Condannata in secondo grado la figlia del boss di Legnano Vincenzo Rispoli. Altri 5 anni a Casoppero
La Corte d'Appello ribalta il primo grado e riqualifica in estorsione il pestaggio ad un imprenditore a Malta. Ribaltata anche la sentenza nei confronti dell'imprenditore lonatese già condannato a 14 anni per mafia
In primo grado alcuni erano stati assolti ma la sentenza dei giudici della terza sezione della Corte d’Appello di Milano ha ribaltato tutto. L’imprenditore edile di Lonate Pozzolo di origini cirotane, Cataldo Casoppero (già condannato a 14 anni in primo e secondo grado per associazione a delinquere di stampo mafioso), è stato condannato a 5 anni e 4 mesi di reclusione per la corruzione di Riccardo Lazzari, funzionario dell’Anas, anche lui condannato in appello a 4 anni di reclusione. Per entrambi i giudici hanno comminato anche la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni e la pena accessoria dell’incapacità a contrattare con la pubblica amministrazione per un periodo pari alla pena inflitta.
Anche per Francesca Rispoli (figlia del boss al 41 bis Vincenzo Rispoli), il compagno Giovanni Lillo e i due Di Novara il secondo grado è amaro. I giudici, infatti, hanno optato per la condanna a 4 anni 5 mesi e 10 giorni per il reato di estorsione in concorso (con l’aggravante del metodo mafioso) per la vicenda del pestaggio di un imprenditore edile a Malta per il quale avevano lavorato alcuni appartenenti alla locale di ‘ndrangheta di Legnano-Lonate Pozzolo che ritenevano di non essere stati pagati. Insieme a lei sono stati condannati Giovanni Lillo (che è anche il compagno della Rispoli) a 10 anni e 8 mesi, Giuseppe Di Novara e Michele di Novara a 8 anni ciascuno, in quanto esecutori materiali del pestaggio, tutti con l’aggravante mafiosa.
Per tutti, in primo grado (rito abbreviato), il reato di estorsione era stato riqualificato in esercizio arbitrario delle proprie ragioni che, però, è un reato per il quale si procede solo con querela di parte.
Infine è stata aumentata a 2 anni la pena per l’investigatore privato Giovanni Vicenzino che in primo grado era stato condannato ad un anno e 4 mesi. I giudici hanno ritenuto di inserire anche l’aggravante mafiosa.
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