“Panizza era come il papa, unico e inarrivabile”. A Cassano Magnago il ricordo del grande “Miro”
La presentazione della tappa del prossimo Giro d'Italia è servita anche a celebrare il corridore che detiene il record di partecipazioni alla Corsa Rosa (18). Il figlio Massimiliano: "Un carisma eccezionale". Gli aneddoti di Mario Lanzafame
«Qualche aneddoto su Panizza? Ne ho almeno 150 da raccontare». Mario Lanzafame
«Non gli si poteva dire di no, tanto era il carisma che emanava». Massimiliano Panizza
«Devo molto a Miro: anche grazie a lui, da varesino, ho iniziato a sognare di diventare corridore». Ivan Basso
La serata di presentazione della 14a tappa del Giro d’Italia, quella del 20 maggio 2023 che terminerà a Cassano Magnago, è servita anche per ricordare una figura leggendaria del ciclismo varesotto, quella di Miro Panizza. Nato a Fagnano Olona nel 1945, Panizza ha pedalato nel gruppo dei professionisti per quasi vent’anni, ha partecipato a 18 Giri (record assoluto come è primato quello de 16 portati a termine) vincendo due tappe, vestendo la maglia rosa, arrivando secondo nel 1980 dietro a Hinault ma anche quarto al Tour de France nel 1974. Se ne andò troppo presto, a 57 anni (nel 2002) per un problema cardiaco, lui che aveva un cuore grande così quando pedalava.
Panizza viveva proprio a Cassano Magnago, la moglie Mariarosa – scomparsa pochi anni fa – era una maestra che volle bene a Ivan Basso anche se non era direttamente suo alunno alle elementari. «Ero il suo scolaro preferito: ricordo che mi portò due volte a vedere il Giro con lei». Ed è stato il figlio della coppia, Massimiliano, a raccontare “papà Miro” sul palco dell’Auditorium in occasione della presentazione della tappa.
«Il nome completo di mio papà era Wladimiro Ilic Ulianov Giuseppe Dante: mio nonno era partigiano e lo chiamò così in onore di Lenin, aggiungendo “Giuseppe” e “Dante” altrimenti il parroco di Fagnano non lo avrebbe battezzato» racconta Massimiliano incalzato dal giornalista Andrea Berton. «Papà diceva che la bicicletta era la sua ragione di vita, la ragione per cui valeva la pena fare fatica. E poi aveva un carisma tale che non gli si poteva dire di no».
Una immagine del filmato su Panizza proiettato a Cassano / foto R. Corradin-VNTra gli episodi raccontati c’è quello avvenuto a un Trofeo Matteotti a Pescara quando Palmiro Masciarelli tentò la fuga con lui ma si mise a bestemmiare e a lamentarsi. L’azione venne stoppata dallo svedese Prim e all’arrivo Panizza scagliò la bicicletta contro Masciarelli: «Tu non devi pensare a bestemmiare, devi pensare a correre bene in bicicletta» gli urlò davanti a tutti. «L’arrivo di una tappa del Giro a Cassano Magnago gli avrebbe fatto tornare in mente tutti quegli appassionati di ciclismo del nostro paese che lo seguivano. Gente come il fruttivendolo Negrelli e tanti altri come lui che al ciclismo hanno dato passione, sangue, fatica, soldi».
Accanto a Massimiliano Panizza è poi intervenuto Mario Lanzafame, classe 1949 da San Vittore Olona per cui “Miro” fu un vero e proprio punto di riferimento. «Mi notò quando ero nelle categorie giovanili perché mi capitò due volte (usa proprio questo verbo ndr) di battere Francesco Moser. Per me Panizza era come il Papa, unico e inavvicinabile ma dopo la vittoria su Moser venne a casa mia e mi suonò il campanello. “Ué Balin vieni qua” mi disse sul cancello, “vuoi passare professionista insieme a me?“».
Detto fatto, poco dopo arrivò la firma sul primo contratto “pro” di Lanzafame: «Passarono 15 giorni, c’era la Tre Valli e a Varese sottoscrissi il primo contratto con la squadra Cosatto: nel 1971 corremmo insieme poi le nostre strade si separarono. Panizza resta un corridore irripetibile: avessi avuto la metà della sua passione avrei fatto risultati migliori, anche se sono ugualmente contento della mia carriera».
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