“Riaprite le scuole, soprattutto ai più piccoli”: sei sindaci del Varesotto scrivono a Draghi

L'iniziativa coinvolge i sindaci di Besano, Cuveglio, Agra, Valganna, Mornago e Duno, a cui si sono uniti i sindaci di Magenta e Castiglione delle Stiviere

Generica 2020

La riapertura delle scuole è al centro del dibattito in questi giorni, e in provincia di Varese si registra l’iniziativa di sei sindaci che hanno scritto al presidente del Consiglio Mario Draghi, ai inistri competenti e al presdente della Regione Lombardia Attilio Fontana, una lunga lettera per chiedere diversi criteri per la chiusura delle scuole, da regionali a locali.

«A distanza di un anno dall’inizio della pandemia in Italia, la nostra preoccupazione è rivolta fortemente ai nostri figli, ovvero coloro ai quali nessun ristoro e nessun provvedimento potrà restituire ciò di cui sono stati privati in questi mesi. La chiusura delle scuole generalizzata per regioni e la DAD privano i bambini, soprattutto quelli frequentanti le scuole dell’infanzia e la primaria, della capacità di sviluppare relazioni e conoscenze fondamentali per la crescita nei primi anni di vita», si legge nella lettera, firmata dai sindaci Leslie Mulas di Besano, Francesco Paglia di Cuveglio, Luca Baglioni di Agra, Bruna Jardini di Valganna, Davide Tamborini di Mornago e Marco Dolce di Duno, a cui si sono uniti i sindaci di Magenta e Castiglione delle Stiviere.

«I Comuni, in collaborazione con le istituzioni scolastiche, a settembre 2020 hanno messo in campo ogni azione volta al contenimento del contagio: controllo ingressi, mascherine, distanziamento dei banchi, modifiche delle metrature degli spazi scolastici, sanificazioni ecc, con la precisa intenzione di salvaguardare la frequentazione scolastica in presenza come investimento sulla crescita e sul futuro dei più piccoli – si legge nella lettera – Le famiglie, fortemente penalizzate dalla DAD, si trovano a dover lottare contro connessioni internet scarse, soprattutto nelle zone alpine e in alcune aree del Mezzogiorno, come anche recentemente denunciato dalla Associazione nazionale presidi, nonché a subire pesanti disagi nell’organizzazione della vita familiare e lavorativa. Ci permetterete di evidenziare la totale incoerenza di questa situazione rispetto a quanto raccomandato come norma di contenimento: di fatto obbligare i genitori che lavorano a far assistere il proprio figlio da una baby sitter o da un parente o amico, significa rompere la “bolla” familiare ed entrare in contatto con persone esterne al nucleo convivente. L’incoerenza è palese ed incomprensibile, visto e considerato che le scuole erano pensate per “bolle” con giusto criterio».

«Evidenziamo anche la forte penalizzazione che si trovano a vivere le mamme – aggiungono i sindaci firmatari – I piccoli Comuni stanno vivendo oltremodo questa difficoltà poiché a scuola ci si reca prevalentemente a piedi o con i mezzi privati; non esiste sovraffollamento dei mezzi pubblici, né assembramento all’entrata o all’uscita da scuola, grazie al maggior controllo e al maggior senso civico che è particolarmente vivo nelle piccole realtà».

«Capiamo il difficile momento e noi, insieme alle comunità che amministriamo, abbiamo fatto grandi sacrifici per rispettare quanto ci è stato chiesto al fine di tutelare l’incolumità pubblica, ed è per questo che, secondo noi, il criterio di massima da utilizzare per la chiusura delle scuole deve essere chirurgico, andando ad intervenire laddove si verifichi un innalzamento dei contagi, disponendo la quarantena delle singole classi o “bolle” e senza chiusure generalizzate che stanno penalizzando intere popolazioni scolastiche che non hanno quasi conosciuto il covid. Siamo convinti che la Politica debba saper pesare e bilanciare le circostanze del momento con gli interessi futuri, per questo siamo fortemente preoccupati che le chiusure che si protraggono da quasi un anno possano creare gravi danni per la crescita emotiva, psicologica e culturale delle nuove generazioni, con danni incalcolabili per le famiglie e per la Nazione».

La lettera si conclude con la richiesta di riapertura delle scuole, in particolare le scuola dell’infanzia e primarie, lasciando alle autorità preposte locali, ovvero Ats e Prefettura, sentiti i sindaci interessati, di valutare chiusure puntuali, tutelando quindi le realtà locali dove non vi sono contagi e focolai.

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Pubblicato il 26 Marzo 2021
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