Crollo di Albizzate, patteggia 1 anno e 10 mesi il proprietario dell’edificio
Nel giugno del 2020 un cornicione dell'edificio crollò a causa di un difetto strutturale, causando tre vittime (mamma e due figli). L'imprenditore ha patteggiato una condanna a 1 anno e 10 mesi
È stato ratificato questa mattina (giovedì) dal giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Busto Arsizio, Piera Bossi, il patteggiamento a 1 anno e 10 mesi per Antonino Colombo, l’imprenditore proprietario del capannone crollato ad Albizzate il 24 giugno del 2020 e nel quale morirono una mamma e due dei tre bambini che erano con lei (Fouzia Taoufiq di 38 anni, e dei figli Soulaymane, 5 anni, e Yaoucut di soli 12 mesi).
Dalle indagini, condotte dal sostituto procuratore Nadia Calcaterra, emersero una serie di irregolarità nella costruzione e nella successiva manutenzione dell’edificio in via Marconi che ospitava diverse attività commerciali.
Il giudice, una volta che è stato raggiunto l’accordo sui risarcimenti alle parti civili (tra le quali il marito della donna e l’unico figlio sopravvissuto), ha dato il via libera all’accordo tra la Procura e il legale dell’imprenditore, Luca Abbiati. Andrà a dibattimento, invece, l’altro imputato del procedimento e cioè l’ingegner Cesare Gallazzi, oggi 96enne e difeso dall’avvocato Cesare Cicorella. Per lui l’accusa è di crollo e omicidio colposo.
La versione della difesa: «L’ingegner Cesare Gallazzi è assolutamente estraneo al crollo che ha provocato la morte di persone innocenti. Non ha avuto alcuna ingerenza nella progettazione e realizzazione degli interventi tecnici concernenti le opere in cemento armato. Il progettista e direttore dei lavori era altro professionista. L’ing. Cesare Gallazzi è subentrato a tale professionista solo a giugno 1993 quando le opere in cemento armato erano già state realizzate. Solo da questo momento in poi ha svolto la funzione di direttore dei lavori. Dalla documentazione agli atti si deriva che la dichiarazione che gli viene attribuita nel ’91, allorquando non aveva alcun ruolo tecnico, non è relativa all’assenza di opere in cemento armato. Analogamente è a dirsi di successivi interventi dichiarativi assolutamente corretti. L’ingegner Cesare Gallazzi ha agito con diligenza e competenza. La sua estraneità al disastro sarà certamente dimostrata nel processo al quale con serenità si sottopone».
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