A Cedrate la città di Gallarate ricorda il 4 novembre , guardando alla guerra di oggi
A distanza di 104 anni dalla guerra che insanguinò l'Europa, la memoria dei 650mila morti convive con lo spettro della guerra di oggi
A Gallarate, la commemorazione del 4 novembre parte in un quartiere di periferia, Cedrate, dove la memoria della “Grande Guerra” è rimasta viva ed è passata di generazione in generazione.
Il corteo che si fa oggi è lo stesso che si faceva mezzo secolo fa, quando ancora erano vivi gli ultimi reduci del ’15-’18.
Si parte dal monumento ai Caduti di via Montesanto (chi oggi sa che carnaio fu il Montesanto?): Massimo Praderio, uno dei cedratesi che tiene viva questa tradizione di memoria, ha ricordato che la guerra all’Italia costò 650mila morti, «500 morti al giorno», per oltre milleduecento giorni, tre anni e mezzo, da quando il 24 maggio 1915 i fanti si spinsero oltre la frontiera con l’Impero austroungarico. «Oggi la parola guerra la sentiamo risuonare più della parola pace. Quello che dobbiamo ai Caduti è avere oggi pensieri e comportamenti perché prevalga la pace».
In rappresentanza dell’amministrazione il vicesindaco Rocco Longobardi ha celebrato «la capacità di sacrificarsi per la solidarietà, la fratellanza, la democrazia, la pace», il dolore di «padri e nonni che non sempre avevano piacere a ricordarlo». Ha ricordato la necessità di fare memoria. memoria «trascurata e spesso ignorata, specie dalle giovani generazioni: un errore e un orrore» (la commemorazione comunale si tiene domenica).
Dal monumento di via Monte Santo si è sviluppato poi il corteo, con i gonfaloni del Comune, delle associazioni Arma Aeronautica, Vigili del Fuoco, bersaglieri, artiglieri, Anpi, alpini, Caduti e Dispersi, ma anche del locale Circolo San Marco e dei reduci di Cedrate, a ricordare appunto la memoria locale molto radicata.

L’ultima tappa del corteo è stata al circolo di via Arconti, che un tempo era “il circolone”, il circolo degli operai, del «proletariato», come ricorda una lapide accanto a quella che commemora i quattro soci morti nella Grande Guerra, contadini e operai.

C’erano anche i ragazzi delle scuole: il corteo ha toccato anche la lapide che alle medie di via Tommaseo ricorda tre partigiani (la Resistenza come difesa dell’Unità nazionale, cui è dedicato il 4 novembre). «Qui ricordiamo tre giovani di Cedrate, come voi, che lottavano per la libertà pensando che la guerra di allora sarebbe stata l’ultima» ha detto la dirigente Barbara Pellegatta. «Studiate la storia, analizzate le cause e soprattutto le conseguenze di una guerra».
La guerra che verrà non è la prima, avvertiva Bertold Brecht in una breve poesia. E non c’è nemmeno l’ultima, hanno ricordato i discorsi del 4 novembre di quest’anno.
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