Slc Cgil: “Non tutte le rappresentanze sono uguali. I lavoratori hanno ancora bisogno di riferimenti”
Dai contratti allo smart working: il lavoro che cambia al centro del settimo congresso provinciale del sindacato dei lavoratori della comunicazione
C’è un tema che in questo momento sta giustamente a cuore al sindacato, non fosse altro perché è un elemento costitutivo dello stesso: la rappresentanza. Durante il settimo congresso del Slc Cgil di Varese, il sindacato che rappresenta appunto i lavoratori della comunicazione in senso lato, c’è stato un passaggio del segretario provinciale Luciano Pellizzaro che ha sottolineato bene il momento delicato che si sta attraversando. «Occorre riavvicinarsi a quella classe di lavoratori – ha detto il segretario – che in questo momento è delusa da una politica debole e qualunquista, che confonde le rappresentanze o meglio le accomuna dicendo “sono la stessa cosa”».
La Slc Cgil è una piccola categoria che però segue ben 44 contratti nazionali di lavoro. Si va dai lavoratori della cultura ai postali, dai telefonici ai cartai e poligrafici, dai lavoratori dello spettacolo a quelli dello sport. Quindi è di fatto una piccola confederazione. Questa sua caratteristica, a cui si deve aggiungere una spiccata presenza di giovani, in un momento di transizione come quello che sta attraversando il mondo del lavoro, potrebbe dare al Slc un ruolo importante nel cambiamento, nonostante le condizioni di contesto non siano delle migliori. Non a caso Gianluca Carrega, della segreteria nazionale Slc, intervenuto al congresso, ha parlato di «momento difficile».
«La nostra economia – ha spiegato Carrega – sta perdendo molto a livello industriale. Gli aumenti dei costi delle materie prime e dell’energia hanno innescato una dinamica di stagflazione: c’è inflazione e le persone non spendono più».
Nel contesto i dirigenti del Slc ci mettono anche la legge di Bilancio che «non va certamente incontro ai lavoratori» e un centrodestra che ha vinto «capitalizzando i mal di pancia della base». Ma è forse in una fase come questa che alcune questioni riguardanti la trasformazione del mondo del lavoro accelerate dalla pandemia, possono diventare la nuova sfida del Slc. A cominciare dallo smart working, che, secondo Carrega, è diventato una sorta di «mantra della contrattazione», per finire con “il reclutamento” sindacale dei nuovi lavoratori.
gli scrutatoriCi sono nuove professionalità, per esempio gli sviluppatori di app, così difficili da intercettare per il sindacato che «saremmo costretti ad andare a citofonare a casa loro» ha detto ironicamente il segretario nazionale del Slc. Luciano Pellizzaro non nasconde che i punti più deboli sono legati a specifici settori penalizzati anche dalle scelte di politica industriale del governo appena insediato. Il momento è difficile perché all’orizzonte ci sono i rinnovi di alcuni contratti, come quelli dei lavoratori dell’ippica (trotto e galoppo), in particolare per quelli che lavorano all’ippodromo di Varese, che risentono proprio di quelle scelte.
«Parliamo di settori legati per lo più allo sport e allo spettacolo che la manovra finanziaria ha indebolito ulteriormente – ha sottolineato il segretario provinciale del Slc -. Per esempio, nel settore dell’ippica, cioè galoppo e trotto, che qui a Varese ha un notevole bacino economico e una tradizione importante, il personale utilizzato non sempre è inquadrato in modo regolare. Con la reintroduzione dei voucher e l’innalzamento del tetto, in questi settori aumenteranno precariato e lavoro nero: quando arriva l’ispezione arriva il voucher, ma se non arriva l’ispezione il pagamento avviene con il contante, favorito dalla liberalizzazione dei 5000 euro di tetto di spesa».
(nella foto, da sinistra: Luciano Pellizzaro, segretario provinciale Slc, Stefania Filetti, segretario Cgil Varese, Massimo Azzini, segretario organizzativo Slc Varese, Gianluca Carrega, Slc nazionale)
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