L’uomo in carcere per l’omicidio di Carmela Fabozzi a Malnate a processo per rapina
Sergio Domenichini accusato di aver narcotizzato e derubato un sessantenne di Varese due anni fa. La vittima: “Ero convinto fosse un bravo ragazzo”
È accusato di aver sciolto benzodiazepine nella bevanda di un vecchio amico che lo ospitava in casa per rubargli poi anellini e altri oggetti da collezione che la vittima custodiva nel suo appartamento di Varese.
Così Sergio Domenichini, 66 anni, l’uomo oggi in carcere in custodia cautelare con l’accusa di aver ucciso l’estate scorsa la pensionata di Malnate Carmela Fabozzi, giovedì mattina (9 febbraio) è finito a processo davanti al collegio di Varese dove ha parlato la parte offesa di questa storia, un uomo di 63 anni di Varese che ha denunciato Domenichini (non presente in aula) nel 2021. I due, conoscenti di vecchia data, si incontrano per caso in un bar di Varese: quattro chiacchiere e un caffè per ricordare gli anni Ottanta e quel bar di Biumo dove giocavano a carte, poi l’offerta della vittima di poter ospitare Domenichini per qualche sera per via di alcuni lavori di ristrutturazione in corso nell’appartamento del sospettato.
“Dai ti ospito io, vivo da solo. Però ti devi accontentare del divano: due tre giorni al massimo”, gli dice il conoscente di vecchia data che lo va a prendere in auto. “Quella sera, il 21 marzo del 2021, stavo cucinando a casa mente era presente il Domenichini: mi sono in un primo momento accorto che nel mio bicchiere stava galleggiando qualcosa: pensavo fosse caduto del formaggio nel bicchiere e buttai via il contenuto. Poco dopo ci siamo seduti a tavola e dopo aver bevuto sono stato male e sono crollato a terra”. Il padrone di casa si ritrova dunque all’ospedale di Varese, prima in pronto soccorso, poi in Medicina dove le analisi riscontrarono la presenza di benzodiazepine, pesanti tranquillanti, nel sangue. Durante il periodo di degenza il Domenichini ha dormito nella casa del vecchio amico che una volta dimesso, l’8 di aprile, si accorge che dalla casa mancano alcuni oggetti di valore: un paio di anelli anche con pietre, monete e francobolli da collezione, una PlayStation e il doppione delle chiavi dell’auto.
All’uscita dall’ospedale la vittima si accorge di quanto sottrattogli, chiede conto degli ammanchi, del fatto che l’auto era stata usata servendosi proprio delle chiavi rubate nell’appartamento,e alla fine denuncia. “Ero convinto fosse un bravo ragazzo, mi sono fidato”, ha spiegato la parte offesa in aula, prima di lasciare la parola al medico di Medicina generale del Circolo che lo aveva preso in cura nella primavera di due anni fa a seguito del sospetto avvelenamento per rapina. Rapine, e raggiri, su cui gravavano già nel 2021 precedenti sul sospettato e col medesimo modus operandi come raccontato in aula dall’ispettore della Mobile di Varese che si occupò delle indagini.
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