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“Cominciamo dal Natale di crisi per tornare a mangiare bene”
I consigli di Paolo Massobrio: giornalista, critico gastronomico, autore di libri. Dal pranzo in casa ai ristoranti da una sola portata
«Il Natale è un momento per ripartire, ricominciando dalle sicurezze. E anche il cibo aiuta».
Chi lo dice è Paolo Massobrio, giornalista, critico gastronomico, autore del libro "Adesso, 366 giorni da vivere con gusto" (ed. Comunica euro 23,50). E per esorcizzare la crisi il consiglio è quello di tornare alle cose essenziali, ma non meno gustose. «Con questo Natale – prosegue Massobrio – io credo che si possa archiviare definitivamente quell’ostentazione dell’abbondanza che non è neppure adeguata a una generazione ipernutrita. Meglio tornare al piacere di cucinare insieme, con tutta la famiglia, anche un solo piatto, come la teoria delle nostre paste ripiene che nascono dalla saggia inclinazione del recupero degli avanzi. Mangiare insieme è comunicare un affetto, esattamente come il messaggio natalizio che è quello di partecipare alla vita».
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E nei consigli di queste feste non mancano anche indicazioni sul vino: «La bottiglia migliore va liberata, non deve restare in cantina altro tempo. Anche il botto di Capodanno può essere sostituito da un augurio più personalizzato (come i biglietti di auguri scritti a mano): esattamente la migliore bottiglia della cantina che si vuole condividere con chi si stima di più».
E le cene fuori casa? «Questo è il tasto dolente della situazione – dice Massobrio – perché con la fine dell’anno, stiamo ricevendo notizie di chiusure di diversi ristoranti. Per questo abbiamo creato una guida che si aggiorna in tempo reale – I Ristoranti del Golosario per iPhone e iPad – che vuole anche segnare le nuove tendenze. Il locale di domani dev’essere meno legato alla forma del menu con le classiche quattro portate, che è sulla via del tramonto anche in Italia, e più alla soddisfazione di un solo piatto, volendo, con la possibilità di scegliere il vino a bicchiere. Se si prosegue nella rigidità di una formula, si rischia di perdere la clientela di domani. La ristorazione ha bisogno di reinventarsi e deve farlo alla svelta, senza sottovalutare l’occasione che offre l’agricoltura di prossimità. Io credo che questa crisi sia anche una buona occasione per ricreare, rimettendosi in discussione, sapendo che la voglia di incontrarsi fra la gente è ancora più forte che nel passato. Di luoghi oggi ce ne sono tanti, bisogna solo aprire le porte a un’offerta che metta in conto la minore capacità di spesa. Aprire un ristorante è un’operazione di marketing, e l’oste di oggi deve tornare a essere, come nel passato, più complice e più psicologo».
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