il percorso fino a Pavia è ben segnato.
La tappa di oggi è tra quelle difficili, non particolarmente impegnativa per la lunghezza, siamo sotto i 21 chilometri, ma per il dislivello. Si scendono oltre mille metri ed è una misura importante per lo sforzo che producono i muscoli, abituati più a salire che a controllare bene la discesa.
Un percorso bello, tutto immerso nella natura e si cammina quasi sempre sui sentieri. Una tappa di montagna, come quella di ieri, ma forse ancora più suggestiva perché gli scenari sono tutti in mezzo alle vette. Si attraversano solo piccoli agglomerati di case, ma senza alcun problema nel reperire l’acqua perché ci sono diverse fontane lungo il cammino.
Subito sotto il passo ci siamo fermati a guardare e fotografare la fonte del Brenno, con un’acqua limpida che esce direttamente dalla montagna. Un paesaggio bucolico accompagnato da malghe di montagna e tante mucche al pascolo. La discesa all’inizio è molto dolce passando zone che sembrano dipinte da quanto sono ordinate. Proseguendo ci sono 3-4 tratti in cui il dislivello si fa sentire e le difficoltà aumentano a causa di sentieri invasi da diverse pietraie portate giù dall’acqua. In generale comunque i sentieri sono molto belli e curati e la via è segnata in modo eccellente.
Un punto che non abbiamo mai trattato in questi giorni riguarda l’abbigliamento e altro per il cammino. In giornate così calde abbiamo sempre utilizzato solo magliette leggerissime e tecniche. Lo stesso per i pantaloni. È opportuno avere degli scarponi perché in alcuni tratti ci si bagnerebbe i piedi e poi proteggono meglio le caviglie. Altro strumento essenziale sono i bastoncini perché sono un ottimo ausilio per la salita, ma forse ancor di più per la discesa.
Anche oggi non poteva mancare un pediluvio nel fiume. A metà strada abbiamo fatto una sosta andando a sentire la temperatura del Brenno e i nostri piedi per un attimo hanno gradito e poi ci hanno subito chiesto di lasciar perdere visto che dopo un minuto si cominciava a sentir dolore più che sollievo. Resta il fatto che l’acqua caratterizza anche tutto questo tracciato da Coira fino ad entrare nel canton Ticino.
L’arrivo a Olivone è stato un sollievo anche perché da lì a poco sarebbe arrivato un gran temporale. Giusto in tempo a chiudere la tappa, la prima interamente in Ticino e da stamattina infatti si diceva: “Buongiorno” oppure “ciao”. Ora mancano quattro giorni per arrivare a ultimare tutto il tracciato elvetico. Da Aquila a Biasca, poi fino a Bellinzona, da lì a Rivera e per finire Ponte Tresa. Vedremo quando percorrerla.
IL TRACCIATO DA OUTDOORACTIVE
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