Di Maio aveva “abolito” la povertà, Meloni abolisce il Reddito di cittadinanza

La manovra varata dal consiglio dei ministri vale complessivamente 35 miliardi di euro e contiene: taglio del cuneo fiscale, quota 103 per le pensioni e interventi a sostegno della famiglia a partire dal caro bollette

Tutti hanno negli occhi l’immagine di Luigi Di Maio (M5S) che dal balcone di Palazzo Chigi esultava con il pugno destro levato al cielo per l’istituzione del reddito di cittadinanza. «Ce l’abbiamo fatta, oggi aboliamo la povertà» disse di fronte ai militanti radunati in piazza Colonna.
Sono passati solo, si fa per dire, quattro anni e Di Maio è fuori dai giochi politici della XIX legislatura e ad essere abolito questa volta è il reddito di cittadinanza.  Del resto non c’è da sorprendersi perché questo provvedimento era un vero chiodo fisso del presidente del consiglio Giorgia Meloni.

«Uno stato giusto non mette sullo stesso piano chi può lavorare e chi non può farlo. È su questo principio che ci muoviamo e avremmo avuto più tempo per fare una riforma complessiva, ma manteniamo le promesse fatte» ha detto il presidente del consiglio dei ministri durante la conferenza stampa.

IL REDDITO DI CITTADINANZA VERSO L’ABOLIZIONE

La manovra appena varata dal Governo sancisce un periodo transitorio che culminerà nel 2024 con l’abolizione del reddito di cittadinanza. Dal 1 gennaio 2023 alle persone tra 18 e 59 anni (abili al lavoro ma che non abbiano nel nucleo disabili, minori o persone a carico con almeno 60 anni d’età) è riconosciuto il reddito nel limite massimo di 8 mensilità invece delle attuali 18 rinnovabili. È inoltre previsto un periodo di almeno sei mesi di partecipazione a un corso di formazione o riqualificazione professionale. In mancanza, decade il beneficio del reddito, come nel caso in cui si rifiuti la prima offerta congrua. Il reddito sarà abrogato il 1 gennaio 24 e sarà sostituito da una nuova riforma. Previsto un risparmio di 734 milioni per il 2023 che andranno ad alimentare un fondo che finanzierà la riforma complessiva per il sostegno alla povertà e all’inclusione.

«Uno stato giusto non mette sullo stesso piano chi può lavorare e chi non può farlo. È su questo principio che ci muoviamo e avremmo avuto più tempo per fare una riforma complessiva, ma manteniamo le promesse fatte» ha detto Giorgia Meloni durante la conferenza stampa.

UNA MANOVRA DA 35 MILIARDI DI EURO

Un altro colpo significativo è stato dato alla riforma delle pensioni che viene superata da un nuovo schema, quota 103, che consente di andare in pensione con 41 anni di contributi e 62 anni di età anagrafica. Per chi decide di restare a lavoro viene rifinanziato bonus Maroni che prevede una decontribuzione del 10%. Anche l’opzione donna viene prorogata per il 2023 con modifiche: in pensione a 58 anni con due figli o più, 59 anni con un figlio, 60 altri casi. Opzione donna, si ricorda, è riservata a categorie: quali: caregiver, lavori gravosi, disabili. Confermata anche Ape sociale per i lavori usuranti. Indicizzazione pensioni + 120% del trattamento minimo.

FAMIGLIA

Nel complesso è una manovra importante che mette sul piatto ben 35 miliardi di euro e un pacchetto di interventi dedicati alla famiglia alle prese con vari problemi a partire dal caro bolletta. Per le famiglie più fragili confermato e rafforzato il meccanismo che consente di ricevere il bonus sociale bollette, con un innalzamento della soglia Isee da 12.000 euro a 15.000 euro.
Per il 2023 l’assegno unico per famiglie con 3 o più figli. In particolare, sarà maggiorato del 50% per il primo anno, e di un ulteriore 50% per le famiglie composte da 3 o più figli. Confermato l’assegno per i disabili. Prevista una riduzione dell’Iva dal 10 al 5% per i prodotti per l’infanzia e per l’igiene intima femminile (tampon tax). Viene inoltre istituito un fondo di 500 milioni di euro destinato alla realizzazione di una “Carta Risparmio Spesa” per redditi bassi fino a 15mila gestita dai comuni e volta all’acquisto di beni di prima necessità.

LAVORO

Per il lavoro è previsto un taglio cuneo fiscale fino 3% per i lavoratori dipendenti con redditi bassi (4.185 miliardi) Esonero contributivo del 2% per redditi fino a 35.000 euro e del 3% per redditi fino a 20.000 euro. Per i dipendenti aliquota al 5% per premi di produttività fino a 3.000 euro. Agevolazioni per le assunzioni a tempo indeterminato con una soglia di contributi fino a 6 mila euro per chi ha già un contratto a tempo determinato e in particolare per le donne under 36 e per i percettori del reddito di cittadinanza.
Sono prorogate per tutto il 2023 le agevolazioni per l’acquisto della prima casa per i giovani under 36. Introduzione per i lavoratori autonomi di una flat tax incrementale al 15% con una franchigia del 5% e un tetto massimo di 40.000 euro.

TUTTE LE MISURE PREVISTE DAL GOVERNO

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Pubblicato il 22 Novembre 2022
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