La Lasi spa di Gallarate diventa benefit. Nello statuto entrano i valori della comunità
Gli imprenditori Fabio, Giuseppe e Marco Boggio hanno "chiuso il cerchio" iniziato negli '60 dai genitori Lina e Mirocle
Ieri sera, entrando alla Lasi spa, azienda elettromeccanica di Gallarate, tra le tante persone presenti si respirava aria di felicità e partecipazione. La scelta della famiglia Boggio di passare a società Benefit è stata condivisa con l’intera comunità di riferimento. Nello stabilimento di via Lazzaretto c’erano i collaboratori, gli amici, i fornitori, il primo cliente storico, i dipendenti, il prefetto, il presidente di Regione Lombardia, il provveditore agli studi, i rappresentanti dell’Unione industriali e dell’università Liuc e persino un cardinale. E poi c’erano loro tre, i fratelli Boggio, Fabio, Giuseppe e Marco, a fare testimonianza dei valori dei fondatori, i loro genitori.
Diventare società Benefit significa scegliere di produrre contemporaneamente benefici di carattere sociale e ambientale mentre si raggiungono i propri risultati di profitto, riconoscendolo formalmente nel proprio statuto.
I tre fratelli Boggio hanno deciso di chiudere quel cerchio che negli anni ’60, con coraggio, mamma Lina e papà Mirocle avevano iniziato a tracciare.
L’azienda, che allora si chiamava ancora Famag, nasceva da una consapevolezza: creare qualcosa di buono per gli altri e per le generazioni future. Del resto, Antonio Genovesi, il capostipite dell’economia civile, oltre due secoli fa, affermava che «è legge universale che non si può far la nostra felicità senza far quella degli altri».
Massimo Folador, docente di Business Ethics all’università Liuc di Castellanza, che fin dall’inizio ha accompagnato l’azienda in questo percorso, ha ricordato ai presenti che il termine economia significa il governo della casa. È lì che si sviluppa l’attenzione al bene comune. Un sentimento che Mirocle Boggio traduce anche in impegno verso la comunità di appartenenza, diventando sindaco di Caravate. Non è dunque un caso che il senso etico di questi tre imprenditori di seconda generazione sia nato all’interno della famiglia.
Il cardinale Edoardo Menichelli rivolgendosi ai fratelli Boggio ha parlato di «impegno profetico», ovvero una testimonianza che è sociale, pubblica e al tempo stesso umana, destinata a modificare in modo significativo la vita e le prospettive economiche e sociali della comunità. «Affinché avvenga tutto questo – ha detto il cardinale – dobbiamo recuperare la centralità della persona umana e l’obiettivo del bene comune. Se al centro non mettiamo la persona umana noi saremo sempre abitati dalla disuguaglianza. Comprendo che dire queste cose è facile, mentre metterle in pratica diventa complicato e impegnativo ma indispensabile».
In una serata così, scegliere di dare un omaggio ai presenti era un rischio che però i fratelli Boggio si sono presi con merito. Nel sacchetto consegnato all’uscita dalla fabbrica c’erano: lo statuto di Lasi spa società benefit, una chiavetta con il report sociale, contenuti in una piccola borsa in tela, realizzata dai detenuti del carcere di Opera-Milano per il progetto, a dir poco catartico, “Borseggi“. E ancora: il libro di Massimo Folador “Verso un’economia integrale” e un altro testo, “Fiori di ictus“, di Carolina Boggio, la cui testimonianza durante la serata ha emozionato per intensità, bellezza e verità. Un diario in cui racconta la sua lotta per riconquistare la normalità perduta a causa della malattia.
«Il vostro scopo qual è?» Chiede Carolina al lettore, augurandogli buona lettura.
Pare che la terza generazione della famiglia Boggio il suo lo conosca già.
Dalla crisi usciremo migliori solo se avremo cura della “casa comune”
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