Con i voti non “diamo i numeri”!
La rubrica settimanale "Il prof tra i banchi", curata da Alberto Introini, tratterà argomenti di scuola, didattica e formazione, commentando le notizie di attualità che si susseguiranno nel corso delle settimane
Devoti agli alunni, non ai voti
Il voto è una “solenne promessa”, un impegno a cui bisogna prestare la massima attenzione. Ce lo suggerisce anche stavolta l’etimologia latina della parola (participio passato del verbo “vovere”: dedicare, promettere). Per dare i giusti voti, si deve essere anche un po’ devoti agli alunni, come dicevamo nello scorso articolo. C’è un parallelismo lessicale tra il settore ecclesiastico e giuridico, ma in questo caso soprattutto con quello scolastico.
Il voto, dai 6 anni in su, può trasformarsi in uno scoglio pauroso, che si materializza su libretti e registri cartacei, o che è etereo – ma ben visibile – in quelli elettronici. Tutti noi abbiamo in mente quella verifica andata male, un’interrogazione umiliante della gioventù: avvenuta alla scuola Media, al Liceo oppure all’Università, fa parte dei nostri “traumi”, talvolta necessari al percorso di formazione.
“Quel che non ti uccide, ti rende più forte” (F. Nietzsche)
Ricordo ancora una mia interrogazione da studente di Fisica in quinta Liceo a Gallarate, dove il professore dopo due domandine mi chiese con gelido sarcasmo: “Introini, ma per oggi hai preparato musica?”. Musica non c’era nemmeno come materia nel piano didattico…per cui incassai un 4 secco in Fisica (nell’indirizzo scientifico!), e una buona dose di umiliazione. Oppure a Milano all’esame di Letteratura italiana 1, quando il docente mi disse che la mia risposta iniziale su Leopardi era appena sufficiente per proseguire l’orale: Leopardi in realtà era il mio autore preferito, e quell’osservazione mi bruciò nell’animo.
Alcuni traumi o eventi stressanti della scuola ci rimangono dentro come un tarlo silenzioso, che emerge talvolta nell’inconscio. Conosco diverse persone che, specie quando sono attese da una prova o da una scadenza importante, rivivono l’esame di maturità con un incubo notturno, pur a distanza di decenni.
Il voto, infine, non dev’essere “vuoto”: deve contenere, espressa con un numero o in poche parole, la sintesi di un giudizio. È di grande ispirazione la frase di Plutarco secondo cui “i giovani non sono vasi da riempire, ma fiaccole da accendere”. Poi però bisogna metterla in pratica bene: noi docenti dobbiamo lasciare sullo sfondo per un momento la relazione emotiva con l’allievo (positiva o negativa che sia), e assegnare un voto con equilibrio e razionalità.
Al Liceo – nelle pagelle di entrambi i quadrimestri – diamo un numero: è freddo, quasi brutale, e perciò va sempre spiegato e motivato agli adolescenti e alle loro famiglie. Alla scuola Media, il voto numerico compare a giugno, mentre la pagella di gennaio contiene un giudizio analitico, espresso in due o tre frasi: è giusto, dato che è ancora la scuola dell’obbligo, e a maggior ragione dobbiamo accompagnare gli studenti nel percorso di crescita.
Tuttavia, anche a seguito di una sonora sconfitta o di un episodio che ferisce, l’alunno (così come ognuno di noi) è chiamato a reagire. Dimostrando soprattutto a se stesso, e solo dopo eventualmente a genitori e professori, che è in grado di migliorare, che si può riscattare. Che può stupire.
È un messaggio di fiducia che noi adulti dobbiamo trasmettere ai giovani. Per quanto mi riguarda, quell’umiliazione a 18 anni in Fisica mi ha fatto capire che non avrei più voluto concedere a un docente di fare sarcasmo sulla mia preparazione. E a 24 anni, all’ultimo giorno di Università, ho discusso la mia tesi di Laurea. Sul mio autore preferito, Giacomo Leopardi.
Alberto Introini, dopo aver insegnato in vari licei della provincia di Varese, dal 2008 è docente di Italiano e Storia presso l’Istituto Elvetico di Lugano (Svizzera). Ha due lauree, in Lettere-Filosofia (2002, Università Statale di Milano) e in Storia (2022, Università di Zugo, Svizzera). Iscritto dal 2004 all’Ordine dei Giornalisti di Milano, ha pubblicato 4 libri. Partecipa come relatore o moderatore a diversi eventi culturali nel nord Italia. La sua rubrica settimanale “Il prof tra i banchi” tratterà argomenti di scuola, didattica e formazione, commentando le notizie di attualità che si susseguiranno nel corso delle settimane.
Prof. Alberto Introini
Docente e scrittore
@intro.prof
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