Un laboratorio del Politecnico di Milano ai Mulini di Gurone: “Casamatta” diventa case history
Un progetto di ristrutturazione utilizzando materiali di recupero avviato a Malnate attira gli studiosi del PoliMI
Sarà un laboratorio della durata di sei giorni, dal 26 al 31 luglio, quello tenuto all’interno del workshop of thesis del professor Brunetti e dall’ingegnere Di Luzio del Politecnico di Milano insieme al tutor Marco Zanini, architetto varesino da anni impegnato sul tema dell’economia circolare, della mobilità sostenibile e del riuso. L’obiettivo del laboratorio, che cala nel concreto quello che è stato il percorso di un anno di ricerca, è di approfondire temi che saranno utili ai quattro studenti protagonisti per la realizzazione della loro tesi di laurea. Il tutto basato sul recupero degli edifici utilizzando materiale considerato “di scarto” a cui donare una seconda vita, dirottando i tesisti su una cosa molto concreta, “sul fare”, come concreta è l’esperienza di “Casamatta”. Il laboratorio è quindi organizzato di concerto da Casamatta, Re-sign e Legambiente Varese con professori e studenti del Politecnico di Milano.
Casamatta vuole che vuole essere un luogo di riferimento per la città, esempio pratico e reale di economia circolare. Il progetto continua e amplia l’orizzonte di L’anello sul fiume di Legambiente e riguarda proprio la rigenerazione de “I mulini di Gurone” a Malnate. Il borgo, in evidente stato di abbandono, rappresenta un’eccezionalità perché situato all’interno di una vasca di laminazione, protetto dalle piene del fiume Olona da un terrapieno di forma circolare.
Le tesi di Tommaso Gatti, Federico cortes, Federica Melis, Marta Robecchi non saranno così solo un lavoro che conclude un percorso di studio, ma anche un modo per entrare all’interno di un processo dove gli studenti potranno trovare e apportare idee per stimolarlo a crescere. Idee che potranno poi realizzarsi direttamente nella sede del workshop. Si tratterà di vere e proprie azioni concrete, tradotte in interventi strutturali che si inseriranno nel processo di recupero avviato dagli ideatori di Casamatta. Progetti compatibili col cantiere esistente, che vedranno perciò la realizzazione di finestre e di una parete divisoria, usando serramenti recuperati grazie all’azienda “CBS Serramenti” di Gerenzano che li metterà a disposizione.
L’obiettivo è anche quello creare un format con Re-sign (altro progetto avviato dall’archietto Zanini: una piattaforma di scambio di materiali, idee, progetti che mira a rimettere in circolo e ridurre gli sprechi/rifiuti, ndr) e di mostrare che si può fare ricerca e sperimentazione anche con piccole e medie imprese. Stefano Comida, che procurerà i serramenti, verrà per primo a sperimentare l’utilizzo del serramento come elemento tecnico usato come rivestimento. Si va quindi a creare un legame con quei soggetti che hanno per primi interesse (culturale, oltre che economico) a reinventare il dismesso.”
Quello della sovrabbondanza di serramenti usati è infatti un grosso problema, ci spiega Zanini, perché con il “Superbonus” e i vari incentivi alla ristrutturazione si assiste alla creazione, per contro, di moltissimi scarti da smaltire a cui il progetto mira a dare nuova vita. “Tutto del vecchio serramento viene recuperato. Il serramentista è abituato a lavorare in maniera standard: professori, studenti e “matti” lo stimoleranno a fare cose innovative coi vecchi serramenti!”
Il programma del workshop
- Giorni 1 – 2 = progettazione sul campo con materiali presenti in sito e primi test di autocostruzione con professori e studenti
- Giorni 3- 6 = autocostruzione con studenti, professori e volontari
I materiali impiegati
- Serramenti recuperati da Comida Serramenti
- Legno in listelli procurati da Legambiente
- Giunzioni metalliche da recuperare in funzione al bisogno
I progetti
- Parete divisoria in serramenti, isolamento e pannelli e montanti in legno,
- Bow windows angolare
- Doppia finestra
Cos’è Casamatta
E’ un avamposto dove sperimentare fattivamente, con le mani, l’economia circolare. Progetto che lavora su due fronti: da un lato vuol diventare centro di educazione ambientale, avviato grazie ad un bando Cariplo del 2018 vinto insieme a Legambiente Varese e inserito in una progettualità di lungo corso di volta recupero dello stabile (avviato da Legambiente), dall’altro aveva una progettualità di breve corso nata da un gruppo di amici che aveva pensato di andare ad abitarvi. Ad oggi sono stati realizzati già alcuni “dispositivi” che rendono il luogo non più un “luogo di abbandono”, ma uno spazio dove si possono “fare cose”. Come nel caso del forno comune, dove gli ideatori del progetto si trovano per fare il pane o mangiarsi una pizza, ovviamente autoprodotta.
Continua Zanini, “Lo vedevamo già con gli occhi di chi voleva un luogo comune dove fare cose. Oggi è un centro per la sperimentazione, Legambiente porta i volontari a fare la pizza mentre studiano la biodiversità attorno a quell’anello, così come studenti o persone che devono svolgere lavori socialmente utili.”
A proposito di Re sign
Il sito è un aggregatore, un market place dove caricare materiali che stanno per essere dismessi e che opera su varie scale: dalle piastrelle della nonna recuperate durante una ristrutturazione realizzata da privati, ad alcuni serramenti “vecchi” di una biblioteca che un comune sta per esempio dismettendo. Si trovano però anche i professionisti e le idee. Chi ha progettato un riuso, chi sta dismettendo finestre e anche chi realizza progetti di riuso di materiali che hanno visto protagoniste le finestre, possono dialogare su Re-sign. Un modo per fare incontrare domanda, offerta, idee. Una piattaforma digitale che oggi è gratis e che prevede solo una sorta di abbonamento per alcuni tipi di utenti (come grossisti o grandi imprese). Al momento la piattaforma è on line ma, come ci ha detto lo stesso Zanini, tanta sarà la necessità di fare comunicazione: “Sarà importante anche organizzare workshop per le aziende per fare capire la fattibilità e la sostenibilità economica e ambientale del progetto”, ha concluso l’architetto.
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