“Quando lavoravamo all’Italo Cremona”, i pensionati si trovano per il pranzo di Natale
Da oltre vent'anni gli ex dipendenti si ritrovano per salutarsi e ricordare gli anni in cui la gloriosa fabbrica dava lavoro a tutto il paese, e non solo
Per Gazzada Schianno è un simbolo, tanto che la strada che le corre a fianco porta il suo nome. La “Italo Cremona” ha dato lavoro a centinaia di persone, ha seguito di pari passo lo sviluppo e la crescita economia del nostro Paese ed ha prodotto bambole e occhiali venduti in tutto il mondo.
Oggi resta solo l’edificio, trasformato in un’area commerciale, che ospita anche la Cooperativa Magari Domani Onlus, un centro che si prende cura e cerca di rendere autonomi ragazzi con problemi cognitivi e con la sindrome di down.
Ma chi ha lavorato alla “Italo Cremona” non può dimenticare di quando si “lavorava in fabbrica”, fianco a fianco, ogni giorno, magari per una vita. A dicembre alcuni ex dipendenti si sono trovati e hanno organizzato un pranzo di Natale.
«L’Associazione Pensionati Italo Cremona si è incontrata al ristorante del circolino di Gazzada per scambiarsi gli auguri di Natale – ci scrive Renzo Broggini – C’erano una cinquantina di persone oltre al parroco di Gazzada, Don Stefano, che è rimasto sorpreso dalla partecipazione e dall’entusiasmo con cui questi incontri si ripetono. È da oltre vent’anni che Lorenzo Cremona, uno degli eredi del fondatore Italo, sostiene e appoggia queste iniziative. I pranzi e i momenti di incontro sono l’occasione per ricordare i colleghi, alcuni dei quali scomparsi, e parlare di ciò che accadeva quando in azienda lavoravano oltre 800 dipendenti. La commozione non manca mai. Per molti di noi sono stati anni davvero sereni».
UN PO’ DI STORIA DELLA ITALO CREMONA
Italo Cremona, nato a Castiglione Olona nel 1891, lavora inizialmente come dipendente della Mazzucchelli, storica impresa di articoli in celluloide di Castiglione Olona, dove apprende i segreti del mestiere e conosce Angela Ghiringhelli, la futura moglie. Nel 1922 fonda l’omonima società in nome collettivo, con stabilimento a Gazzada, che l’anno seguente si trasforma in società in accomandita semplice. La famiglia Cremona vive in un appartamento ricavato al piano superiore della fabbrica, dove nascono i due figli di Italo: Bruno nel 1926 e Fernando nel 1930. I primi articoli (pettini, occhiali, toeletteria) sono realizzati con la celluloide prodotta all’interno dello stabilimento, compresa quella madreperlacea utilizzata per il rivestimento delle fisarmoniche. Italo Cremona coinvolge nella partecipazione agli utili d’impresa alcuni “capi” interni responsabili di reparto, dando vita, in anticipo sui tempi, ad una forma di azionariato aziendale.
La crescita è rapida: l’impresa occupa 300 persone circa, assorbendo di fatto quasi l’intera popolazione adulta del piccolo centro di Gazzada. Negli anni trenta Italo Cremona è il primo in Italia a sostituire la celluloide, altamente infiammabile, con l’acetato di cellulosa, acquistato dalla Rhodiatoce di Pallanza, e ad applicare, dopo la trasformazione in granuli, la tecnologia dello stampaggio ad iniezione con apposite presse, studiate e realizzate dall’impresa stessa per la produzione degli occhiali da sole.
La guerra non interrompe del tutto l’attività. Nel 1942 avviene la trasformazione in società per azioni e si producono, utilizzando manodopera femminile, le “trousse” per i soldati italiani. Nello stesso anno l’impresa assorbe il reparto plastiche della Sampa di Buguggiate. Oltre a fare l’imprenditore, Italo Cremona svolge le funzioni di podestà e, in questa veste, unisce in un unico Comune Gazzada e Schianno, sino ad allora divisi. Nel 1944 la denominazione cambia in “Poliplastica spa” e, all’inizio del 1945, vengono trasferiti nello stabilimento i macchinari della Sampa. Nel 1946 Italo Cremona muore prematuramente e subentra il primogenito Bruno , al quale si affianca, due anni dopo, il fratello Fernando. Nel 1947 la società riassume, in memoria del fondatore, il nome originario di Italo Cremona, al quale verrà più tardi (nel 1962) intitolata la via per Schianno, dove sorge lo stabilimento. Con gli aiuti del Piano Marshall varato nel 1947 l’azienda rinnova il proprio parco macchine. Anche la realizzazione degli stampi dei prodotti viene progressivamente esternalizzata affidandola a imprese meccaniche della zona. (da Museoweb dell’economia varesina)
(foto dall’archivio storico della Fondazione Fiera Milano)
LE BAMBOLE E GLI OCCHIALI
Intorno agli anni 60 la produzione di bambole affianca quella degli occhiali. Nascono così le Formaggine, regalate con la raccolta punti del formaggio Prealpi; Topo Gigio regalato con i Pavesini; Tini e Tani – che si potevano vestire in vari modi – Fanni, Jenni – bambola snodabile-, Mirella e Ornella – che parlava grazie ad un sistema di registrazione, Ciralina, Corinne e molte altre.
Nel 1974, dopo un incendio che distrugge quasi tutta la fabbrica e i magazzini, l’azienda riduce la propria forza lavoro, e comincia ad affacciarsi la crisi causata dall’arrivo dei prodotti orientali. Per sopravvivere viene ristretta la filiera, e s’inizia a lavorare conto terzi per aziende del settore moda, assemblando soprattutto occhiali per Valentino, Gianni Versace e Krizia.
Negli anni novanta la produzione di giocattoli viene esternalizzata verso i paesi orientali, mentre la produzione di occhiali viene ceduta ceduta per il 50% a Versace nel 1999, e poi acquisita per il 100% da Luxottica nel 2003, per poi cessare le proprie attività nel 2004.
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