Scuole senza docenti: tra concorsi in ritardo e pochi vincitori l’anno riparte con troppe cattedre vuote
Il concorso ordinario del 2020 e quello straordinario non sono ancora conclusi. Alta percentuale di non ammessi soprattutto per le materie scientifiche. Il giornale specializzato Tuttoscuola traccia un quadro critico
Con il primo di settembre le scuole si sono rimesse in moto per pianificare l’anno che sta per cominciare. Dirigenti e docenti si incontrano per programmare didattica e attività integrative. Alcune scuole, coma il liceo Crespi di Busto Arsizio sono già partite in quarta anche grazie a un organico quasi del tutto completo ( mancano un paio di docenti), altre, invece, sono in alto mare con metà dei docenti mancanti.
«La copertura dei posti quest’anno è arrivata molto molto precocemente – spiega la dirigente del Crespi Cristina Boracchi che è anche la rappresentante dell’Ambito 35 – così pure come la composizione degli organici perché l’Ufficio scolastico provinciale ha lavorato molto bene, anticipando i tempi. Anche a livello nazionale si è lavorato in anticipo e questo ha permesso di arrivare a questo punto dell’anno con quasi tutte le soluzioni».
Come mai, dunque, alcune scuole sono ancora in alto mare? La risposta viene dal giornale on line Tuttoscuola che è andato a verificare come stiano procedendo i concorsi banditi: sia l’ordinario del 2020 sia quello straordinario.
«Per il concorso ordinario sono state definite al 31 agosto undici graduatorie delle diciotto previste, determinando per il momento l’attribuzione di 829 cattedre (46,2%) delle 1.796 a bando e la vacanza di 65 cattedre senza vincitori.
Per il concorso straordinario-bis sono state definite cinque graduatorie delle undici previste, determinando per il momento l’attribuzione di 77 cattedre (8,9%) delle 863 a bando.
Complessivamente la metà delle regioni ha potuto avvalersi delle graduatorie di entrambi i concorsi.
Questa situazione comporta che il 56% dei posti vacanti sono ancora in attesa di una nomina, parliamo di circa 31.000 posti a livello nazionale».
Non si tratta solo di lentezza ma anche di un elevato tasso di non ammessi. Questo è il caso, per esempio, dei concorsi per le “STEM”, le materie scientifiche che già lo scorso anno avevano visto un’elevata percentuale di non ammessi. Si era parlato di grande difficoltà soprattutto a causa del divieto di utilizzare carta e penna oltre il computer, quindi possibilità di fare operazioni matematiche per dare le risposte.
Gli iscritti alle cinque discipline STEM erano stati 37.158; quelli coinvolti nelle 47 procedure concluse a tutto il 24 agosto erano 16.615. Complessivamente soltanto 1.321 candidati erano stati ammessi: l’8%! Tra assenti e bocciati sono stati 15.294 (92%) i candidati esclusi, con punte del 97,4% per la A026 ( fisica). Tra i 1.321 candidati ammessi, oltre ai 582 vincitori, sono 739 gli idonei.
Secondo i dati raccolti da Tuttoscuola, soltanto 582 cattedre delle 1.685 a bando sono state coperte (35%) e, quindi, non sono state assegnate 1.103 cattedre (comprese 336 vacanti).Anche il concorso straordinario-bis per la secondaria, nonostante la semplificazione della procedura ha definito solamente il 40% delle graduatorie attese con la copertura di 3.193 cattedre e la non assegnazione di 11.227 (comprese 118 rimaste vacanti).
L’unico concorso che ha quasi concluso le procedure (definite 57 graduatorie su 59) è quello ordinario di infanzia e primaria. Soltanto 7.252 posti dei 12.863 previsti dal bando sono stati però coperti, lasciandone non assegnati 5.611 (compresi 5.389 vacanti, tutti di sostegno).
Nel complesso ad oggi, 1° settembre, sono pertanto soltanto 24.770 i posti coperti dai vincitori, pari a poco più del 44% dei 55.839 attesi.
Questo il bilancio finale indicato da Tuttoscuola che parla di un ricorso massiccio ai supplenti, figure necessarie per il sistema scolastico italiano ma la cui precarietà è un limite all’avvio di programmi e progetti di sviluppo dei singoli istituti. Figure provvisorie che dovranno magari lasciare il posto al vincitore di concorso quando questi si concluderanno. Un’anomalia che i concorsi volevano appunto azzerare ma con scarsi risultati.
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