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L’altra Italia vista da Riccardo Iacona
L'Aquila e il nucleare, Berlusconi e i telegiornali: il Paese visto dal giornalista Rai che ha firmato numerose inchieste
Riccardo Iacona (foto), conduttore di Presa Diretta su Rai 3 che va in onda la domenica sera in pria serata, è stato ospite della trasmissione Individuo e Società in onda il giovedì mattino alle 11.10 su Radio missione Francescana. A lui abbiamo rivolto alcune domande, sul terremoto de L’Aquila e sul nucleare.
La Rai, alcuni mesi dopo il terremoto de L’Aquila, fece un servizio in cui si disse che le case erano state ricostruite. Lei c’è stato. A che punto è la ricostruzione?
«Noi ci siamo stati e abbiamo fatto due serate per quattro ore di racconto per far vedere che quello che ci facevano vedere i telegiornali non corrispondeva alla realtà. Oggi se si va a L’Aquila e provincia quello che vedi sono: i centri storici dove la ricostruzione non è ricominciata (e siamo a quasi due anni dal terremoto); poi abbiamo le casette di Berlusconi che sono dei veri e propri quartieri e abbiamo ancora una comunità dispersa di 30/40mila persone che sono o nelle case in affitto o negli alberghi della costa».
Qual è stato l’errore più grave?
«A L’Aquila si è esplicato un modello autoritario di gestione del territorio e dell’emergenza. Sono arrivati Berlusconi e Bertolaso, hanno preso tutti i poteri e, in deroga a tutto e senza mai consultare un consiglio comunale, un consiglio provinciale, un consiglio regionale, hanno deciso di fare i nuovi quartieri satellite. A prescindere dalla bontà dell’idea, questa cosa andava discussa, come è sempre successo in tutti i terremoti».
Cosa vedremmo se andassimo adesso a L’Aquila?
«Non vedi niente. Noi l’abbiamo seguita mese dopo mese. Non c’è neanche il piano sul quale si può ricominciare a fare la ricostruzione del centro storico. Per mesi non abbiamo visto neanche le impalcature fuori dal centro storico. Abbiamo mantenuto le persone per tutto l’inverno negli alberghi della costa, che ci sono costati una fortuna, perché entro settembre quei lavori che si potevano fare non erano stati fatti. L’unico cantiere sul quale si è andati velocissimi sono state le case di Berlusconi».
Perché si chiamano le case di Berlusconi?
«Beh, le consegna lui… roba da Istituto Luce. Se tu vai in bianco e nero e ci metti il nostro antico dittatore non è che cambia un granché. Arriva lui, con tutte le telecamere addosso e dice “vi regalo la casa”, la apre con le chiavi, scrive il bigliettino… lui, sulla costruzione delle case, si è giocato il consenso dl governo del fare, che è durato un anno, badi bene. Quando l’anno dopo c’è stato l’anniversario del terremoto, Berlusconi non c’è andato. Così si è risparmiato i fischi del popolo delle carriole che nel frattempo era riuscito a squarciare il velo che si era creato attorno alla città dell’Aquila».
Passiamo ad un altro argomento oggetto di una recente inchiesta, il nucleare pulito. Che ne è emerso?
«Soprattutto l’esperienza dei paesi che vivono da cinquant’anni con il nucleare dimostra che ci sono un sacco di problemi irrisolti che si porta dietro al produzione di questa energia: il problema delle scorie, il problema dell’inquinamento radioattivo dei vari siti dove queste scorie devono arrivare.
Una centrale nucleare non smette mai di costare anche quando decidi di chiuderla, come dimostrano le quattro centrali che abbiamo ancora».
Ci sono centrali nuove?
«Quelle che Berlusconi vuol far fare, le EPR, sono dei prototipi che non hanno ancora dimostrato la loro efficacia. È notizia della scorsa settimana che EDF, il partner di Areva, ha deciso di non produrle più, talmente sono problematiche Quindi ci stiamo comprando un pacco, da un certo punto di vista».
Ma fonti alternative esistono?
«I tedeschi, una grande nazione più industrializzata della nostra, puntano sulle fonti di energia rinnovabili. Puntano anche al risparmio energetico, e dove lo fanno ottengono anche dei risultati straordinari. Un nuovo patto fra consumatori, produttori di energia e politica si potrebbe fare. Sono cose che non richiedono cinquant’anni di investimenti e i cui risultati si vedono anche abbastanza presto»
L’Italia può avere dei vantaggi dal risparmio energetico, rispetto ad altri paesi?
«I tedeschi stanno per arrivare al 2020 con la riduzione del 20% dell’emissione di Co2 come ci ha chiesto l’Europa, noi invece siamo ancora molto indietro. E consideri che l’Italia ha ciò che i tedeschi non hanno. Abbiamo i fiumi e i laghi; molta dell’energia è già pulita perché viene dalle dighe: abbiamo le montagne e i tedeschi ne hanno di meno; abbiamo un irradiamento solare che è il doppio della Germania, abbiamo centinaia di migliaia di kilometri di coste…. »
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