Firmato il contratto dei metalmeccanici, aumento medio di 112 euro
L'accordo raggiunto da Federmeccanica/ Assistal e Fiom, Fim e Uilm interessa 1 milione e 600 mila lavoratori. Il nuovo contratto passerà alla storia per la sostituzione dell'inquadramento professionale che risaliva al 1973
È stata un’attesa lunga ed estenuante ma alla fine, dopo quattro giorni di trattativa, nella nottata i rappresentanti di Federmeccanica/Assistal e di Fiom, Fim e Uilm sono arrivati all’intesa e alla firma del nuovo contratto collettivo nazionale dei metalmeccanici.
A regime ci sarà un aumento di 112 euro sui minimi al quinto livello e di 100 euro al terzo, e verrà pagato in quattro quote: a giugno del 2021 i primi 25 euro e a seguire a giugno 2022 altri 25 euro, quindi a giugno 2023 altri 27 euro e infine a giugno 2024 l’ultima quota di 35 euro.
A queste erogazioni si aggiungeranno 200 euro ogni anno erogati a titolo di flexible benefit. Il nuovo sistema di inquadramento dei lavoratori prevede nuove declaratorie aggiornate agli odierni profili professionali e in grado di valorizzare maggiormente i percorsi di studio dei lavoratori.
È previsto un sistema di armonizzazione tra la vecchia disciplina e quella nuova per non creare diseguaglianze fra i lavoratori attualmente inquadrati con il vecchio sistema e le nuove future assunzioni. Le nuove declaratorie valorizzano oltre che l’autonomia e la responsabilità anche le competenze relazionali e la capacità di svolgere più di una mansione. Nei prossimi mesi verranno scritti anche i profili esemplificativi di molte mansioni che serviranno da guida per l’applicazione della nuova normativa Con l’intesa anche su questi due temi complessi, l’accordo diviene a contenuto estremamente innovativo.
Il sistema di inquadramento unico scritto nel 1973 viene attualizzato e rappresenterà lo strumento di regolazione retributiva più importante per il prossimo futuro. Inoltre, l’erogazione economica di 112 euro, non più strettamente vincolata al calcolo dell’inflazione, non rappresenta più solo il mero recupero del potere d’acquisto ma un vero e proprio aumento reale della retribuzione in grado di agire sulla crescita dei consumi, di spingere sulla domanda di mercato e di aiutare concretamente la ripresa economica italiana.
La vera novità è la riforma dell’inquadramento professionale
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