“Io ci sono”. La lezione di Gaber oltre l’astensionismo indifferente
Il primo partito in Italia continua a crescere. Ma c’è chi non guarda dall’altra parte
Dal 1972 al 2022, c’è un partito che è passato dal 7 al 36%, con un’ascesa apparentemente inarrestabile. In Campania e Calabria ha la maggioranza assoluta. Anche in Lombardia è al 30%. È il partito dell’astensionismo e della disaffezione dalla politica, il primo in Italia. Quest’anno un ulteriore balzo in avanti. Il 25 settembre ha votato solo il 64% degli italiani, a fronte del 73% delle elezioni per il Parlamento del 2018. Alcuni commentatori hanno chiamato in causa le bombe d’acqua che hanno impedito l’accesso ad alcuni seggi e perfino la rottura del silenzio elettorale da parte di alcuni presunti già vincitori. Forse. In realtà il fenomeno ha radici profonde, come documentato dal rapporto parlamentare pubblicato a maggio 2022 in un Libro Bianco sull’argomento, in cui si legge: “L’Italia va inserita in quei paesi ad alta partecipazione, in cui la crescita dell’astensione sembra il risultato, prima, della sfiducia nei partiti e del conseguente terremoto politico all’inizio degli anni novanta e, poi, a distanza di anni, della grande recessione con i suoi effetti economici e sociali che spinge a reazioni di protesta e astensione”.
Cosa si nasconde dietro questi numeri? Il Libro Bianco suddivide i cittadini che non si recano al seggio in 3 diverse sotto-categorie:
– involontari (impedimenti dovuti a problemi di età/salute o distanza dal seggio);
– indifferenti (scarso interesse, disinformazione);
– alienati (critica radicale, insoddisfazione, sfiducia).
Per quanto riguarda gli astensionisti involontari, circa 5 milioni di elettori, pari al 12% degli aventi diritto, la commissione sottolinea come su questa componente influisca in maniera significativa l’aumento dell’età media della popolazione, e il peso dei problemi di salute, oltre che a difficoltà negli spostamenti. Ci sono inoltre gli elettori potenziali che si trovano lontani dal proprio comune di residenza per motivi di studio, lavoro o anche semplicemente per turismo e attività sportive e sono disincentivati dal recarsi ai seggi.
Ci sono poi le due dimensioni dell’astensionismo “volontario”: il non voto di protesta e di indifferenza. La componente di alienazione e protesta è stimata in circa il 15-20% degli elettori, mentre quella legata all’indifferenza in circa il 10-15%. Questo è lo zoccolo duro che non sembra scalfibile, senza un profondo cambiamento di rotta del sentimento diffuso sulla capacità di rappresentanza dei partiti. Il Rapporto 2022 sul benessere equo e sostenibile (Bes) curato da Istat, indica come la fiducia degli italiani nei confronti della politica sia particolarmente bassa. Su una scala di apprezzamento che va da 0 a 10 infatti i partiti politici si fermano a 3 (ci fidiamo solo dei pompieri: voto 8).
Lo spettacolo del narcisismo non collaborativo dei partiti tradizionali e dell’urlarsi addosso non aiuta ad avvicinare alla politica. Che fare?
Viene in soccorso un poeta veggente che già alla fine del secolo scorso cantava “Io come persona ci sono”. Fa bene ascoltare le sue parole sempre attuali in questo video da cui estraiamo qualche citazione chiave.
https://www.youtube.com/watch?v=G4mvT6HTEFM
“In un tempo di rassegnata decadenza
Serpeggia la paura nascosta dall’indifferenza…
In un tempo così caotico e corrotto
In cui da un giorno all’altro ci può succedere di tutto…
in un tempo che è forse peggio di una guerra
Dove gli ordigni nucleari pian piano invadono la terra.
In un tempo dove milioni di persone
Si massacrano tra loro
E non sappiamo la ragione…
In un tempo dove tutto ti sovrasta
E qualsiasi decisione passa sopra la tua testa
In un tempo dove il nostro contributo
La nostra vera colpa è solamente un voto
In un tempo che non ti lascia via d’uscita
Dove il destino o qualcuno ha nelle mani la tua vita…
In un tempo tremendo piano piano ti allontani dal mondo, ma con fatica, senza arroganza, come un uomo sconfitto che riesce a vivere solo rifugiandosi nel suo piccolo mondo. Ma la salvezza personale non basta a nessuno. E la sconfitta è proprio quella di avere ancora la voglia di fare qualcosa e di sapere con chiarezza che non puoi fare niente…
Ma io ci sono, io ci sono
Io come persona ci sono, io come persona ci sono ancora
Io coi miei sentimenti ci sono, io coi miei sentimenti ci sono ancora
Io con la mia rabbia ci sono, io con la mia rabbia ci sono ancora
Io con la mia voglia di cambiare ci sono, io con la mia voglia di cambiare ci sono ancora”.
Mi ha colpito questa settimana la piccola storia di uno che, nel suo piccolo agire quotidiano, ha dimostrato questo spirito. Cristiano Giulia, tatuatore titolare di un centro specializzato, a Sora, in provincia di Frosinone, ha rifiutato di assecondare le insistenze di una mamma, che chiedeva un tatuaggio sul collo al figlio di 15 anni, come fosse un rapper o un influencer. Non solo. Ha anche ripreso la conversazione in un video diffuso su TikTok. «Ho aperto il mio studio 21 anni fa, volevo mettere in luce il fatto che vengono i genitori a chiedere di far tatuare i figli minorenni, ma l’etica di un buon tatuatore è di non farlo su mani, faccia e collo a chi ha meno di 18 anni» ha spiegato.
La lezione di Gaber, attualissima, va ben oltre il tema dell’astensionismo. È un appello valido ancora di più in momenti di smarrimento e sfilacciamento. Un grido a fare emergere il coraggio della nostra umanità e senso di responsabilità per il benessere collettivo, perché “la salvezza personale non basta a nessuno”.
“Io con le mie forze ci sono, io con le mie forze ci sono ancora. Io con la mia fede, io con la mia fede ancora. Io come donna o uomo ci sono, io come donna o uomo ci sono ancora”, Giorgio Gaber.
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