Nello sport si vince anche a tavola

Incontro alla sede dell’ASSB con Carlo Guardascione, presidente dei medici sportivi varesini: “Due consigli per l’alimentazione di un giovane atleta? Una buona colazione e tanta acqua”

“Uno non può pensare bene, amare bene, dormire bene, se non ha mangiato bene” diceva la grande scrittrice Virginia Woolf. Un elenco a cui bisognerebbe aggiungere anche lo sport: vittorie e sconfitte, infatti, possono nascere anche a tavola. A spiegarlo presso la sede dell’ASSB di via Ariosto, nel convegno organizzato per inaugurare la settimana della Pasqua dell’Atleta, è stato un relatore d’eccezione: Carlo Guardascione, dal 2001 presidente dell’Associazione dei Medici Sportivi varesina, attivo nel ciclismo professionistico dal 1989 e oggi medico sociale della Lampre e del Busto 81, nonché medico della nazionale italiana alle Olimpiadi di Atene del 2004.

Davanti a un pubblico di dirigenti, allenatori e genitori tra cui anche Giulio Clerici (medico del Varese Calcio), Gurdascione ha esordito con una constatazione: “Non esiste alimentazione che da sola possa far vincere una gara, ma sicuramente si può perderla per aver mangiato male”. Il rapporto tra sport e alimentazione, infatti, rappresenta spesso un problema soprattutto nelle categorie giovanili, sia per le molte convinzioni errate che circolano in materia, sia per la più generalizzata diffusione delle cattive abitudini nutrizionali. Ma quali sono i criteri che un giovane sportivo deve seguire nella sua dieta? Innanzitutto due: una buona colazione e tanta, tantissima acqua. “Il fatto che molti ragazzi non facciano colazione – ha detto Guardascione – è un problema enorme e non certamente limitato agli sportivi. Un atleta che non fa colazione, poi, è come un’auto che non fa benzina: prima o poi finisce per fermarsi. È indispensabile iniziare la buona giornata con un pasto che innanzitutto sia a base di latte, un alimento che molti rifiutano solo perché hanno perso l’abitudine ad assumerlo, e che comprenda anche pane tostato, fette biscottate, biscotti o cereali, una spremuta o un succo di frutta”. E poi c’è l’idratazione: “Assolutamente sbagliato bere solo quando si ha sete: a quel punto il processo di disidratazione è già iniziato ed è già troppo tardi. L’acqua è l’alimento più importante per un atleta, va bevuta con frequenza prima, durante e dopo la gara. Cosa bere? L’acqua va benissimo, poi se accompagnata da piccole dosi di vitamine e sali minerali, per reintegrare le sostanze perse con la sudorazione, la respirazione e altri processi corporei, ancora meglio”.

Certo, non ci si può limitare ai classici “consigli della nonna”: ci sono tecniche più avanzate e raffinate, come l’assunzione di alimenti con indice glicemico basso (cioè assimilabili più facilmente e senza sbalzi nella glicemia) o l’utilizzo di amminoacidi ramificati. Ma i piccoli suggerimenti fin qui riportati sono già un bel passo avanti rispetto a tempi in cui, come ricorda lo stesso Guardascione, si proponevano riso in bianco e bistecca alle 6 del mattino di un giorno di gara. In realtà, quando è previsto uno sforzo fisico intenso bisognerebbe assumere soltanto pochi cibi solidi, non meno di 3 ore prima della gara; in questo caso i pasti più importanti sono quelli precedenti, cioè la “solita” colazione o la cena del giorno prima, che devono essere rinforzati con l’aggiunta di alimenti più calorici. Nel dopo-gara, poi, serve una cena che “faccia quadrare il bilancio nutrizionale”, e quindi a base di proteine: legumi, carne, pesce o formaggi magri. Il tutto senza traumatizzare il giovane atleta: “La regola fondamentale – ricorda Guardascione – è il rispetto dell’equilibrio e della varietà nell’alimentazione. Un ragazzo che fa sport non deve sconvolgere gli orari e le abitudini alimentari della sua famiglia… sempre, naturalmente, che queste siano corrette!”

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 12 Aprile 2011
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