Dal 1890 Il Cittadino di Lodi è al centro della sua comunità con spirito di servizio e responsabilità
Dal 1890 racconta del Lodigiano e basso Milanese. Nel 1989 diventa quotidiano con pubblicazione su sei giorni. Nel 2020 inizia la crescita dell'edizione on line e una nuova doppia sfida come racconta il direttore Lorenzo Rinaldi
“In occasione dell’edizione 2022 di Festival Glocal, VareseNews ha deciso di fare una ricognizione sulla stampa locale lombarda, intervistando i direttori di diverse testate impegnate nel racconto delle comunità e dei territori”.
È una delle testate storiche lombarde. Nasce nel 1890 come settimanale dei cattolici e, dopo un secolo, nel 1989 diventa quotidiano a sei numeri settimanali. Il Cittadino di Lodi ( e del Sud di Milano) è diventato una testata giornalistica digitale: affezionato alla carta, che ritiene il suo tratto connotativo, è ormai ampiamente all’interno dell’editoria digitale fornendo contenuti multimediali, “longform” se social.
Lorenzo Rinaldi è diventato direttore del Cittadino dal gennaio 2020, un momento di cambiamento profondo di tutto il mondo della comunicazione: « Oggi si ignora quanto lavoro debba fare un giornalista, soprattutto di una testata locale – commenta – Non basta più trovare la notizia, verificarla, esporla in modo chiaro e corretto. Esistono ulteriori attività parallele, di supporto, per agire nel mondo digitale, in quello dei social, confrontarsi con i lettori direttamente. Attenzione, cura, professionalità, disponibilità sono indispensabili per lavorare nella comunità di riferimento».
Direttore Rinaldi, come sta andando il Cittadino?
Direi molto bene. È impegnato su tutti i fronti: il cartaceo rimane l’asse portante, ma sta producendo numeri impensabili, fino a qualche anno fa, nell’on line. Dal 2020 stiamo registrando una crescita vorticosa sia per le consultazioni libere sia negli abbonamenti digitali. In questo momento, il nostro sito internet è a fruizione gratuita ma stiamo ragionando su una prospettiva a pagamento dove fornire informazioni, ma anche servizi, podcast, pacchetti diversificati, prodotti multimediali di qualità e vari così da soddisfare le richieste della nostra comunità di riferimento, che rimane molto caratterizzata. Il nostro futuro non potrà essere l’articolo a pagamento perchè non avrebbe alcun appeal, ma servizi integrati. Nel nostro futuro, rimarrà sempre la carta che è un segno distintivo, un valore intrinseco di una collettività che in quei fogli si riconosce. Senza quelle pagine, i nostri lettori sarebbero impoveriti, in un processo di omogenizzazione e perdita di identità.
È per questo che il giornalismo locale è una risorsa?
È, innanzitutto, un valore civile. Dove c’è democrazia c’è giornalismo locale. La dimostrazione sono gli USA: dove si è spenta l’informazione locale, il tasso di partecipazione alle elezioni è decisamente più basso. E così c’è uno scollamento con le istituzioni, nessuno vuole metterci la faccia e proporsi, con un grande limite democratico. Il giornalismo locale è al centro di un ecosistema che alimenta la partecipazione e l’attenzione alla collettività. Se manca questo occhio, manca interesse e tutto diventa anonimo. La conferma del valore del giornalismo locale lo abbiamo visto proprio con la pandemia. Il giornale era il punto di riferimento della sua comunità, una certezza soprattutto quando regnava la confusione e il disorientamento.
Quale limite sta vivendo il giornalismo locale?
Ha due limiti: i numeri e il tempo. Oggi non è più sufficiente fare il quotidiano. A questo si aggiunge la parte multimediale che richiede un lavoro continuo e costante. Come dicevo prima, all’impegno che si chiedeva un tempo al giornalista di racconto, precisione, verifica delle informazioni, si aggiunge anche tutto il lavoro di diffusione, condivisione sui social, rielaborazione multimediale. È una sfida stimolante ma anche molto impegnativa perché si lavora in velocità, contro il tempo, ma garantendo qualità e autorevolezza. Soprattutto per un giornale locale, che deve relazionarsi con una comunità preparata e consapevole. Oggi occorre ripensare il valore del giornalismo e la figura del giornalista locale che deve avere molte più competenze, relazioni, la sua esposizione è enormemente maggiore alle pressioni che, a volte, diventano minacce anche di querele preventive. La sfida, quindi, presuppone elevato impegno, preparazione e professionalità: solo così si mantiene il rapporto di fiducia che è poi il collante della comunità di cui parlavamo prima. Si contribuisce a informare e a formare una coscienza civica e uno spirito critico, che sono poi gli elementi che ci impongono di garantire l’elevata qualità del prodotto, in un circolo virtuoso.
Qual è, nel suo giornale, la relazione tra il locale e il globale?
Partirei dalla differenza tra fare giornalismo di provincia e fare giornalismo provinciale. Noi siamo giornalisti locali ma con le idee chiare del contesto nazionale e globale in cui siamo inseriti. Ciò che avviene dietro casa è spesso il frutto di situazioni e decisioni maturate a migliaia di chilometri di distanza. Essere in grado di raccontare quegli eventi apparentemente così distanti, evidenziando il nesso di causalità con ciò che succede dietro casa, fa parte del lavoro del giornalista locale, con lo sguardo globale. Facciamo l’esempio attuale del dibattito sui costi energetici e sulle decisioni di un paese straniero come la Germania. Se noi non sappiamo individuare le linee di congiunzione con il nostro tessuto economico, profondamene legato al mercato tedesco, non potremmo raccontare nemmeno i fatti contingenti che accadono nelle fabbriche del nostro territorio. L’obiettivo è quello di spiegare e rendere concreti quegli slogan che appaiono sui social. Se noi non svolgiamo questo compito, disattendiamo alla nostra funzione sociale.
Come vivete il rapporto con la vostra comunità di riferimento?
Con un grande senso di responsabilità. Il rapporto stretto ci costringe, come dicevo prima, a essere precisi, curare le notizie, approfondire perché il nostro è un lettore critico e pretende. Ha instaurato, con noi, un rapporto di fiducia che poggia proprio sulla professionalità e sulla deontologia. La cartina di tornasole è l’interscambio di informazione: finché vediamo che i nostri lettori ci segnalano eventi, ci danno segnalazioni, pongono questioni, vuol dire che confidano in noi. Questa è la ricchezza della comunità attorno al Cittadino di Lodi, una ricchezza che ci permette di vedere ancora molti giovani bussare alla porta con il desiderio di fare il giornalista. Vuol dire che noi sappiamo rappresentare al meglio l’impegno di questa figura all’interno della comunità. E finché i giovani crederanno in noi, finché leggeranno Il Cittadino comperato in edicola, vorrà dire che stiamo lavorando bene.
Il Cittadino di Lodi
il quotidiano del Lodigiano e del sud Milano nasce nel 1890 come settimanale dei cattolici di Lodi e provincia per diventare, nel 1989, giornale quotidiano di sei numeri settimanali ( non esce la domenica).
La Redazione è formata dal Direttore, 13 giornalisti Art 1, 5 giornalisti Art 5 e una settantina di collaboratori
Davide Cagnola vicedirettore
Cristiano Brandatti caposervizio cronaca
Arrigo Boccalari vice caposervizio cronaca
Stefano Rossi, Federico Gaudenti, Cristina Vercellone, Carlo Catena, Mario Spini ( caposervizio e si occupa del sito), Matteo Brunello e Greta Boni redattori cronaca
Cultura Lucio D’Auria,
Sport Caposervizio Marco Opizzi e redattore Daniele Perotti
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