Nelle cave di marmo di Arzo alle sorgenti del Lanza, dove dal 1300 si rinnova una storia di lavoro e bellezza
La seconda uscita proposta per i 20 anni del Parco della Valle del Lanza ci porta sul Monte San Giorgio dove sin dal 1300 i residenti hanno estratto la pietra molto ricercata per la bellezza e la facile lavorazione
Macchia rossa, macchia vecchia grigia, broccatello. Tre pietre diverse, storie di ere geologiche lontanissime. Ma anche un racconto di vita, di lavoro e di bellezza. Sul Monte San Giorgio in Canton Ticino, ha la sorgente il torrente Lanza. Nasce con il nome di torrente Gaggiolo e solo dopo diversi chilometri, più a sud in terra italiana, assume il nome di Lanza.
È in questa zona, ad Arzo, che ha inizio la storia raccontata nella seconda uscita organizzati per i venti anni del Parco della Valle del Lanza, una serie di incontri dedicati alle “Storie di pietre e di uomini”.
In questo monte, la cui nascita è legata ai cambiamenti avvenuti durante le ere geologiche, la roccia offre uno spettacolo di bellezza e operosità. Lo intuirono le famiglie che fin dal 1300 si stabilirono in questa zona.
LA STORIA GEOLOGICA
La presenza, circa 200 milioni di anni fa, di un “mare sottile” ( poco profondo) che periodicamente veniva sommerso, aveva creato una piattaforma che si estendeva dall’Austria fino a Cipro.Successivamente, i movimenti della Terra provocarono dei cedimenti della lastra che, a mano a mano, veniva riempita dai nuovi materiali trasportati, che si insinuavano nelle fratture: granelli di fango, pietrisco, argilla con colori differenti. Le fratture si cementificarono dando vita a una pietra con filamenti colorati.
Il risultato, nel corso di migliaia di anni, di queste fratture, cementificate con altro materiale, ha creato una roccia che è paragonabile al marmo per la sua luminosità, ma facile da lavorare.
L’UOMO E IL SUO APPORTO CON LA MONAGNA
Nei secoli, la montagna, quindi, è stata una fonte di vita per chi vi abitava. Subito si intuì il valore di quella roccia e le potenzialità per una lavorazione che divenne molto richiesta.
Le chiese furono le principali destinatarie di questi marmi: anche nel Duomo di Milano arrivò il prezioso marmo di Arzo.
LE CAVE OGGI
Accompagnati dalle Guardie ecologiche della Valle del Lanza, i partecipanti hanno ascoltato dalla voce di Aldo Allio la storia secolare delle cave. Oggi, l’attività è momentaneamente ferma anche se l’estrazione è ormai concentrata nella sola sede estrattiva limitrofa alla strada.
Lungo il sentiero che porta verso la cima della montagna, si possono vedere i 7 vecchi siti estrattivi: ciascuno importante per la tipologia di pietra, o di estrazione ( ci sono ancora i segni dei vecchi scalpelli oppure il risultato del più recente taglio con il filo elicoidale o, infine, l’intervento con l’esplosivo).
Il signor Aldo Allio, la cui famiglia insieme ad altre quattro, forma il patriziato di Arzo, racconta l’ultimo secolo di vita di questi siti, dagli inizi del ‘900 fino al 2009 chiuse l’ultima attività estrattiva per il calo della domanda, per poi ricominciare nel 2017 proprio grazie all’impulso del patriziato che volle investire nella memoria e nella cultura del luogo creando il percorso delle sette cave ma anche l’anfiteatro, un luogo ai piedi di una parte della montagna ricca di elementi di elevato interesse naturalistico, i bagni imperiali, definiti così per l’utilizzo dei marmi nella realizzazione della struttura e poi il museo dove sono stati raccolti i macchinari utilizzati per introdurre il taglio con il filo elicoidale.
La storia del monte, delle sue rocce, dell’utilizzo che nei secoli ne ha fatto l’uomo che ha tratto sussistenza ma anche unguenti medicali ( come l’ittiolo) è stata spiegata dal geologo Giovanni Zaro, guida anche nell’individuazione dei piccoli fossili presenti nelle striature delle rocce. Il sindaco di Rodero Giacomo Morelli ha indicato le numerose chiese della zona abbellite con i marmi provenienti da queste cave: anche il Duomo di Milano, nel 1675, venne addobbato con colonnine e parti di altari realizzati grazie ai marmi realizzati con le pietre estratte da queste cave, vicino alle sorgenti del Gaggiolo, il torrente che diventa Lanza sul suolo italiano.
Il percorso delle sette cave è visitabile liberamente ma, nel caso si volesse la guida, occorre fare richiesta all’indirizzo email info@montesangiorgio.org
Il prossimo appuntamento con le uscite “Storie di pietre e di uomini” è per il 29 ottobre con la visita al fondovalle del Parco con l’analisi dei depositi sottomarini.
Tutte le escursioni sono gratuite, grazie ai finanziamenti di Regione e dei Comuni, le iscrizioni saranno online sul sito insubriaparkturismo.eu.
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