Droga al posto della tastiera, in Tribunale a Busto Arsizio la storia di una consegna controllata
Sul banco degli imputati un musicista di Brescia finito in un'inchiesta per traffico di stupefacenti per un pacco spedito da Amsterdam: «L'avevo ritirato per un mio amico di Torino»
«Aspettavo questo momento da due anni. Non sapevo che in quel pacco ci fosse dello stupefacente e l’avevo ritirato per un mio amico che, purtroppo, dopo pochi giorni è morto». L’imputato, visibilmente agitato e richiamato anche dal presidente del collegio Giuseppe Fazio ad un maggior rispetto per il pm, ha risposto questa mattina alle domande del pm Valeria Spinosa in merito ad un pacco spedito da Amsterdam che secondo lui avrebbe dovuto contenere uno strumento musicale (un sintetizzatore).
L’udienza del processo che si è svolta questa mattina in Tribunale a Busto Arsizio è il risultato di una delle tante indagini effettuate dalla Guardia di Finanza sulle cosiddette consegne controllate di pacchi contenenti stupefacenti, un sistema ormai diffuso nel mondo del traffico internazionale degli stupefacenti che ha trovato il suo apice durante il periodo del lockdown.
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L’imputato, un 45enne di Brescia, ha sostenuto di aver solo fatto un favore all’amico (di Torino) che era in ospedale e che avrebbe chiesto a lui di recuperare la spedizione: «Ho lavorato nell’ambito della logistica e sapevo come recuperare il pacco anche senza delega – ha spiegato -. Lui mi aveva detto che all’interno c’era un sintetizzatore e non ci trovai nulla di strano, dato che entrambi siamo musicisti. Spesso andavamo insieme alle fiere per vendere i nostri dischi ».
Il racconto del produttore musicale (esperto di logistica) è stato più volte contestato dal pubblico ministero che ha letto diverse intercettazioni nei quali i due sembravano parlare in codice, fino a quando il bresciano ha ammesso di essere un consumatore di marijuana «ma quella legale, con basso contenuto di thc, soffro di ansia e di attacchi di panico e quella che mi procurava il mio amico di Torino mi aiuta a calmarmi».
La versione dell’imputato dovrà essere vagliata dal collegio giudicante ma conferma la quantità di lavoro che un aeroporto come quello di Malpensa produce per il tribunale di Busto Arsizio per via dei numerosi traffici illeciti che transitano per lo scalo varesotto.
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