La mia esperienza con il tampone, complimenti per l’efficienza
26 Novembre 2020
Egregio direttore,
In questo marasma riferibile al Covid19 in cui si sente e si legge di tutto ed il contrario di tutto, volevo raccontare la mia esperienza. Lavoro da casa in lavoro agile a tempo pieno ormai dallo scorso marzo a parte qualche settimana in cui la mia azienda ha fruito della cassa integrazione.
A parte che con i miei familiari, i miei contatti con l’esterno sono davvero molto limitati. Supermercato, camminata giornaliera di mezz’oretta per mantenermi attivo e poco altro. Sto molto attento e quindi la possibilità di contagiarmi dovrebbe essere molto bassa. La mia mezza età di 55 anni oltretutto mi mette addosso anche un po’ di fifa.
Lo scorso martedì 10 novembre però mi sono svegliato come frastornato e molto indebolito; ho misurato la temperatura che era di 37 gradi precisi e quindi quasi un grado superiore al mio solito. Durante la giornata la temperatura è salita fino a 38 gradi e si sono aggiunti una debole tosse secca oltre che dolori muscolari sparsi per il corpo. Ho comunque lavorato tutto il giorno isolandomi dalla famiglia in una piccola stanza della casa ma dotata di un letto e di una scrivania. La notte è stata tranquilla ed al mattino successivo ero già sfebbrato e stavo molto meglio.
Insospettito dell’accaduto ho contattato telefonicamente il mio medico di famiglia che è una dottoressa molto brava, gentile e scrupolosa la quale dopo avermi ascoltato ed avermi posto alcune domande ha ritenuto opportuno mettermi in lista per un tampone molecolare.
La dottoressa ha solo chiesto la mia e-mail dicendomi che sarei poi stato contattato dall’ATS per i dettagli relativi all’appuntamento per il tampone. Tutto questo succedeva intorno a mezzogiorno dello scorso mercoledì.
Il giorno successivo (giovedì) nel primo pomeriggio, ho ricevuto una mail dal CUP di Varese dell’ATS Insubria in cui mi si indicava di presentarmi il giorno successivo (venerdì) alle ore 10:36 in auto presso un centro tamponi allestito a Cassano Valcuvia per effettuare il test e che l’esito sarebbe stato poi disponibile nei due giorni lavorativi successivi.
Il giorno dopo (venerdì), armato di stampa della e-mail e di autocertificazione alle 10:20 ero già a Cassano Valcuvia. In un piazzale di discrete dimensioni erano state allestite numerose ma ridotte corsie di incolonnamento delle auto. In questo efficiente modo, si poteva mantenere il motore dell’auto spento salvo accenderlo solo quando la propria corsia di 7/8 auto al massimo iniziava a muoversi. Ogni corsia di auto si esauriva in 4/5 minuti. I punti prelievo che erano tre o forse quattro operavano in parallelo in modo molto efficiente. All’ingresso del centro i Carabinieri regolavano il traffico e nel piazzale soldati dell’esercito e volontari (credo della protezione civile) coordinavano l’incolonnamento delle auto nelle corsie e l’accesso a punti prelievo. Alle 10:50 ero già fuori dal centro in direzione di casa.
Ho trascorso il resto di venerdì ed il sabato chiuso nella mia stanzetta un po’ teso seppur senza febbre ma con tosse abbastanza fastidiosa. La prospettiva era quella di dover attendere segregato nella mia stanzetta almeno fino al martedì successivo per avere l’esito del tampone. Con immenso stupore invece, nella serata di sabato alle ore 21:55 ho ricevuto la mail con il referto del tampone fortunatamente negativo.
E’ stato solo un grande spavento che si è risolto favorevolmente.
Perché questa lettera allora? Perché in questa mia esperienza ho vissuto in prima persona una efficienza ed organizzazione che mi hanno lasciato basito. Tra la telefona al medico di famiglia e l’esito del tampone sono trascorsi poco più di tre giorni. Volevo quindi fare i complimenti a chi sul campo (carabinieri, soldati, volontari e sanitari) e chi dietro le quinte (medici di famiglia, ATS Insubria, CUP ecc.) si sono prodigati per mettere a punto un processo organizzativo di tale efficienza ed efficacia.
In un periodo duro per la nostra zona, Varese ha saputo comunque essere capace di trarre il meglio da se stessa.
A chi ha responsabilità politiche consiglierei di prendere spunto da questo processo, studiarlo, analizzarlo e farne rapidamente un modello da esportare altrove.
Cordiali saluti
Luigi Berengan – Varese
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