“Ho visto clienti dai pusher coi bimbi piccoli”: sindaci e prefetto riuniti contro lo spaccio tra la Valbossa e la Valle dell’Arno
Seduta del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza che ha portato a confronti i primi cittadini con il questore e le forze dell'ordine. Un fenomeno complesso che non si può affrontare solo con la repressione
Hanno cominciato a spuntare nei boschi più vicini all’area milanese, poi in quelli più impervi del nord della provincia. Infine, sono sbucati come funghi anche nella fascia verde tra la Valbossa e la Valle dell’Arno. Il fenomeno dello spaccio boschivo preoccupa: lo sanno a Sumirago, Jerago ed Albizzate dove al crocevia boschivo dei confini comunali non è raro trovare la fila degli acquirenti in attesa della dose. Così come a Mornago, Daverio, Crosio, Cavaria con Premezzo, Vergiate, Casale Litta, Inarzo, Brunello, Azzate e Besnate: spacciatori che si muovono in continuazione tra un confine all’altro, si stanziano tra la vegetazione, chiamano a raccolta i clienti e poi si spostano ancora. Sfuggendo ai controlli delle forze dell’ordine.
«Ho visto coi miei occhi un cliente che si è accostato agli spacciatori con i bimbi piccoli in macchina, mi ha sconvolto», racconta il sindaco Tamborini di Mornago. «Una volta ne abbiamo inseguiti due che scappavano tra i rovi a piedi nudi», racconta il comandante della polizia locale di Azzate.
È un fenomeno complesso da contenere, quasi impossibile se affrontato con la sola repressione. E come tutti i fenomeni complessi non ha soluzioni facili e lineari.
I sindaci di questi territori si sono riuniti giovedì 1 dicembre al comune di Sumirago per prendere parte al Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza presieduto dal Prefetto Salvatore Pasquariello insieme alle forze dell’ordine. Obiettivo: condividere informazioni, ipotizzare soluzioni, approntare interventi.
Il mercato della droga è sostenuto dai suoi clienti
Se da un lato del fenomeno dello spaccio boschivo si guarda con preoccupazione alle dinamiche che riguardano il lato di chi vende, non meno importanza ha il lato della domanda. «Se esiste questo grande commercio è perché abbiamo i clienti e li conosciamo tutti nelle nostre comunità – ha spiegato il sindaco di Daverio Marco Colombo -. Sono necessarie risorse ed energie nel fare prevenzione su chi ha queste caratteristiche ma non è facile». «I cittadini ci mandano fotografie e messaggi per segnalare il fenomeno – ha aggiunto il primo cittadino di Crosio della Valle -, va benissimo così. La rete dei cittadini deve essere partecipe nel fare emergere il problema».
La perdita dei presidi educativi
Se da un lato il fenomeno dello spaccio coinvolge adulti e spesso tossicodipendenti riconosciuti, nei confronti dei quali sono da prevedere determinate modalità di azione, dall’altro i sindaci si sono detti sempre più preoccupanti anche da un dilagante disagio giovanile che in molte occasioni sfocia in piccolo spaccio, vandalismo e dipendenze.
«Il lavoro di prevenzione deve essere corale altrimenti non possiamo farcela – ha raccontato il sindaco di Casale Litta Graziano Maffioli -. Dobbiamo cercare una collaborazione sempre più incisiva anche con le parrocchie, in molti casi ultimo presidio educativo rimasto nei nostri territori». A far da modello in questo è stato il Comune di Varese: «A Varese abbiamo dato vita ad un’esperienza di un “oratorio” laico – ha raccontato l’assessore Raffaele Catalano -, spazio sicuro per accogliere i ragazzi e cercare di coinvolgerli in progetti virtuosi».
Il confronto con le forze dell’ordine
Nell’incontro a porte chiuse i primi cittadini si sono confrontati anche con i vertici delle forze dell’ordine provinciali, dal questore ai comandanti di Carabinieri e Finanza. «Con i presidi di sicurezza territoriali il dialogo è fruttuoso costante – ha spiegato la padrona di casa Yvone Beccegato, sindaco di Sumirago -. Certo contro questo particolare fenomeno servirebbero più risorse, soprattutto per i nostri corpi di polizia locale spesso sottodimensioanti».
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