“Le rotonde di via Gasparotto dovevano essere in porfido rosa di Cuasso, e invece è granito straniero”
Lettera al sindaco da un produttore del materiale da costruzione, che ha notato la precisa richiesta nel capitolato d'appalto. Richiesta che pare essere disattesa
«Le rotonde di via Gasparotto a Varese dovevano essere in porfido rosa di Cuasso. E invece ora sono grigie e di provenienza estera»: Simone Bonomi, che insieme a suo padre gestisce una cava di porfido rosa situata a Cuasso al Monte, si rivolge al sindaco di Varese per difendere la preziosa materia prima, che avrebbe dovuto essere protagonista di un importante cantiere viabilistico varesini.
«Le nostre, insieme a quelle di Saltrio sono le uniche pietre da costruzione ad oggi estratte e lavorate nella nostra provincia – spiega Simone Bonomi – Entrambe nel corso dei secoli sono entrate a far parte del patrimonio storico-industriale e architettonico del nostro territorio. Il porfido rosa in particolare per i lavori di pavimentazione e muratura, mentre la pietra di Saltrio per i lavori di scultura e muratura».
Tra gli esempi di porfido rosa l’imprenditore cita: «La pavimentazione di corso Matteotti a Varese, realizzata ad inizio ‘900 in masselli di Porfido Rosa, oppure numerose vie del centro di Milano o Lugano, pavimentate con questo materiale caratteristico varesino».
Ma perchè oggi Simone si rivolge al sindaco? «Desidero cercare di difendere questa produzione locale caratteristica della nostra regione che la nostra generazione sta gradualmente demolendo. – spiega in una lettera inviata al primo cittadino – Vorrei altresì sollecitare la vostra sensibilità sui temi di seguito esposti, sperando di darvi degli spunti per vostre eventuali scelte progettuali future. Assisto infatti molto preoccupato e scioccato a scelte che stanno gradualmente distruggendo la produzione di pietra locale. Vedo sempre più lavori pubblici incomprensibilmente realizzati con materiali artificiali prefabbricati oppure pietre provenienti da lontano, senza nessun legame con il nostro territorio, spesso straniere e perfino di provenienza extra CE».
Una situazione spiacevole, soprattutto quando nei capitolati d’appalto la scelta è, almeno sulla carta “a chilometro zero”: «Nel capitolato di appalto per la pavimentazione degli anelli delle rotonde Esselunga è previsto l’impiego di Cubetti di Porfido Rosa di Varese – sottolinea Bonomi – Il quantitativo di superficie da pavimentare con questo materiale risulta essere di 264 metri quadri, per un valore totale da computo metrico base di 28’905.36 Euro».
Ma invece: «Ho visto con grande stupore e delusione che la prima rotonda è stata invece pavimentata con cubetti di granito grigio di estrazione e produzione straniera. La provenienza di questo materiale con ogni probabilità è Turca (circa 2’000 km di distanza) o al limite Portoghese (circa 1’900 km di distanza), se non addirittura di altri paesi extra UE ancora più lontani. Certamente non si tratta di provenienza provinciale, regionale né tantomeno nazionale: si tratta di cubetti con valore inferiore al prodotto locale previsto in appalto e con impatto ambientale notevolmente peggiore rispetto all’uso di un materiale locale».
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