A Brinzio rinasce il bosco che nutre anima e corpo
Due anni fa i castagneti erano in mano agli spacciatori. Oggi dopo mesi di lavoro diventano spazi dove la natura farà scuola ai più giovani
Da bosco degli spacciatori a patrimonio naturale capace di nutrire anima e corpo: la selva castanile di Brinzio e di Castello Cabiaglio è rinata grazie a un progetto che permetterà la prossima primavera di poter gustare da vicino, pandemia permettendo, i tesori delle nostre montagne, e insegnare ai più piccoli l’importanza della biodiversità.
Si è concluso in questi giorni l’ampio intervento di recupero di alcune selve castanili collocate nel Parco Regionale del Campo dei fiori.
Si tratta di una delle azioni contenute nel progetto “Corridoi insubrici – network a tutela del capitale naturale insubrico” finanziato da Fondazione Cariplo e di cui l’Ente Parco è capofila.
Sono in tutto 21 gli interventi del progetto che avrà fine a dicembre 2021: il lavoro di recupero dei castagneti tradizionali, in capo al Parco regionale Campo dei Fiori, si è svolto nei comuni di Brinzio e Castello Cabiaglio andando ad interessare nel suo complesso circa sette ettari di territorio suddivisi in tre aree.
La più visibile e di cui vi proponiamo delle immagini, è certamente quella di “Ca di Asen“, posta ai margini della provinciale poco dopo l’abitato di Castello Cabiaglio. Chi utilizza di frequente quella strada e il sentiero 310 B che lo costeggia per un tratto, avrà sicuramente avuto modo in questi mesi di notare ed apprezzare il cambiamento.
Questa zona torna al suo antico splendore, a disposizione della comunità locale quale scrigno di biodiversità, caratteristico elemento paesaggistico tradizionale e simbolo della storia e della cultura di questi luoghi.
Le tre aree vanno a consolidare e potenziare la connettività ecologica migliorando gli habitat faunistici e vegetazionali evitando l’eccessiva frammentazione della rete e la conseguente perdita di variabilità eco sistemica. Queste, così come le altre selve castanili rappresentano importanti elementi di diversità ambientale all’interno delle uniformi estensioni boscate che caratterizzano l’area prealpina. Allo stesso tempo naturalmente rappresentano il recupero di un patrimonio storico culturale con un’elevata valenza legata al turismo slow e sostenibile.
Entrando nel dettaglio, l’intervento, è stato realizzato da un gruppo di aziende del territorio. Hanno infatti collaborato, con il coordinamento del Consorzio Castanicoltori di Brinzio, Orino e Castello Cabiaglio operatori locali apportando così un ulteriore valore sociale al progetto che ha permesso un ulteriore rafforzamento della filiera della castanicoltura locale, tema sul quale l’Ente Parco si sta impegnando da diversi anni.
Il progetto, oltre alla pulizia e alla riapertura delle selve, ha previsto la potatura degli esemplari di castagno per ridare loro vigoria, mantenendone però cavità e spazi dedicati alla fauna (avifauna e pipistrelli in particolare).
Sono state posizionate circa 180 nuove piantine di castagno nate da semi del territorio e che verranno nei prossimi anni innestate con le varietà locali tradizionali nel Parco. Per la ricostruzione del prato sotto i castagni è stato utilizzato il fiorume precedentemente raccolto nei prati di Brinzio grazie al progetto Fiorume 2.0, a garanzia della conservazione e valorizzazione della biodiversità locale. Infine sono state posate tre bacheche, naturalmente in legno di castagno, su cui saranno a breve posizionati i pannelli informativi del progetto Cariplo.
Nei prossimi anni i tre interventi saranno mantenuti e valorizzati grazie alla collaborazione del Consorzio Castanicoltori e dei proprietari, assisteremo quindi alla crescita del prato e delle piantine, al miglioramento della qualità della produzione di castagne e alla diminuzione dell’abbandono dei nostri territori.
Le aree, sede anche di studi e ricerche naturalistiche, saranno utilizzate anche per la produzione di miele, per attività didattiche e di conoscenza di questi luoghi in cui tornare in contatto con la natura e i suoi ritmi.
E pensare che solo due anni fa proprio questi boschi erano in mano agli spacciatori di eroina che qui avevano installato uno degli snodi dello spaccio dell’Alto varesotto, con via vai di auto e persone a ogni ora e momenti di tensione coi proprietari dei fondi spesso in pericolo per via di persona armate e senza scrupoli.
Il lavoro delle forze dell’ordine è stato il primo tassello per riprendere in mano queste zone, e il progetto di recupero che in questi giorni si è materializzato grazie al lavoro di questi mesi è la strada che gli attori di questa vicenda intendono seguire.
Si è trattato di un intervento capace di unire la tutela dell’ambiente, la valorizzazione di uno sviluppo locale sostenibile e il recupero della cultura tradizionale, a riprova che le Aree Protette possono essere una fucina di progetti esemplari e replicabili, grazie alla coesione e alla collaborazione con gli operatori del territorio e le comunità locali.
Il partenariato di progetto è composto da tutti gli enti istituzionali territorialmente competenti e da associazioni ambientaliste: Provincia e Comune di Varese, Comunità Montana Valli del Verbano, Università dell’Insubria, Oikos, Legambiente, Lipu-BirdLife italia coordinati dal Parco Campo dei Fiori, con la partecipazione di alcuni Comuni e di aziende agricole e società private.
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Che bellissima notizia!!! Estendiamo queste iniziative anche grazie all’apporto fondamentale delle forze dell’ordine che hanno “bonificato” e ripulito la zona.
Cacciamo gli spacciatori di morte dal nostro territorio.